Pastorale e "nuovi media"

Web-Chiesa e net-society
di Alberto Laggia
       

    Quello di Internet è un fenomeno in travolgente espansione, che non può non toccare la comunità cristiana. Un numero sempre maggiore di parrocchie italiane oggi ha la sua pagina web. E i siti cattolici, di varia qualità, si moltiplicano. Ma è solo una moda o si tratta di un settore realmente "strategico" per una nuova presenza cristiana? E come cambia la pastorale con la telematica? Ad Assisi la Conferenza episcopale italiana ha da poco concluso un seminario – il primo nel suo genere – per affrontare il tema della Chiesa in rete. Ne è emerso un quadro sorprendente.

Nell’home page campeggia la facciata della chiesa, quindi le foto dei gruppi parrocchiali, gli articoli del bollettino della comunità, gli orari delle funzioni e la descrizione delle attività catechistiche. Alla fine la e-mail per comunicare col parroco. Così la parrocchia naviga in Internet.

Basta cliccare su uno dei 470 siti parrocchiali censiti, ad oggi, da Francesco Diani, curatore di http://www.siticattolici.it/, e quasi sempre ti troverai di fronte a una pagina Web con queste caratteristiche. È solo una piccola parte dell’eterogenea presenza cattolica italiana nel cyberspazio, calcolata a marzo, in oltre 2.600 siti "ecclesiali" istituzionali e non. E se poi apriamo l’orizzonte all’intero mondo Web scopriamo che la presenza religiosa è davvero enorme: digitando la parola "Dio" in una ricerca con Netscape si trovano 600 mila risposte.

Certamente quelle "virtuali" rappresentano appena il 2 per cento delle 25 mila parrocchie italiane reali ma, se sono precisi i dati di Diani, e cioè che ogni sei mesi la presenza cattolica nazionale nel Web raddoppia, si può certo parlare anche nel nostro Paese di un fenomeno in travolgente espansione che non può, quindi, non interrogare gli operatori della pastorale. Ma perché una comunità cristiana sente l’esigenza di stare in rete? E cos’ha a che fare Internet con la pastorale? È vero, in altri termini, quello che sostiene l’allievo più illustre di Marshall McLuhan, Derrick De Kerkhove, che «la rete ci dà la possibilità di una rigenerazione della comunicazione pastorale»?

«Aprire un sito parrocchiale ha, anzitutto, una ragione interna: spinge a ripensare l’immagine della comunità e crea un impegno attorno all’obiettivo comune di presentare nel modo più vero la parrocchia», afferma Diani. «Una volta si usava il cartellone o le diapositive. Perché non usare Internet, oggi? Le sue opportunità sono davvero disparate. Un esempio: pensiamo alla possibilità di rinforzare on line i legami tra una parrocchia e chi vive lontano da essa. Molti siti parrocchiali dell’Italia del Sud servono a far sentire più vicini i parrocchiani sparsi nel mondo. Credo meno, invece, all’utilità esterna di un sito parrocchiale: perché mai dovrei andare a visitare i siti di altre comunità se non presentano esperienze particolari? Se una comunità non è vitale al suo interno, la sua pagina Web sarà una semplice cartolina e nulla di più».

Molti di questi siti, in effetti, sono pure illustrazioni in rete, destinate a una navigazione di piccolo cabotaggio. Infatti se andiamo a verificare i contatti, cioè il numero dei visitatori, scopriamo che mediamente sono poche decine, e che l’aggiornamento è saltuario. Al recente convegno "www.Chiesa in rete", organizzato ad Assisi dall’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali (ne parla anche Giorgio Banaudi in "La fede in Internet"), il primo seminario in assoluto promosso dalla Cei su Internet e pastorale, suor Angela Ann Zukowski – docente al Center Religious Telecommunications dell’Università di Dayton (Usa), religiosa marianista e grande apostola del Web cattolico negli Stati Uniti – ha sentenziato: «Un sito che non s’aggiorna ogni giorno è un sito morto». "Fossile", come preferisce definirlo Diani. «La realtà dei fatti ci mostra», continua suor Angela, «che la Chiesa non è ancora pronta ad affrontare i suoi compiti nel cyberspazio. Molti siti cattolici mancano, appunto, di vita. Non offrono interattività, né si rinnovano spesso. Si limitano a fare "via Internet" quello che per anni hanno fatto attraverso la stampa, senza riflettere sul potenziale del mezzo».

Ma tra le realtà parrocchiali c’è anche chi ha colto tali potenzialità e ha creato siti attraenti, capaci di "evangelizzare", o comunque di aprire rapporti con i lontani. È il caso, ad esempio, di cinque comunità parrocchiali di Riccione, Miramare e Misano, che insieme hanno creato http://www.puntogiovane.org/, un singolare sito che ad oggi ha raggiunto 4 mila contatti. Un’esperienza pastorale nata dall’idea di creare "un oratorio fuori dall’ombra del campanile", gestito da giovani laici e da un sacerdote, don Franco Mastrolonardo. Il sito s’innesta in un avviato lavoro d’animazione giovanile che comprende un "telefono amico", un giornale, gruppi artistici, un doposcuola e un’esperienza di convivenza spirituale.

«Che hanno fatto gli animatori di "Puntogiovane"? Hanno guardato cosa fanno i giovani in genere con Internet. E hanno scoperto che amano chattare, cioè cercare piazze virtuali dove parlare tra loro, liberamente. Da qui l’idea di aprire una "chat amica" parrocchiale e di partecipare alle altre per incontrarsi con i loro coetanei. E i giovani rispondono», spiega don Franco. È la riprova che Internet se non serve a far risuscitare comunità reali fantasma, può potenziare, però, comunità vive. Come la parrocchia di San Luca di Vallongo (Torino) che ha costruito un sito (www.parrocchie.org/vallongo) in cui si può perfino prenotare un tavolo nella pizzeria parrocchiale, o informarsi se c’è posto nelle strutture di prima accoglienza del "Pronto soccorso sociale" sempre gestito dalla comunità. Cliccando sul sito della parrocchia di Sant’Antonino di Treviso, invece, gran parte delle pagine non riguardano affatto la comunità: ma vi si trovano serie di link "laici" per "riavvicinarsi alla politica", di hobby e sport, siti per bambini, per trovare lavoro, per acquistare libri in rete, per conoscere il mondo del volontariato italiano. «Evangelizziamo? Non lo so. È comunque un modo per far uscire "virtualmente" di sera i miei coetanei e per far sentire la voce della parrocchia su argomenti sociali rilevanti. Una testimonianza che Internet non serve solo per l’e-commerce ma anche per parlare di solidarietà», dice Francesco Vian, venticinquenne curatore del sito.

Sono pochissimi, comunque, i siti parrocchiali che offrono, oltre alle informazioni sulla comunità, anche materiali a uso pastorale o possibilità di vera interazione come chat o newsgroup. «E invece l’importanza pastorale di Internet sta proprio in una delle sue prerogative: l’interattività», osserva Andrea Buoso, curatore di http://www.genteveneta.it/, il sito Web del settimanale diocesano di Venezia. «Ciò, ed è il suo difetto, accade in un luogo virtuale, perché non ci si vede e non ci si tocca. Di positivo la rete ha la capacità di attivare canali di comunicazione che spesso nella nostra vita frenetica si sono persi. Per questo abbiamo lanciato dibattiti attraverso forum tematici: accanto a settimanale e radio – che comunicano unidirezionalmente – crediamo necessario attivare una comunicazione biunivoca, paritaria, che la rete sa suscitare per la sua natura non gerarchica».

D’altra parte, secondo Mirella Camera, giornalista e curatrice del sito "Reteblu", pensato appositamente per le comunità cristiane, «visitando un po’ tutti i siti cattolici, si respira troppo spesso un clima chiuso, clericale, tutto rivolto ad intra. C’è molto velleitarismo e poca fantasia. Manca soprattutto la capacità di avvicinare ciò che sta al di fuori della Chiesa e di informarne il laico».

In effetti, in rete è più facile trovare la comunità che inserisce nelle sue pagine Web un sunto della fede cristiana, con tanto di elenco di doni dello Spirito, virtù teologali e opere di misericordia spirituali e corporali, magari anche con la versione in inglese, che notizie sui vari settori dell’impegno civile, o forum su temi d’attualità. Comunque, al di là di esperienze frutto di piccoli gruppi parrocchiali, nati dalla passione per i nuovi media e che, necessariamente, hanno i limiti dell’artigianato, esistono in rete anche strumenti più sofisticati, utilissimi per la pastorale, la catechesi o la spiritualità. "Siticattolici" ne enumera almeno 136, a cui si devono aggiungere 36 tra mailing list, chat line e newsgroup cattolici.

«Sembra ormai superata la stagione delle iniziative sporadiche ed eroiche fatte a titolo personale», ha detto ad Assisi il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, don Claudio Giuliodori. «È giunto il momento che la Chiesa in quanto tale, come comunità di credenti che ha qualcosa di importante da dire e da testimoniare, entri in rete per costruire una trama di relazioni in grado d’intercettare l’uomo odierno. Non so se Gesù pensava a Internet quando disse ai discepoli sfiduciati di gettare le reti», ha aggiunto Giuliodori, parafrasando l’invito di De Kerkhove di "e-vangelizzare" la rete, «ma è certo che oggi come allora si tratta di non tradire la sua Parola, che ci invita a cercare l’uomo là dove esso si trova e non c’è dubbio che molti si trovano nella rete telematica». Considerazione chiarissima. Ma a quando la creazione di percorsi comuni di formazione per i nuovi evangelizzatori del cyberspazio?

Alberto Laggia
    

La nostra "top ten" dei siti ecclesiali

Orientarsi nel mare magnum del Web "cattolico" è un’impresa, anche per gli appassionati. Jesus ha provato a stilare una classifica (provvisoria e del tutto personale) dei siti ecclesiali più interessanti. Tra le banche dati on line utili per la pastorale e la spiritualità si distingue per completezza e facilità di ricerca http://www.qumran.net/ di Andrea Ros e don Giovanni Benvenuto. Il sito più originale tra quelli parrocchiali è http://www.minteressi.it/ costruito dalla parrocchia di Quartiano (diocesi di Lodi) e rivolto soprattutto ai giovani. Il più internazionale è quello della piccola parrocchia abbaziale di Santa Maria Maggiore di Ferentino (Frosinone) http://www.st-mariamaggiore.org/. tradotto in nove lingue, tra cui russo, polacco e ungherese. Il migliore per la pastorale dei gruppi giovanili è web.tiscalinet.it/animatamente. Il sito più interessante, anche graficamente, tra quelli delle diocesi italiane è quello di Milano www.diocesi.milano.it/800. Tra i settimanali diocesani on line (pochi) il più curato e interattivo è quello della diocesi di Venezia http://www.genteveneta.it/. Il sito più aperto e informato per tematiche di impegno civile è "Reteblu", il sito "di servizio per le comunità cristiane" aperto da Mirella Camera utenti.quipo.it/reteblu. Il più prezioso per informazioni sul Terzo mondo è l’agenzia giornalistica missionaria www.misna.org.

 

STEFANO MARTELLI

La rete? Alibi virtuale

«Solo in una società debole, i media diventano potenti»: per questo, secondo il sociologo Stefano Martelli, professore all’Università di Napoli, la Chiesa di fronte ai new media e Internet non può essere né "apocalittica" né acriticamente "integrata".

  • L’evangelizzare è un atto interpersonale. Si può evangelizzare attraverso un medium come Internet?

«Di sicuro è un mezzo utile: grazie ad esso si contattano persone lontanissime. Ma si tratta di rapporti gracili, estemporanei. Ciò non significa che non si debba entrare in rete. Anzi è bene che già esistano cristiani che si fanno carico di un apostolato – per così dire – telematico. Ricordandosi, però, che dovrà seguire un contatto face to face. Insomma: dietro a comunità virtuali devono esistere aggregazioni reali. Non basta aprire una chat se poi non ci sta nessuno a rispondere. Si richiede ancora una volta la testimonianza».

  • È quindi anche un problema di formazione degli operatori?

«Per fare pastorale in questo settore nelle comunità occorrono anzitutto risorse umane. Immagino questi operatori come i nuovi "gesuiti" che nella "riforma cattolica" all’interno del Web potranno sostenere un tale impegno. Lo sviluppo della rete farà sorgere aggregazioni spontanee di laici, religiosi e sacerdoti che formeranno équipe miste per portare il messaggio evangelico in Internet».

  • Ma siamo già preparati a uno scenario del genere?

«No, almeno finché nei seminari si formeranno i sacerdoti ancora soltanto sui libri, incapaci di gestire una nuova cultura di tal fatta. A maggior ragione bisognerà dare spazio ai laici».

a.l.

    

DON FRANCO MAZZA

Una sfida che ci cambia

«La comunità ecclesiale non può rimanere spettatrice di fronte allo sviluppo impetuoso delle reti informatiche e alla nuova cultura da esse portata». Ne è convinto don Franco Mazza, vicedirettore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e responsabile del servizio informatico.

  • Solo tre anni fa sarebbe stato impensabile un convegno nazionale della Cei su Internet...

«Era forse difficile prevedere il boom dei nuovi media e l’incidenza che ciò avrebbe potuto avere sulla pastorale. Ora, dopo un ritardo iniziale, cerchiamo di stare on time, come si dice, al passo con un mondo che corre velocemente verso la comunicazione globale e interattiva».

  • La rete cosa insegna ai pastori?

«A non restare fermi. I new media ci obbligano a ripensare cosa sia una parrocchia. La rete ci dice che stiamo vivendo un tempo di sinergia, di interattività che favorisce la partecipazione. Non è forse lo stile che dovrebbe contraddistinguere la comunità cristiana?».

  • Quale messaggio ai parroci?

«Che non abbiano paura di aprire le porte a questa nuova cultura. Molti sacerdoti, usando la radio, hanno creato "parrocchie via etere", che però non hanno certo soppiantato quelle tradizionali. È importante, perciò, essere presenti "nella rete". Ben sapendo, comunque, che Internet non è tutto».

a.l.

   

Che il cyberspazio sia la nuova frontiera del Vangelo lo dicono anche i numeri: Yahoo! lista più di 17.000 siti dedicati alla religione e alla spiritualità. Per la parola "cattolico" dà 15 diverse categorie con più di 3.700 siti. Catholic-usa.com contiene quasi 3.900 link cattolici attivi. Ricercando la parola "God" nel motore di ricerca AltaVista compaiono 4.281.000 pagine Web; 1.800.000 pagine, invece, con la parola "Christ".

"Www.Chiesa in rete. Nuove tecnologie e pastorale", il seminario organizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali (servizio informatico) della Conferenza episcopale italiana e svoltosi ad Assisi dal 9 all’11 marzo, è stato il primo convegno su Internet e pastorale promosso dalla Cei. Ai lavori hanno partecipato oltre 400 convegnisti. Il rapporto tra Internet e le prospettive pastorali è stato affrontato con un approccio culturale e teologico. Tre sessioni parallele sono state, invece, dedicate all’amministrazione diocesana, ai beni culturali e ai laboratori di pastorale virtuale.

Intervenendo al Convegno Cei, Derrick De Kerkhove ha spiegato: «Parlo di "e-vangelizzazione" nello stesso modo in cui si parla di e-commerce o di e-business. L’evangelizzazione tradizionale è basata sul contatto diretto. Dobbiamo ricorrere a entrambe. Bisogna anche pensare a una nuova strategia, sforzarsi di raggiungere a tutti i costi non tanto la massa, quanto le singole persone».

Tra i siti di taglio apologetico, certamente il più "cliccato" è http://www.totustuus.org/ che ambiziosamente si propone di «favorire la lettura della Sacra Scrittura, la diffusione degli esercizi ignaziani, lo studio e la diffusione della dottrina sociale della Chiesa, l’annuncio del Vangelo per la vita». E lo fa proponendo i testi integrali del Magistero, le opere dei padri della Chiesa o inserendo nel menù i classici cristiani, la biografia dei martiri del XX secolo, o ancora link sui siti tomistici in inglese e perfino in olandese, fino a suggerire le formule di esorcismi. Il tutto è curato da don Alfredo Morselli, sacerdote nella piccola comunità di San Lorenzo e Santa Assunta in Casette di Massa.

La bibliografia su Internet è ormai sterminata. Segnaliamo, come utile "manuale per l’uso della rete", Internet 2000 (Laterza); semplice e accattivante è anche Internet. L’informazione senza frontiere (Paoline). Infine una guida pratica per servirsi nel modo migliore degli strumenti della comunicazione sociale è Parrocchia.Net (Elledici).

   

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