IL MINISTERO DELL'ANIMAZIONE PASTORALE

Domande & Risposte

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  Non sarebbe bene che gli animatori affidassero ad altri alcuni ministeri
  pastorali per dedicarsi solo a quello di governo?
  
  Come si pratica il carisma del discernimento?
  E' giusto negare l'effusione?
  Può una suora o un prete far parte del Pastorale senza aver ricevuto la preghiera di 
 
effusione?
  Cosa fare quando non si riconosce l'autorità e la carismaticità del Pastorale di
  servizio?
  Perchè nessuno può partecipare alle riunioni del Pastorale?

Natura e finalità del Ministero

Come spiega p. Mario Panciera nel cap. V del volume Servi dello Spirito, relativo all'Autorità nel RnS (p. 99), l'uso della parola "pastoralità" comporta degli equivoci che vanno continuamente chiariti.
Essi riguardano i motivi di questo uso ed il significato che intendiamo attribuire a tale parola.
1 termini pastoralità, gruppo pastorale, animazione pastorale indicano una prassi più che una qualifica.
La qualifica di pastori, infatti, spetta, nella Chiesa, a coloro che Gesù Cristo ha costituito come tali: gli Apostoli e i loro successori, cioè i vescovi e i presbiteri.
Ad essa corrisponde un ufficio (o ministero) ben preciso: quello appunto di essere pastori della Chiesa, sul modello di Gesù, il "pastore e guardiano delle nostre anime" (1 Pt 2,25).

"Gli Apostoli e i loro successori hanno ricevuto da Cristo l'ufficio di insegnare, santificare, reggere in suo nome e con la sua autorità" (cfr. CCC n. 873).

"Aiutati dai presbiteri, loro cooperatori, e dai diaconi, i vescovi hanno l'ufficio di insegnare autenticamente la fede, di celebrare il culto divino, soprattutto l'Eucaristia, e di guidare la loro Chiesa da veri pastori. t inerente al loro ufficio anche la sollecitudine per tutte le Chiese, con il Papa e sotto di lui" (CCC n. 939).

La vera pastoralità, dunque, nella Chiesa è sacramentale e gerarchica. Essa viene trasmessa attraverso il sacramento dell'ordine, che viene conferito in pienezza con la consacrazione episcopale:

', ... con l'imposizione delle mani e con le parole della consacrazione la grazia dello Spirito Santo viene conferita e viene impresso un sacro carattere, in maniera che i vescovi, in modo eminente e visibile, sostengono le parti dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscono in sua persona.

Perciò i vescovi, per virtù dello Spirito Santo, che loro è stato dato,sono divenuti i veri e autentici maestri della fede, i pontefici e i pastori" (CCC n. 15 5 8).

Accanto al ministero ordinato, esistono però anche altri ministeri (istituiti o di fatto) che operano per l'edificazione del corpo ecclesiale o per il bene spirituale dei singoli in comunione con i Pastori.

E' il caso delle comunità ecclesiali di base (cfr. Cfl, nn. 26 e 6 1) oppure delle Associazioni e Movimenti (cfr. il discorso rivolto (la Giovanni Paolo Il "Ai movimenti ecclesiali" durante il Il Congresso Internazionale svoltosi a Roma nel marzo 1987 - riportato da Panciera p. Mario nell'op. cit. a p. 99).

"E opinione generale che anche in questo caso si può parlare di pastoralità, sia pure in senso analogo rispetto a quella dei Pastori ordinati" (ibid.).

Con questo termine allora intendiamo indicare "un modo di agire globale che, a sua volta, si scompone in una molteplicità di interventi" (idem, p. 100).

In che cosa consiste questo ministero?

  1. L'esperienza di Dio fatta dal popolo è sempre accompagnata dalla presenza di un pastore: - Mosè;
    -Gesù: il Buon Pastore (Gv 10, 1 ss).

2. A questo ministero appartiene la funzione di presidenza, di governo e di guida dei gruppi.

3. Essa differisce radicalmente dal ministero gerarchico della Chiesa e mai si sovrappone ad esso.

4. Si basa sul diritto che hanno le aggregazioni ecclesiali, a norma del can. 309 del Codice di Diritto Canonico, di emanare norme e di darsi forme di governo più o meno articolate, corrispondenti al proprio fine.

5. E' un servizio di natura essenzialmente carismatica, che promana dal sacerdozio comune.

6. L' autorità che l'accompagna è di natura carismatica, cioè l'autorità che un fratello esercita in forza dei doni e dei carismi che lo Spirito gli ha donato per il bene della comunità.

7. Esso comporta la responsabilità di "aniinare, suscitare, stimolare, coordinare, guidare i gruppi e i fratelli nei gruppi, secondo la natura e i fini del RnS"

Compiti dell' Animatore Pastorale

Gli animatori sono chiamati, per analogia con Gesù Buon Pastore, pastori ed esercitano una funzione pastorale il cui compito essenziale consiste nel portare il gruppo a diventare:
Corpo di Cristo animato e guidato dallo Spirito per un servizio all'uomo.

Essi devono cioè suscitare, risvegliare, promuovere atteggiamenti di apertura verso il Signore scoperto e incontrato nella potenza dello Spirito e quindi verso gli altri fratelli e ogni altro uomo.

Essi operano a tre livelli: di gruppo, regionale, nazionale.

Inoltre collaborano fra loro secondo il principio di sussidiarietà. Questo significa che:

Ciascun organismo, inoltre, indica un fratello a cui viene affidata una funzione di coordinamento e di rappresentanza presso gli altri organismi del RnS e presso la Chiesa. A tale fratello viene dato il nome di coordinatore.

Difficoltà che si incontrano in questo servizio:

Le difficoltà sono molte e diverse e derivano generalmente: dalla condizione psicologica e spirituale delle persone; dall'ambiente socio-culturale da cui esse provengono; dalle situazioni che stanno vivendo.

Tali condizioni non possono essere ignorate, ma occorre prestarvi attenzione perché Dio stesso ha sottomesso l'uomo a queste leggi.
Non tenerle in debito conto sarebbe pertanto un peccato di presunzione, sarebbe come pretendere di condurre a Dio senza rispettare e seguire le vie da lui stesso tracciate.

Qualità umane e spirituali delli'animatore:

Il carisma dell'animazione pastorale

San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, parla del dono del governo (cfr. 1 Cor 12,28).
Questo dono è il carisma di coloro che hanno la funzione di governare in una comunità.
I possessori di questo carisma si possono identificare nei vescovi e nei presbiteri, ma anche con delle persone a cui viene riconosciuto il dono di dirigere la comunità.

Nei nostri gruppi esso indica coloro che hanno il compito di gui re il gruppo: sacerdoti - religiosi - laici.

Il carisma di governo è in rapporto con altri carismi.

Questo carisma è indispensabile per i responsabili della comunità, in quanto sono obbligati a distinguere fra i veri e i falsi credenti, fra veri e falsi profeti.

Conoscenze che l'animatore deve possedere

Accanto alle conoscenze dottrinali fondamentali e a quelle relative al RnS, sono necessarie quelle conoscenze di base che permettono di servire i fratelli: - rispettando la loro personalità e i loro bisogni; - considerando le situazioni concrete e il loro ambiente di vita.

Ciò che occorre soprattutto sapere riguarda il cammino di crescita umana e spirituale: esso non è progressivo e lineare:
- vi sono periodi di crescita, di crisi, di assestamento;
- vi sono periodi in cui la persona tende a ripiegarsi su se stessa
        periodi "soggettivi") e altri in cui la persona è disposta ad aprirsi
        periodi "oggettivi").

In quanto "intermediario" o "ponte" fra Dio e i fratelli, l'animatore deve tenere conto di questa realtà per le conseguenze che essa comporta nell'animazione.

Errori da evitare: di dottrina e di prassi

Gli errori dottrinali sono:
        - sulla natura del RnS;
        - sulla natura della Chiesa;
        - sull'interpretazione della Parola.

Gli errori di prassi sono:
        - nell'esercizio dell'autorità;
        - di tipo pastorale: agitarsi, per esempio, per falsi problemi, ignorando quelli veri;
        - permettere e favorire certi difetti invece che combatterli (pettegolezzi, distorsioni, divisioni, maldicenze...).

Come superare gli errori

La strada è "semplice": occorre sviluppare una corretta coscienza ecclesiale e pastorale.
Per incominciare, è bene abituarsi a porsi alcune domande, per capire come comportarsi:

Oltre a questo, occorre sviluppare la disponibilità e l'abitudine ad interrogarsi nel Signore sull'esperienza che si fa nel gruppo, per distinguere ciò che è male da ciò che è bene, per combattere il primo e far crescere il secondo.
 

Da Animatore per un progetto di vita di Maria Nives Zaccaria - Edizione RnS

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La voce dei Ministri del Pastorale

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PUO' UNA SUORA 0 UN PRETE FAR PARTE DEL PASTORALE Di UN GRUPPO SENZA AVER RICEVUTO LA PREGHIERA Di EFFUSIONE ? 

Nel mio gruppo sono presenti alcuni religiosi e consacrati. Anche se non frequentano il Rns da molto tempo. e quindi non hanno ancora ricevuto la preghiera di effusione, cr3diamo sia bene che entrino a far parte del Pastorale: è giusto?

Una premessa essenziale è che la legge è fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge. Nel RnS ci sono regole, che però vanno adattate alle persone momento per momento e tenendo conto delle diverse situazioni. Non esistono quindi delle regole fisse a proposito della domanda posta; c'è piuttosto da chiedersi, se mai, perché la suora o il prete non abbiano ancora ricevuto la preghiera di effusione: se perché non la vogliano o perché non hanno avuto modo di frequentare lo specifico seminario di preparazione.

Nel primo caso, se cioè non hanno voluto riceverla,è ovvio che non possono e non devono far parte dei Pastorale: c'è una contraddizione nei termini che non può essere risolta.Se invece non hanno ancora avuto modo di frequentare il seminario, è bene aspettare che tale possibilità si verifichi, non perché chi ha ricevuto l'effusione diventi un super-cristiano, ma semplicemente perché il RnS ha delle caratteristiche proprie dalle quali non si può prescindere; certe realtà non si imparano sui libri ma bisogna farne esperienza diretta. Il seminario offre la possibilità di ricevere una formazione (non tanto dal punto di vista dottrinale, poiché generalmente un prete o una suora possono essere molto preparati in tal senso) grazie alla quale la persona capisce cos'è la preghiera di effusione e come "utilizzare" i carismi. Non si può dare per scontato che un consacrato o un religioso sappiano o abbiano sperimentato queste realtà.

     Come si può, allora, guidare un gruppo se non si è fatto esperienza della realtà  basilare del gruppo stesso, cioè l'effusione? Chi fa parte dei Pastorale, inoltre, deve aver fatto un certo cammino nel gruppo e deve aver manifestato dei carismi specifici (governo, discernimento, ecc.). Se questo non è ancora accaduto, non si è certo nelle condizioni ideali per porsi alla guida di un gruppo del RnS. Far parte dei Pastorale, del resto, non è una carica onorifica ma un servizio reso nell'umiltà e nella disponibilità. Si potrebbe presumere che il non volere o potere ricevere la preghiera di effusione e, contemporaneamente, voler far parte del Pastorale, sia piuttosto una forma di autogratificazione o altro.

Un'ultima riflessione va fatta sui problemi che potrebbero esserci nei confronti dell'Ordine, Congregazione, Istituto, o che altro, di cui il sacerdote o la suora facciano parte. Ci si può infatti domandare se essi non abbiano avuto modo di frequentare il seminario perché non avevano abbastanza tempo a disposizione o perché i propri superiori non erano d'accordo. Come potrebbero infatti dedicarsi ad un servizio che richiede comunque una disponibilità di tempo non indifferente? E come si può concepire di servire la Chiesa nel Pastorale"di un gruppo in disaccordo con i superiori dell'ordine di cui si fa parte?

Rivista Rinnovamento nello Spirito - Gennaio 1997   


COSA FARE QUANDO NON SI RICONOSCE L'AUTORITA’ E LA CARISMATICITA’ DEL "PASTORALE DI SERVIZIO"?

Il Pastorale di Servizio è istituito all'interno di un gruppo per seguire più da vicino i fratelli e per garantire maggior ordine. Mi chiedo come sia possibile conciliare l'autorità che essi rappresentano con le esigenze reali del gruppo; quali i comportamenti per evitare che il Pastorale diventi “sovrano”'? Che cosa garantisce che le decisioni prese dai pastori siano realmente secondo lo Spirito Santo e non frutto di decisioni umane? E' giusto mettere in discussione le scelte prese nonostante siano pochi fratelli a fare discernimento?  

 La definizione dei compiti del “ Pastorale di Servizio" di un gruppo di preghiera, così come è posta nella domanda, è troppo semplicistica. Lo Statuto, all’art. 7 § 2, specifica che "il 'Pastorale di Servizio” riconosce i membri che compongono il Gruppo in quanto  realizzano le condizioni previste dall'art. 4; discerne e guida il cammino spirituale e comunitario del Gruppo; favorisce l'esercizio dei carismi e la promozione dei “ministeri di fatto”; persegue, in armonica collaborazione con la propria Chiesa locale, le finalità espresse negli artt. 2 e 3 del presente Statuto”. Per i riferimenti agli articoli citali, rimandiamo direttamente allo Statuto. Secondo quanto appena espresso, il Pastorale è il cuore del gruppo; a tale organo è affidato il discernimento immediato, la cura dei fratelli e la responsabilità davanti ad essi e a Dio della loro salute spirituale. Similmente a quanto accade per la Chiesa istituzionale  che ha una gerarchia formata dal papa, i cardinali, i vescovi e i singoli sacerdoti anche il RnS ha al suo interno e a vari livelli degli organi di servizio che hanno la funzione di proporre, scegliere, attuare... nel discernimento spirituale per rispondere alla chiamata dei Signore attuando il carisma dei gruppo" (Regolamento, 3.2).

E’ dunque assurdo che vi siano divergenze tra le “esigenze reali del gruppo” e 'l'autorità che il Pastorale rappresenta; significherebbe infatti che stiamo parlando di un gruppo di preghiera che non si riconosce nello Statuto e quindi estraneo al Rinnovamento. Se è così, il problema è ben più grande delle domande formulate dal lettore, e meriterebbe una trattazione molto approfondita. In questa sede, supponiamo che si tratti solo della visione di alcuni che non riconoscono l’autorità e pretendono di fare un cammino che somiglia più all’anarchia che alla libertà dello Spirito

 Nella Chiesa, infatti, il carisma dell’autorità è sempre esistito e, essendo un carisma, è dato dallo Spirito Santo per l’utilità comune. Portando il discorso alle estreme conseguenze, ci si può rifare a Santa Caterina da Siena che affermava addirittura che, anche se satana dovesse sedersi sul trono di Pietro, bisognerebbe comunque dargli obbedienza. E’ un discorso difficile da accettare, e lo si può fare solo se si crede che le persone chiamate a svolgere un compito di pasturato sono state realmente scelte dallo Spirito o che, almeno , la loro scelta è soggetta comunque alla volontà di Dio

 Allora si smetterebbe di vedere i membri del Pastorale come dei tiranni, ma sarebbero semplicemente quelli che , secondo le indicazioni  dello Statuto, guidano il gruppo conformemente ai desideri di Dio. E, quindi, a garanzia della fondatezza delle loro decisioni, ci può essere solo lo Spirito Santo.

Mettere in discussione le loro decisioni significherebbe rifiutare la natura spirituale e ministeriale dei loro incarico e, rovesciando la domanda, nulla garantisce che quanti non riconoscono l'autorità dei Pastorale siano poi realmente in possesso della verità dello Spirito.Il Pastorale, poi, è sempre eletto "democraticamente" dai membri dei gruppi che, evidentemente, hanno riconosciuto nelle persone prescelte i carismi necessari' per portare avanti il loro incarico. Ciò implica che vi sia comunione tra i membri dei gruppo e quelli dei Pastorale, altrimenti è follia.

 Se è solo una persona a non ritrovarsi in questa comunione, si esclude da sola dal resto dei gruppo e non può avanzare pretese in nessun senso.
Non si può, tuttavia, escludere che un Pastorale si comporti in modo dittatoriale e secondo principi e desideri umani; può capitare anche che solo alcuni, nel gruppo, se ne rendano conto e si chiedano come comportarsi di fronte ad un simile problema. La risposta è, anche in questo caso, l0obbidienza, ma si deve tenere presente che esiste la possibilità di potersi rivolgere ad un organo superiore - come può essere il Comitato Regionale di Servizio - e chiedere un ulteriore discernimento ed eventualmente la dissociazione dal gruppo (cfr Regolamento, VI). Bisogna comunque avere in mano qualcosa di più di semplici supposizioni o differenze di vedute: a tale proposito, il Regolamento è molto chiaro e fornisce sia un elenco di motivazioni sufficienti a giustificare una tale decisione, sia la procedura da adottare nel caso (cfr. ibid, 4.20-4,22). sOPRatutto però, occorre essere pronti ad accettare la decisione del Comitato Regionale qualunque essa sia. Altrimenti sarebbe l'ennesima dimostrazione che il problema non è negli altri, ma in chi non vuole riconoscere altra autorità e altri carismi al di fuori dei propri.

Rivista Rinnovamento nello Spirito - Gennaio 1998  


PERCHE’ NESSUNO PUO' PARTECIPARE ALLE RIUNIONI DEI PASTORALE?

Ci è stato detto che, ordinariamente, non si ammette alcun estraneo alle riunioni del Pastorale, neanche fratelli e sorelle anziani che potrebbero aiutarci con il loro parere e la loro esperienza. Potrei avere una rispetta in merito ?  

Per rispondere a questa domanda, è necessario prima ricordare che cosa sia un "Pastorale" e a quali compiti esso sia chiamato. I fratelli che fanno parte dei Pastorale di un gruppo, vengono eletti perché nel gruppo si è riconosciuto loro un carisma di "governo" e di pastoralità. Il compito principale di un Pastorale, infatti, è quello di guidare il gruppo secondo la volontà di Dio, difenderlo dai pericoli, farlo crescere nella vita cristiana, cercando, così, di seguire l'esempio di Gesù, Buon Pastore, che conosce le sue pecore e offre la vita per loro.

I membri del Pastorale, quindi, non sono dei "professionisti", ma fratelli scelti dalla comunità e dal Signore per realizzare e crescere nel vincolo dell'amore.
I fratelli del Pastorale si incontrano quindi essenzialmente per pregare: è questo il loro primo dovere. non vi sono piani strategici da discutere; il confronto sereno e fruttuoso nasce dal clima di preghiera, che smussa gli angoli umani per avvicinare al divino. Quindi, i membri del Pastorale, quando si incontrano, fanno essenzialmente un cammino comunitario di preghiera, anche per se stessi, ma soprattutto per il gruppo. Inoltre, attraverso carismi di profezia e di discernimento, cercano di comprendere quale sia il percorso che il Signore vuole che il gruppo faccia. Il Pastorale non è un "club di persone" o un "clan", ma è composto da fratelli che si riuniscono per esercitare quei carismi che lo Spirito Santo ha suscitato in loro, offrendo tutte le proprie energie per camminare con tutti i membri del gruppo, anche quelli che si trovino in maggiori difficoltà umane e spirituali.

I membri di un Pastorale hanno anche un preciso dovere di riservatezza, perché spesso sono chiamati ad esaminare e a risolvere problemi e situazioni che hanno bisogno di interventi particolari o mirati, che non possono essere certamente messi "sulla bocca di tutti". E questo non perché i fratelli del Pastorale siano più bravi degli altri, ma perché il loro ministero richiede equilibrio, riservatezza e prudenza. In ogni sua riunione, il Pastorale deve perciò vivere il precetto dell'amore da cui tutto il gruppo sarà "contagiato"; infatti non esiste pastoralità senza comunione o vita fraterna. Nella vita di un Pastorale, vi sono anche dei momenti di difficoltà nei quali è bene chiedere a tutto il gruppo un particolare sostegno nella preghiera. In questi casi di "crisi”, si possono an­che invitare fratello “anziani”  a partecipare alla riunione del Pastorale per avere da loro consigli e sostegno spirituale.

Sempre in questi momenti di difficoltà, ci si può rivolgere all’assistente spirituale del gruppo o ai fratelli del Comitato Regionale di Servizio, e non da ultimo al vescovo locale.
Gli incontri del Pastorale non sono “riunioni condomi­niali” dove si partecipa per intervenire su problemi concreti di gestione.

Da quanto detto si deduce che il problema non è quello di ammettere o no degli "estranei". ma quello di capire il vero compito di un Pastorale: esso per sua natura, non ha nulla da tenere celato, ma solo un ministero da svolgere; quindi, a quale scopo ammettere degli “estranei”?

Forse, quei fratelli che sono spinti dal desiderio di partecipare alle riunioni di Pastorale dovrebbero chiedersi il perché; non è forse per curiosità o per una forma sottile di critica, o per desiderio di potere? Il Pastorale ha bisogno sicuramente di tutto il sostegno del gruppo, e soprattutto della preghiera di tutti. 1 fratelli del Pastorale sono disponibili ogni giorno, nei confronti di tutti, per consigli, verifiche, o per preghiere. Perché allora togliere loro uno spazio in cui il Signore li chiama in disparte per parlare al loro cuore? Nulla vieta che il Pastorale crei momenti di comunione o di preghiera con fratelli anziani o con tutto il gruppo, ma ciò, parimenti, non toglie niente al fatto che è bene che il Pastorale si riunisca sistematicamente in privato.

 Rivista Rinnovamento nello Spirito - Settembre 1996  


E' GIUSTO NEGARE L'EFFUSIONE?          

in alcuni gruppi vìene negata l'effusione dello Spirito a fratelli che non riescono a fare un salto di qualità, a uscire dai propri problemi per affidarsi a Dio.

In linea di principio ritengo giusto rimandare la preghiera se mancano le condizioni essenziali. Se il fratello non ha fatto ancora quel salto di qualità che significa: conversione, incontro personale con Gesù, abbandono alla sua potenza d'amore, vuol dire che non è ancora pronto.

Per analogia, possiamo mutuare da san Paolo iI consiglio dato a Timoteo a proposito dei presbiteri: «Non aver fretta di imporre le mani ... » (1 Tm 5,22). La preghiera di effusione non è un'azione magica! E' una preghiera d'intercessione che presuppone la fede da parte del gruppo che prega e da parte della persona per cui si prega. La grazia dell'effusione sta nella riscoperta dei sacramenti dell'iniziazione cristiana: battesimo, cresima, eucarestia.

Questi sacramenti, per sé efficacissimi, potentissimi, possono rimanere, purtroppo, inefficaci se manca la risposta dell' uomo, in primo luogo la fede! Il problema però, sta anche dalla parte del gruppo: l'esemplarità della vita, lo zelo per il Signore e per le anime, la carità autentica la preghiera gioiosa di lode e di ringraziamento, la testimonianza umile e cristocentrica sono elementi che favoriscono il risveglio della fede dei fratelli, come constatiamo continuamente.

Quindi, anzitutto, dare il buon esempio! Poi, incoraggiare senza stancarsi; infine, chiedere consiglio all'assistenza spirituale per non entrare mai abusivamente nel santuario della coscienza dei fratelli  

Rivista Rinnovamento nello Spirito - Marzo 1999     


COME SI PRATICA IL CARISMA DEL DISCERNIMENTO ?

Vorrei sapere se c'è un criterio per esercitare il discernimento

Sarebbe sicuramente paradossale e assurdo fare discernimento senza criteri di discernimento! In realtà ci sono criteri generali interni ed esterni, ai quali se ne devono aggiungere altri secondo le diverse situazioni. In pratica, si può consigliare il seguente procedimento: invocazione dello Spirito Santo, sgomberare la mente da visioni interessate, prendere in esame i dati che entrano in gioco e valutarne i I pro e i I contro, prendere la decisione che appare più giusta. Quando la cosa è di notevole importanza, consigliarsi con persona saggia e prudente.
E' evidente che, in questo tipo di discernimento, le tre cose più importanti sono: la luce dello Spirito, la parola di Dio e il buon senso dal quale non si deve mai prescindere. Del tutto diverso è il modo di procedere dei carisma dei discernimento. Esso entra in gioco soprattutto nel discernimento degli spiriti. Consiste, infatti, nella capacità, ricevuta da Dio, di capire immediatamente se, in una persona o in una situazione, opera lo Spirito del bene o lo spirito del male. Si tratta di un dono prezioso, ma bisogna fare attenzione a evitare abusi faci li, equivoci, stravolgimenti come, ad esempio, nel vedere dappertutto il diavolo o riconoscere troppo velocemente i carismi di qualcuno.

Rivista Rinnovamento nello Spirito - Marzo 1999     


NON SAREBBE BENE CHE GLI ANIMATORI AFFIDASSERO AD ALTRI ALCUNI MINISTERI PASTORALI PER DEDICARSI SOLO A QUELLO DI GOVERNO?   

Spesso gli animatori, a causa dell'impegno che deriva dall'esercizio dei carismi, sono distolti dai ministeri di governo. In questi casi non sarebbe meglio, sull'esempio degli apostoli, affidare ad altri (agli anziani, per esempio) alcuni aspetti del ministero pastorale e dedicarsi a quei carismi per i quali hanno assunto un impegno davanti a Dio e ai fratelli?

Nel RnS i gruppi di preghiera si diffondono sempre più rapidamente, ma questo non coincide tutte le volte con la qualità effettiva degli animatori e dei pastori. Anche nei gruppi più "datati", più anziani, molto spesso coloro che hanno carismi profetici, di animazione, di insegnamento e di annuncio, devono anche occuparsi di governare la comunità, esercitando il discernimento, la correzione fraterna, l'accompagnamento spirituale dei fratelli, delineando la programmazione delle attività, i rapporti con la Chiesa, gli impegni esterni. Questo, talvolta, può essere l'effetto di comportamenti accentratori che lasciano poco spazio ai fratelli. Ma è più frequente che si tratti di soluzioni adottate per necessità e per il fatto, cioè, che la comunità non offre molte personalità carismatiche o di guida.

All'interno di un gruppo, così come San Paolo ricorda nella prima lettera ai Corinzi (cap. 14), ognuno nella comunità è investito, in forme e modi diversi, dalla grazia dello Spirito. Pertanto, è auspicabile una distribuzione dei compiti in relazione ai talenti ricevuti. Certamente, chi riceve doni di animazione, di profezia, di annuncio, di insegnamento è chiamato a sostanziare il cammino e la crescita dei gruppo, mentre alcuni aspetti della guida pastorale e dei ministeri di governo, sempre sotto l'impulso profetico dello Spirito, possono essere affidati agli anziani.

E' buona norma, comunque, che in un Pastorale siano rappresentate tutte queste realtà, e che quindi questo non sia esclusivamente carismatico in senso stretto: possono verificarsi casi in cui un ottimo animatore della preghiera non abbia carismi di presidenza, o un anziano che può saggiamente condurre un gruppo non abbia, invece, carismi di animazione.Rivista Rinnovamento nello Spirito - Gennaio 1997     

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