Bloc Notes

Esercizi di logica

A cura del
Collettivo




Ci sono due tipi di antropocentrismo:
1) quello filosofico
2) quello becero

Il primo è semplicemente immorale e dipende da giudizi di valore. Perciò, tra un "antropocentrista filosofico" e un suo avversario non c'è modo di intendersi a meno che uno dei due non decida di abbracciare la posizione dell'altro dopo aver dismesso la sua.

Il secondo invece e' falso. E, come tutti i ragionamenti falsi, può essere confutato con successo su base argomentativa.

Lo spazio logico privilegiato in cui questa "alta" concettualizzazione umana attecchisce, è quello relativo agli animali di affezione. Esso si basa su un classico schema proposizionale:

(B > b) ® I & ˜ i

dove:

B = grande importanza assegnata ai bisogni umani
b = piccola importanza assegnata ai bisogni animali
      (di affezione)
I = intervento materiale per il soddisfacimento di B
i = intervento materiale per il soddisfacimento di b

La stringa di simboli illeggibili si può tradurre così:

"se i bisogni umani sono più importanti dei bisogni animali, allora bisogna soddisfare i primi e non i secondi".

Vi sono diverse varianti sporche. Per esempio quella del mercato: "Con tutti i bambini poveri che ci sono guarda un po' se bisogna pensare ai cani randagi". Lo stile del mercato trasloca spesso nel linguaggio dei "primi cittadini": "Il bilancio del Comune non mi consente di mantenere cani perché devo provvedere ad anziani indigenti".

Il ragionamento è chiaramente assurdo. Abbiamo rilevato tre confutazioni evidenti. Magari, qualcuno più sottile di noi sarà in grado di trovare altri ragionamenti più fini. Confidiamo nei lettori.

1a confutazione.

Lo schema presuppone che "I" e "i" siano concorrenti. Dov'è la concorrenza delle risorse? Per quale ragione dare una sistemazione dignitosa agli abitanti dei canili o alle colonie feline m'impedisce di alleviare le sofferenze dei "bambini poveri"? perché non devo detrarre le risorse necessarie per gli uni e gli altri dai 10000 miliardi spesi ogni anno per le lotterie (quei soldi che il grande studioso di calcolo delle probabilità, Bruno de Finetti, ha definito: "tassa sull'imbecillità") o da altre mille spese voluttuarie di un popolo sprecone? Occorre notare che questo ragionamento elementare prescinde ancora dalla considerazione banale secondo cui è il sistema politico, economico e sociale a produrre la povertà e non sono certo i cani. Anzi, a ben vedere, il sistema sociale nel suo complesso produce sia la povertà che il randagismo se è vero che questo fenomeno scaturisce da un desiderio umano che si estingue nel tempo.

2a confutazione.

Il ragionamento dell'antropocentrista becero possiede un altro baco. A prescindere dal fatto che "I" e "i" possano o no essere concorrenti, resta il fatto che il Nostro dovrebbe essere coerente fino al punto di pretendere di togliere il pane e donare il Tanax non solo ai randagi ignobili sfruttatori di risorse pubbliche, ma anche agli animali che dispongono di un padrone. Infatti, se Tizio spende risorse per i suoi animali, data l'esistenza di "bambini poveri", commette un'iniquità ancora più grave di quella commessa dallo Stato che destina qualche briciola per la sopravvivenza degli animali abbandonati. Invece questa critica non viene estesa. Anzi non c'è da stupirsi se esce di bocca da persone che sono esse stesse proprietarie di animali. Dunque, la critica è, in modo precipuo, indirizzata allo Stato considerato dilapidatore di risorse private. Il che dimostra che l'oggetto che si tiene d'occhio non sono tanto i bambini poveri quanto il proprio portafoglio.

3a confutazione.

Non dimentichiamoci che qui stiamo parlando di animali di affezione e non di animali tout court. L'antispecista non fa differenze, ma lo specista (il nostro interlocutore) è costretto a farle. Infatti l'animale di affezione è chiamato in vita dall'uomo per una specifica funzione: avere un soggetto con cui scambiare una relazione affettiva. L'uomo è l'unico animale che chiama in vita altri animali con questo specifico scopo. Evidentemente ha troppa affezione che non sa dove investire o, più probabilmente, non riesce a farlo completamente con i suoi simili. Tuttavia la "necessità esistenziale" dell'animale di affezione è zero. Vorremmo proprio sapere come si può pretendere di affermare il contrario e cioè che l'animale di affezione è una necessità assoluta della specie HOMO. E allora, se la comunità degli umani crede di non poter sostenere completamente le ragioni per le quali si è munito di animali di questo genere, ha un solo modo per rimediare: rinunci a essi! Rinunci a chiamare in vita altri animali e con questa rinuncia spariranno i randagi (e gli animali maltrattati che dovrebbero essere integrati nel discorso). Ma nel momento in cui i randagi esistono significa che gli umani non hanno ancora fatto questa scelta e sono in debito morale con creature alle quali è imposta una ingiustificata sofferenza. Allora la destinazione di risorse atte a rendere dignitosa la vita di un animale "scaricato" è un obbligo che la comunità umana è impegnata a addossarsi come prezzo per continuare a guardare se stessa come comunità eticamente fondata. E' un pezzo di quella risorsa - purtroppo sempre più rara - che si chiama responsabilità collettiva di un popolo rispetto ai propri atti.




Data: 03/03/01

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