Se s > 1 la funzione zeta si esprime nella seguente maniera:
Una serie infinita, però, può definire soltanto parte di una funzione o, per metterla in termini matematici corretti, una serie infinita può definire una funzione solo su parte del suo dominio. Il resto della funzione potrebbe rimanere nascosto da qualche parte, in attesa di essere scoperto per mezzo di qualche trucco.
La funzione zeta è definita anche per valori minori di 1. In effetti ha un valore per ogni numero con l'unica eccezione di x — 1.
Si può rappresentare graficamente la funzione zeta in maniera frammentaria. Le seguenti figure mostrano i valori di per alcuni valori a sinistra di s=1.
Per i fattori di scala, «m» significa «milioni», «tr» significa «trilioni», «mtr» significa «milioni di trilioni», e «Mtr» significa «miliardi di trilioni».
In breve, quando s è appena minore di 1, il valore della funzione è molto grande ma negativo: come se, attraversando la linea s=1 verso ovest, il valore passasse improvvisamente da infinito a meno infinito. Se continuate a spostarvi verso ovest, ovvero avvicinando sempre più s a zero, la crescita rallenta in maniera drammatica. Quando s è zero, è — 1/2. Per s = — 2, la curva attraversa l'asse s, e quindi vale zero. Dopo, la curva (stiamo ancora andando verso ovest) sale leggermente (in realtà fino a 0,009159890...) prima di girare verso il basso e attraversare di nuovo l'asse a s = — 4. Il grafico arriva in un modesto avvallamento (—0,003986441...) prima di aumentare di nuovo e attraversare l'asse a s = — 6. Un altro picco basso (0,004194), una diminuzione fino ad attraversare l'asse a s = - 8, un avvallamento un po' più profondo (— 0,007850880...), l'attraversamento dell'asse a —10, poi un picco davvero notevole (0,022730748...), l'attraversamento dell'asse a s = — 12, un profondo avvallamento ( — 0,093717308...), l'attraversamento dell'asse a s = — 14 e così via.
La funzione zeta vale zero per ogni numero pari negativo e ora i picchi e gli avvallamenti successivi diventano prsto sempre più e più pronunciati mentre si procede verso ovest. L'ultimo avvallamento che mostro, per s = -49,587622654..., ha una profondità di circa 305507128402512980000000. Potete comprendere la difficoltà di rappresentare graficamente la funzione zeta in un unico disegno.
Fin'ora abbiamo considerato s come variabile semplice (con la sola parte reale), in realtà s è una variabile complessa, cioè dotata di una parte reale e di una parte immaginaria e si muove sul piano complesso degli argomenti della funzione zeta.
La funzione zeta trasforma l'argomento s, nei valori complessi che stanno su un nuovo piano complesso chiamato il piano dei valori.
Nella figura sono contrassegnati tutti gli argomenti che danno un valore della funzione reale puro o immaginario puro. Verrà contrassegnato un argomento che dà valore 2 o —2, oppure 2i o —2i; un punto che da un valore 3 — 7i non sarà contrassegnato. Per dirlo in altre parole, saranno segnati tutti quei punti che zeta manda sulla retta reale o sulla retta immaginaria. E, del resto, poiché la retta reale e la retta immaginaria s'intersecano allo zero, gli argomenti in cui queste rette si intersecano, saranno zeri della funzione zeta. In questo modo, posso ottenere una rappresentazione della funzione zeta.
La funzione zeta manda il punto 1/2 + 14,134725z del piano degli argomenti nel punto 0 del piano dei valori.
La seguente figura mostra una gruppo di zeri intorno a 1/2+100i. Noterete che sono ammucchiati insieme più strettamente rispetto a quelli della figura precedente. In effetti la spaziatura media fra gli otto zeri indicati qui è 2,096673119... Per i cinque zeri mostrati nella figura precedente la distanza media era 4,7000841... Dunque qui intorno a 100; sull'asse immaginario, gli zeri hanno una densità più che doppia rispetto all'intorno di 20i.
Se estendo la figura precedente a sud lungo l'asse reale, le linee saranno speculari rispetto all'immagine a nord. L'unica differenza è che mentre i numeri reali che ho indicato nella figura precedente sono proprio gli stessi a sud come a nord, i numeri immaginari hanno segno invertito.
La conseguenza importante è che se a + bi è uno zero della funzione zeta, allora lo è anche a — bi.
Supponiamo adesso di volerci muovere verso nord a partire dall'argomento 1/2. Quale sarà il l'aspetto del valore della funzione zeta? La seguente figura ve lo mostra.
Il percorso inizia con s = 1/2 che vale -1,4603545088095... Poi compie una specie di semicerchio in senso antiorario sotto il punto zero, quindi gira e fa un anello in senso orario intorno a 1. Si dirige verso lo zero e lo oltrepassa (vale a dire il primo zero: l' argomento ha appena oltrepassato 1/2 + 14,134725i). Allora continua a percorrere cammini circolari in senso orario, attraversando il punto zero molto spesso, ogni volta che nel piano degli argomenti si passa su uno zero della funzione zeta.
L'ipotesi di Riemann
Tutti gli zeri non banali della funzione zeta hanno parte reale 1/2
Purtroppo tutti quei numeri pari negativi sono zeri banali. Dove sono quelli non banali? Sono sul piano complesso.
Nel 1900 erano note, con certezza matematica, le seguenti proprietà circa la posizione (la posizione sul piano complesso, voglio dire) degli zeri non banali.
- Ne esiste un'infinità, tutti con parte reale compresa tra O e 1 (esclusi). Servendosi del piano complesso per visualizzare il concetto i matematici affermano che è noto che tutti gli zeri non banali si trovano nella strìscia critica. L'ipotesi di Riemann fa un'affermazione molto più forte, ovvero che giacciono tutti sulla retta con parte reale pari a un mezzo, ovvero sulla retta critica. «Striscia critica» e «retta critica» sono espressioni tecniche comuni quando si discute dell'ipotesi di Riemann.
- Gli zeri si presentano in coppie coniugate. Ovvero, se a + bi è uno zero, allora lo è pure a — bi. In altre parole, se z è uno zero,
lo è pure il suo complesso coniugato. In parole ancora diverse, se c'è uno zero sopra la retta reale, la sua immagine speculare al di sotto della retta reale è anche uno zero (e, naturalmente, viceversa).
Le prime informazioni concrete sugli zeri furono fornite dal matematico danese Jorgen Gram. Matematico dilettante senza alcun incarico universitario - era funzionario in una compagnia di assicurazioni - sembra che Gram avesse scarabocchiato per qualche anno metodi per calcolare davvero la posizione degli zeri non banali (questo accadeva ben prima dell'era del computer, naturalmente). Nel 1903, dopo aver messo a punto un metodo abbastanza efficace, pubblicò un elenco dei «primi» quindici zeri non banali, quelli prossimi e sopra alla retta reale. Gli zeri di Gram sono indicati nella seguente figura come punti lungo la retta critica. Il suo elenco, che conteneva alcune lievi imprecisioni nelle cifre all'estrema destra, comincia così:
1/2 + 14,134725i, 1/2 + 21,022040i,1/2 + 25,010856i...
Ognuno di questi numeri, come potete vedere, ha parte reale un mezzo. (E l'esistenza, naturalmente, implica un coniugato sotto l'asse reale: 1/2 — 14,134725i, e così via.) Dì conseguenza, più questi zeri si allontanano più confermano la verità dell'ipotesi di Riemann. Naturalmente però non vanno molto lontano. Sì sapeva che il numero di zeri era infinito, cosa implicita nel saggio di Riemann del 1859. Hanno tutti parte reale un mezzo? Riemann era di questa opinione. Quella era la sua ipotesi forte. A questo punto, tuttavia, nessuno ne aveva la minima idea.
Quando comparve l'elenco di Gram, i matematici dovettero contemplarlo con timore reverenziale. Il segreto della distribuzione dei numeri primi, che aveva catturato l'attenzione dei matematici fin dai giorni del leggendario Gauss, era incastonato in qualche maniera in questa sequenza di numeri: 1/2 + 14,134725i, 1/2 + 21,022040i, 1/2 + 25,010856i... Ma in quale maniera? Le parti reali di quei numeri erano certamente un mezzo, come Riemann aveva ipotizzato; ma le parti immaginarie non mostravano alcun ordine o schema regolare apparente.
Le ricerche in questa direzione sono continuate fino ai nostri giorni. Al congresso sull'ipotesi di Riemann tenutosi a Seattle del 1996, Andrew Odlyzko ha esposto la storia come riassunta nella seguente tabella
Van de Lune è riuscito a condurre le sue ricerche fino a trovare 5 miliardi di zeri alla fine del 2000 e 10 miliardi a ottobre del 2001. Nel frattempo, nel mese di agosto 2001, Sebastian Wedeniwski, usando il tempo di inattività di 550 personal computer dei laboratori di ricerca tedeschi della IBM, ha dato avvio a un progetto per proseguire oltre i calcoli. L'ultimo risultato comunicato da Wedeniwski porta la data del 1° agosto 2002, e segnala che il numero di zeri non banali con parte reale un mezzo è ora giunto a 100 miliardi.
(Tratto da "L'ossessione dei numeri primi - John Derbyshire - Bollati Boringhieri 2002)