Vis Polemica

L'immenso Idiota Cosmico

A cura del
Collettivo



 

 L’abbiamo rilevato altrove: accanto all'antropocentrismo becero, esiste anche quello filosofico. Non vorremmo dare tuttavia l'impressione che la critica del primo nascondesse un certo nostro rispetto per il secondo. L'antropocentrismo filosofico si distingue solamente per uno stile più curato, per un argomentare a carattere intellettuale, per un accatastamento di esempi condotto per confondere l'uditorio, per l'uso strumentale di frasi prese  qua e là allo scopo di mettere in cattiva luce i portavoce della tesi opposta. Ma in quanto a povertà di argomenti, ascoltare frasi al mercato, all'università o in sale conferenza, la differenza è nulla.

Offre un esempio di illuminante chiarezza un documento recentemente segnalato in alcune liste animaliste:I diritti degli uomini e quelli della natura, di Antonio Gaspari (conferenza tenuta presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum)”. Il testo ha l’andamento "saltabeccante" tipico degli scritti che stentano a trovare ragioni valide. Esso afferma che l'aumento dell'attenzione verso il "Creato" costituisce un "maggiore livello di civiltà", ma immediatamente ripiega nell'accusa di una presunta intolleranza degli animalisti contro la specie umana! A questo, naturalmente, non fa seguire alcun esempio concreto. Quanto segue, infatti costituisce una serie di tiri fuori bersaglio.

Parla di "azioni violente" e "attentati terroristici" identificandoli con le azioni dei militanti del cosiddetto Animal Liberation Front (ALF). Ora sappiamo che quei signori non picchiano, non sparano, non fanno deragliare treni, non avvelenano gli acquedotti, ma si limitano, nella loro suprema compassione per gli animali torturati, a liberarne alcuni quando possono farlo e con grande rischio personale.

Per portare pezze d'appoggio ai suoi più che traballanti argomenti contro gli animalisti, critica la Cina che protegge i Panda e agevola la politica demografica: argomento strambo anche in seconda battuta, dato che i comunisti cinesi con gli animalisti, a prescindere dai rispettivi meriti o demeriti, non hanno punti in comune.

Dovrebbe essere felice, nell'ambito della "accresciuta sensibilità verso il Creato", dell'istituzione di parchi e zone protette in Africa. Atto che invece disprezza. Anzi, nel suo compassato livore trasforma spazi pur dignitosi in "parchi grandi come l'Italia" e critica le autorità dei paesi africani istitutori nei rari casi in cui tentano di combattere il triste fenomeno del bracconaggio (i bracconieri a caccia di zanne con fucili mitragliatori sono idealizzati in miti contadini alla ricerca di frutta e miele).

Polemizza contro le spese indirizzate per i trasferimenti di un'orca da una parte all'altra del mondo non comprendendo che non sono certo gli animalisti a pretendere quei trasferimenti. Essi, semmai, vorrebbero che gli animali fossero lasciati in pace, perfino dimenticati dall'uomo nei loro habitat naturali. E se qualcuno usa animali per girare film, gli animalisti che c'entrano?

Mette in concorrenza le esigenze dei cetacei con quelli dei bambini ammalati di dissenteria. Perché non mette in concorrenza entrambe queste esigenze con quelle degli armamenti che stanno in rapporto quantitativo di risorse di uno a diecimila? Strani questi cattolici che proclamano l'attenzione verso il “Creato” e poi non dicono nulla contro i poteri forti del mondo a spese di coloro che non hanno nemmeno la parola per difendersi.

Seguono altri argomenti, sicuramente strani, quando il nostro Conferenziere individua nel movimento "Carta della Terra", una presunta Internazionale degli animalisti che avrebbe a capo grandissimi magnati tutti orientati a scardinare le fondamenta di "Santa Madre Chiesa". Oppure quando attribuisce al filosofo australiano Peter Singer posizioni farneticanti senza neanche impiegare il metodo corretto della citazione delle fonti.

Ma poi siamo davvero sicuri che certi analisti siano interessati alla verità? Si può ottenere una risposta scorrendo le ultime parti dello scritto le quali contengono la giusta enunciazione della Verità. Essa è contenuta negli scritti del Santo Padre e del Catechismo della Chiesa Cattolica. Cioè in una Dogmatica. Per dimostrare una tesi, il dogmatico la enuncia: Ipse dixit! È così e basta! Se esiste un guazzabuglio dottrinario scolpito graniticamente nella procedura della Tautologia, questa è la dottrina della Chiesa

Ma al di là del caso in questione, bisogna ammettere che l'antropocentrismo dei cattolici è assai più irritante di quello dei laici i quali ricorrono anch'essi a una dogmatica, peraltro molto semplificata, solo quando non possono ricorrere al loro metodo preferito: quello dell'alzata di spalle. Il laico si limita a dire che siccome a lui l’abbacchio piace, se lo magna. In questo atteggiamento non si nota la pretesa di costruire su nulla il proprio comportamento se non nell'interesse puro e semplice dell'atto. I ricami e le infiorettature sono banditi. Anche quando il parlante è un barone universitario vivisettore, il discorso, magari depurato degli aspetti di colore, taglia corto. Tortura il cane, il gatto o la cavia perché la tradizione, il fornitore di morte, l'abitudine, l'insensibilità lo pretendono e il ministero competente lo consente, ma non si mette a disquisire sulla giustezza dell'azione se non con formule stringatissime del tipo: "L'umanità ha bisogno della Ricerca punto e basta". Invece il cattolico (il religioso monoteista in genere) no: deve costruire un'architettura basata su niente perché da secoli è abituato a farlo. E nella complessità della costruzione dimentica quello che costituisce il vero scandalo della sua produzione immaginifica: l'accettazione di un dolore acuto, immenso, abissale non ricompensato. Accetta che il suo dio consenta dolore NON ricompensato, cosa che non accetterebbe mai per sé stesso.

“L'attenzione verso il Creato costituisce un maggiore livello di civiltà", dice il Conferenziere. Ma dove la vede? Dove la trova? Nell'Isola che non c'è? In Francia qualche decina di lupi disturba e le autorità decretano lo sterminio del branco. In Norvegia c'è posto per milioni di norvegesi, ma non per 25 lupi vigliaccamente abbattuti dalle istituzioni governative di quel paese. In Indonesia c'è posto per cento milioni di esseri umani divisi in comunità che chiamare "litigiose" costituisce un eufemismo e diventa problematico garantire l'esistenza a qualche decina di oranghi o tigri. In Italia si sente il dovere di sterminare specie nocive per l’agricoltura quando il costo degli indennizzi corrisponde a un caffè all’anno per abitante. Ovunque gli uomini di scienza, per salvaguardare le specie in estinzione, non sanno architettare altro che fecondazioni assistite dentro gli zoo. Ogni anno spariscono migliaia di specie animali e vegetali per via di un essere che nella sua sfrenatezza (il difetto principe che possiede in quantità davvero illimitata) si moltiplica anche per l'ostilità dei cattolici  verso quei "condom colorati" che mobilitano l'ironia del Nostro in un'altra parte della sua conferenza. Dov'è dunque questo “maggiore livello di civiltà", questa presunta “attenzione verso il Creato"? Nel suo furore distruttivo l'uomo sta proseguendo un lavoro di ripulitura ambientale di tutto ciò che non si rispecchia nella sua triste immagine. Non guardiano della natura a scopo di protezione e salvaguardia, bensì osceno distruttore dell'Altro in nome dei suoi vili interessi.

 S'impone una considerazione: "idiota" ha una origine greca che illustra rozzezza e grossolanità. A sua volta, questo termine, che col tempo ha assunto altre connotazioni, possiede una radice più antica che suona "idios" e significa "che sta a sé", "isolato", "autoreferente", "asociale". Per lungo tempo abbiamo pensato che "idiota", nella sua derivazione originaria, si attagliasse bene all'uomo borghese, tutto proteso a vedere nel suo simile un pericolo dal quale difendersi e, possibilmente, da combattere in nome del sacro valore dell'Interesse. Oggi, incominciamo a pensare che sia un marchio da applicare all'umano in generale, alla specie intollerante Homo Sapiens Sapiens. L’altissimo disfacitore della Vita, il sommo desiderante di solitudine e isolamento. Colui che se non fosse segregato su questo asteroide vagante nello spazio, metterebbe a soqquadro l’Universo; potendo, a quel punto, fregiarsi perfettamente del titolo di 'Immenso Idiota Cosmico'.

 



Data: 13/05/01

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