Non erano ancora cessate le operazioni della seconda guerra in Irak, con tutto il portato di ansie di un Occidente timoroso e preoccupato, quando è apparsa, rimbalzata dalle agenzie di informazione, una notizia assai curiosa.
“…presa di posizione, riportata dal quotidiano scozzese Scotsman, dell'ex ministro dello Sport del governo Blair, Tony Blanks, preoccupato della sorte degli animali dello zoo di Baghdad. «In guerra» ha dichiarato «un numero incalcolabile di animali viene ferito o ucciso», per cui il solerte uomo politico si è appellato ai comandanti militari «perché lo zoo di Baghdad sia salvaguardato e al termine delle operazioni si provveda con urgenza ad assistere lo zoo e le associazioni animaliste nel garantire il benessere degli animali». Tony Blanks non è nuovo ad iniziative del genere, fu lui, infatti, uno dei promotori della campagna stampa a favore del vecchio leone cieco dello zoo di Kabul, in occasione dell'attacco contro il regime talebano in Afghanistan. La povera bestia sopravvissuta a numerose battaglie, all'occupazione russa e al regime talebano, morì però di vecchiaia poco dopo la resa di Kabul, probabilmente all'oscuro della tenerezza mondiale suscitata nella sua spelacchiata vecchiaia.”[1]
Un comunicato semplice, ma denso di implicazioni. Proviamo a immaginare quali pensieri possono essersi annidati nelle persone raggiunte dalla notizia.
Prima riflessione. Alcuni poveri esseri acciaccati da anni di prigionia, dalle disattenzioni riservate agli animali nei paesi del Terzo Mondo, devono ora sobbarcarsi di un ulteriore gravame: la completa dimenticanza dei loro guardiani.
Seconda riflessione. Un uomo politico di un “paese civile” si preoccupa del caso, provvede ad attivarsi e attivare risorse umane e materiali affinché le sofferenze di questi poveri esseri in gabbia trovino qualche minimo conforto.
Terza riflessione (in forma di domanda). Qualora un'ipotetica guerra civile colpisse la nordica Albione e mettesse a repentaglio l’esistenza degli inquilini di uno zoo di Londra, qualche ministro irakeno si preoccuperebbe della situazione? Naturalmente no!
Tutto ciò potrebbe fare emergere un pensiero recondito – un pensiero nascosto in quell’enorme serbatoio di evidenze che risiedono nel profondo della mente umana, in quel magnifico zaino che ci portiamo sempre dietro dal quale siamo soliti prelevare cumuli di certezze – e aggiungere una variante nuova a una pretesa vecchia: l’Occidente è il luogo più avanzato nel lungo processo di riconoscimento dei diritti. Anche verso gli animali!
Ora, se è vero che gli attori del fatto di cronaca sono angli e irakeni, è pure vero che la notizia appare anche negli organi di stampa italiani. Ne consegue che qualche redazione l’ha ritenuta meritevole di essere trasmessa al grande pubblico nel nostro Paese. Probabilmente la notizia è stata scelta perché è in grado di polarizzare l’attenzione di due tipi contrapposti di osservatori:
coloro che si ritengono confortati nel loro senso di compassione universale;
coloro i quali, al contrario, ritengono che la società moderna abbia superato il senso del limite; non è un’aberrazione occuparsi di animali quando decine di migliaia di persone hanno perso casa, lavoro, arti e spesso la vita?
Le due categorie di persone, anche se per motivi diversi, possono essere interpretate come il segno di una reale crescita di attenzione per esseri che nella storia sono sempre stati bistrattati e violentati. Lo sarebbero i primi, sicuramente. Ma anche i secondi. Infatti, l’insofferenza e il giudizio severo sembrerebbero testimoniare, sia pure per contrasto, una concreta evoluzione della questione animale nello spazio culturale della società.
Difficilmente una ricerca demoscopica rivelerebbe una realtà diversa: la “modernità” sembrerebbe aprire un nuovo sguardo verso esseri dall’intimità a lungo ignorata; ignorata nella sua essenza vitalistica, nella sua capacità di provare dolore, disperazione, sofferenza. Insomma nel punto alto dello sviluppo si prefigura, per usare un’espressione citata in molte varianti nell’ambiente animalista, un allargamento della compassione e dell’empatia verso i nostri compagni di viaggio su questo pianeta. Tutto pare testimoniarlo: l’insistenza dei mass media, un attivismo vivace di vari soggetti sociali, l’attenzione delle istituzioni, la riflessione della scienza e, ultimo ma non meno importante, l’atteggiamento di una popolazione che convive con gli animali in termini sempre più stretti.
Gli organi di informazione pullulano di notizie che vedono negli animali i protagonisti dei fatti più diversi. Apparentemente lo scopo è uno soltanto; rendere due mondi attigui e solidali: il mondo umano e quello animale. Ma uno sguardo più attento coglierà sfumature a prima vista impercettibili.
Talvolta si coglie il “sorprendente” e lì ci si ferma.
E' un gatto di nome Frank la nuova rivelazione Internet: il sito web in cui sono state date notizie sulle sue condizioni di salute dopo un incidente automobilistico ha ricevuto 4,6 milioni di contatti nel 2002. Secondo Yahoo è stata una delle pagine più cliccate in assoluto. “La gente si è appassionata, abbiamo avuto visitatori da tutto il mondo”, ha raccontato David Donnan, 33 anni, proprietario del gatto. Il sito era stato creato per contattare una coppia che aveva prestato i primi soccorsi all'animale lo scorso febbraio, quando Frank era stato investito da un'auto a pochi metri dalla casa di Cambridge dove risiede con i suoi padroni. “La coppia alla fine ci ha contattato”, ha sottolineato Donnan, “ma assieme a loro si sono fatte vive 4.621.375 persone". Il successo di www.cathospital.co.uk - sostiene il proprietario della stella felina di Internet - è probabilmente dovuto all'uso delle telecamere web, che "hanno dato ai visitatori la possibilità di seguire di prima persona i miglioramenti di Frank e di affezionarsi a lui”.[2]
Insomma una notizia di cronaca come tante altre in cui si coglie soltanto uno spunto. Altre volte lo scopo consiste nell’illustrare il meraviglioso, l’impossibile, magari raccogliendo fonti raccontate o difficilmente verificabili. Spesso attingendo a fatti avvenuti in posti lontani per creare miti e leggende moderne:
MOSCA - Sembra la favola del gatto con gli stivali invece è pura realtà. Un felino ha percorso oltre 700 chilometri attraversando confini, valli e fiumi, sotto la neve e sotto il sole, per ritrovare infine la propria padrona nella città meridionale russa di Volgodonsk, circa 1200 chilometri da Mosca. La storia è stata riportata in prima pagina dal quotidiano Komsomolskay Pravda. Marchese, questo il nome del gatto, si era perso nella città ucraina di Dnepropetrovsk nel 2001 durante una visita della sua padrona, Valentina Tiscenko, alla figlia che colà risiede. Dopo lunghe quanto inutili ricerche, disperata, la donna era dovuta tornare in Russia senza il suo amato animale domestico. Ma due anni dopo, mentre usciva da un negozio vicino alla sua abitazione dove era andata a fare la spesa, si è accorta che un felino si strusciava con insistenza ai suoi piedi. Con sua grande sorpresa la donna ha riconosciuto il suo marchese, un po' provato dalla lunga traversata. Tutto è bene quello che finisce bene.[3]
In altri casi, lo spunto è posto al servizio della poesia. L’animale e l’evento che lo vede protagonista costituiscono l’occasione per riflessioni un poco filosofiche e un poco liriche. Sono, in genere, i pezzi migliori e richiedono maestri di scrittura. Un esempio di classe è quello che segue:
L'intrepido Gaston, in quanto foca, ha cercato di mettere a frutto l'onda rabbiosa della Moldava prendendo il largo dallo zoo di Praga e puntando diritto verso il Nord, laddove i suoi baffi intuivano il mare. Essendo la Mitteleuropa diventata una sola immensa fiumara, lo hanno ritrovato cinque giorni dopo nell'Elba, in acque tedesche, che arrancava smarrito. Si ignora se sia stato lo stress da vastità, le porcherie chimiche che inzuppavano la piena, qualche lesione interna patita durante lo scardinamento della sua prigione. Fatto sta che Gaston è morto prima ancora di tornare a Praga, mentre mezzo paese già lo aspettava in festa, come un Mosé salvato dalle acque.[4]
Infine si hanno due stili comunicativi che in qualche modo si assomigliano, possedendo entrambi una “funzione” morale. La differenza è nell’approdo. Il primo è lo stile che potremmo definire “edificante” in cui gli sviluppi del tema conducono alla scoperta di una dimensione morale attribuita all’animale. Si legga, ad esempio, la storia che segue...
Commovente storia di solidarietà canina Meticcio veglia su un vecchio cane ferito - L'ha protetto, gli ha leccato le ferite, e l'ha difeso non permettendo a nessuno di avvicinarsi, fino all'arrivo dei soccorritori. E' accaduto ieri mattina lungo la strada che da Fiamenga porta a Budino. Un grosso cane è rimasto ferito, forse perché investito da un'auto in transito, ed è rimasto a bordo strada in condizioni piuttosto precarie. Con lui c'era un meticcio di piccola taglia che gli è rimasto vicino fino all'arrivo della polizia veterinaria della Asl3. Il cagnolino, poco più che un cucciolo, ha ringhiato a chiunque tentava di avvicinarsi (...) a quel grosso cane dolorante. Un automobilista di passaggio ha notato la scena e s'è fermato ed ha chiamato la polizia municipale. Poco dopo sono arrivati anche alcuni residenti della zona che hanno tentato di intervenire in qualche modo, ma sono stati fermati da quel cagnolino che ha bloccato tutti. Nel frattempo è stato allertato anche il servizio di polizia veterinaria. L'operatore, non appena giunto sul posto, è intervenuto portando le prime cure al cane ferito che è stato trasferito presso gli ambulatori veterinari per essere sottoposto alle necessarie cure. Col cane ferito, sul mezzo della Asl3 è salito anche il cucciolo che gli ha fatto la guardia. La polizia municipale sta svolgendo accertamenti per risalire ai proprietari.[5]
... oppure, sempre nella stessa chiave…
Il coraggio di Mamma Gatta. E’ accaduto a Spadola, un paesino a due passi da Vibo Valentia dove una gatta non ha esitato a gettarsi nel fiume per salvare i suoi cuccioli gettati in acqua dalla padrona. “Ginetta”, questo il nome del felino, si è accorta che la sua padrona, una contadina, stava mettendo i suoi quattro gattini in una busta di plastica e ha quindi deciso di seguire passo passo gli strani movimenti della signora. Giunta nei pressi del fiume la donna non ha esitato a gettare la busta in acqua e Ginetta, disperata, si è gettata nel fiume afferrando la busta con i denti. Faticando non poco, la gatta è riuscita a riguadagnare la riva - sempre con la busta di plastica stretta tra i denti – e una volta sulla terra ferma ha strappato con la forza che le rimaneva l’involucro di plastica dando aria ai suoi cuccioli. La sua padrona, intanto, aveva chiamato i vicini per assistere al prodigioso salvataggio e, mossa a compassione, ha giurato che non sopprimerà più i cuccioli. Grazie al coraggio (o istinto materno, chissà!) di Ginetta, speriamo davvero che possa essere così. Nella convinzione che un fatto del genere sia da monito per altri sciagurati tentativi del genere.[6]
…un brano in cui l'avvenimento non comporta soltanto una conclusione positiva, ma esercita anche una funzione pedagogica sugli atti umani i quali prevedono sempre un “pentimento”.
Il secondo invece potrebbe essere catalogato come “a sviluppo nefasto”. L’animale soccombe ma il suo sacrificio genera un insegnamento sulla cattiveria umana e costituisce una risorsa per il suo superamento prospettico: l’animale getta una luce oscura sulla dimensione immorale dell’uomo o, almeno, di una parte dell’umanità:
Trippy, la cagnetta uccisa due volte Questa è la storia di una vita vissuta a metà. O se preferite, di una morte che arriva due volte. E’ la storia di Trippy, una cagnetta Beagle, l’unica che teneva compagnia alla signora Norma, anziana, sola. Trippy aiutava l’uomo e l’uomo l’ha uccisa due volte. Lo aiutò appena nata, a scoprire nuove medicine: due anni in una gabbia per la sperimentazione a sopportare gli effetti di farmaci e operazioni chirurgiche, tra le quali una tracheotomia. La liberarono che era mezza morta. La resuscitò Norma. E Trippy aiutò ancora. A superare la solitudine, la mancanza di attenzioni, il bisogno di affetto. Altri due anni così, Trippy e Norma, sempre insieme: la cagnetta che scopriva quello che c’era fuori la gabbia; la signora che ritrovava il sorriso. La seconda metà della vita di Trippy, è finita domenica scorsa. In un quarto d’ora, sotto gli occhi di Norma. Convulsioni, spasmi, saliva. Era sopravvissuta alle sperimentazioni dell’uomo, non ce l’ha fatta contro una polpetta di stricnina. Dove? Nel posto più sicuro del mondo, nei viali di un istituto religioso, il Don Orione, via Camilluccia 120.[7]
Comunque, quale che sia l’intenzione del cronista, si pensa che la frequenza di questi articoli, amplificata spesso da fatti lontani e, in quanto tali, seducenti, costituisca la spia di una nuova considerazione degli uomini nei confronti degli animali nella punta avanzata della civiltà: l’Occidente.
La notizia ha una doppia valenza: raccoglie e rimanda. Raccoglie un evento e lo rimanda all’attenzione di migliaia di lettori contribuendo a creare un substrato culturale. Essa esercita una presa potente su una certa tipologia di lettore, sia come leggenda metropolitana o amplificazione artefatta del nulla – circostanza sempre possibile – sia come fatto documentabile con certezza.
La scorsa settimana la polizia stradale ha recuperato sull'autostrada - nei pressi di Roma - una gatta che aveva appena partorito 5 splendidi gattini (...); forse qualcuno ha pensato bene di abbandonarla in vista delle vacanze di Pasqua, non so, ma sta di fatto che difficilmente avrebbe potuto raggiungere quel luogo da sola. Per fortuna sia lei che i suoi gattini sono sani e salvi (…). Questi gattini (e anche la mamma) cercano casa, (…). Chiaramente i gattini hanno solo una settimana, ma sarebbe bello "prenotargli" subito un futuro felice e spensierato. Le stesse speranze vanno ovviamente alla sorte della loro mamma. Da sottolineare che la pattuglia della stradale ha bloccato il traffico per salvare la gatta ed i suoi piccoli, un gesto davvero ammirevole![8]
Che la Polizia Stradale si mobiliti per recuperare mamma gatta e i suoi figli; che i pompieri salvino un cane da “sicuro annegamento”, gli diano un nome e lo tengano come mascotte; che si spendano molti denari per salvare un cane rimasto in una nave abbandonata alla deriva; che si spacchino metri di strada dopo i lavori di intervento sulle fogne per recuperare un gatto rimasto intrappolato che manda flebili lamenti ai passanti… non è tutto questo meraviglioso? Non è sorprendente e segno di un impegno crescente verso un “animato” diverso ma ritenuto degno di attenzione e di cura? Che la storia si dipani in Italia o all’estero poco importa: se l’eco raggiunge la nostra terra e coinvolge la passione dei lettori italiani essa diventa fatto italiano.
Tutto sembra testimoniare un avvenuto mutamento culturale se persino le cavie destinate alla sperimentazione vengono “coccolate”[9] dagli sperimentatori. Se l’esperimento è “doveroso” per la buona vita degli umani e, in quanto tale, irrinunciabile, nondimeno si comprende il sacrificio degli animali e si esprime ad essi il dovuto ringraziamento che ricorda l’atteggiamento dei nativi americani quando, con riti adeguati, esprimevano gratitudine alle loro vittime, i bisonti, per tutto quanto offrivano alla loro esistenza.
Tutto il fervore comunicativo “filoanimalista” non può non avere un contraltare in termini di atti-azione da parte di agenzie culturali e associazioni spesso legate da stretta collaborazione. La trasmissione televisiva “Il Pianeta delle Meraviglie”, per esempio, non si è presentato come l’ennesimo contenitore di documentari sulla natura, bensì come un vero e proprio supporto alla scoperta dei diritti degli animali. Ecco come viene presentata una nuova edizione della trasmissione:
“RAI FINALMENTE ATTENTA AL TEMA DEI DIRITTI DEI NON UMANI”. “Finalmente in una trasmissione RAI si parla di diritti degli animali, un tema di grande attualità tanto che in Germania la loro protezione è recentemente divenuta un principio costituzionale e la Gran Bretagna sta studiando una specifica Carta dei Diritti, mentre l’Italia si appresta ad inasprire le sanzioni previste dal Codice Penale per il reato di maltrattamento ed uccisione di animali”, con queste parole la LAV ha commentato l’inizio della nuova edizione del programma “Il pianeta delle meraviglie”, condotto da Licia Colò. La LAV sarà ospite di alcune puntate: Gianluca Felicetti, responsabile istituzionale dell’Associazione, parlerà dell’uso di animali in film e tv; nella puntata del 6 luglio, Adolfo Sansolini, presidente della LAV, interverrà sul tema dell’allevamento intensivo di scrofe, vitelli e galline ovaiole; infine, il 3 agosto, Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio nazionale Zoomafia della LAV, sarà al fianco di Antonio del Greco, 1° dirigente della Polizia di Stato, per parlare del fenomeno dei combattimenti fra cani. “Tanto più dalla televisione pubblica ci aspettiamo che l’informazione non trascuri di analizzare le problematiche relative allo sfruttamento del mondo animale” ha dichiarato Adolfo Sansolini, presidente della LAV “questa trasmissione ci fa ben sperare che la nuova dirigenza RAI vorrà prendere in considerazione il nostro appello per un’informazione rispettosa dei diritti di tutti i viventi. Ci auguriamo, infine, che questo sia solo l'inizio del rispetto del Documento di Indirizzo della Commissione parlamentare di Vigilanza che da oltre due anni aveva sollecitato il servizio pubblico radiotelevisivo a non proporre acriticamente lo sfruttamento sugli animali ma, anzi, di incentivare la comunicazione a favore di una convivenza più solidale fra uomo ed altri animali”[10].
Termini inequivocabili che richiamano diritti e convivenza solidale. Non sfugga, inoltre, la sinergia tra un programma molto seguito dal pubblico e il lavoro di una delle associazioni animaliste più note in campo nazionale. A questa iniziativa, capace di influenzare beneficamente il largo pubblico, si aggiunge una realizzazione nella “Grande Rete” attraverso un altro contenitore molto seguito che già dal nome dell’indirizzo è tutto un programma:
Cari amici,
E‘
al via una nuova stagione con www.animalieanimali.it
il sito dalla parte degli animali e della natura che in questo primo
anno e tre mesi di vita ha ottenuto grandi risultati in termini di
visitatori (...) e di iniziative (...). Vi ricordiamo anche che
www.animalieanimali.it ha
attivato una fattiva collaborazione con la stampa e, in particolar
modo, con i quotidiani del gruppo Monti-Riffeser
La Nazione, Il Resto del Carlino, il
Giorno - sia on line sul sito
www.quotidiano.net/animalieanimali che
su carta stampata - con la quale intendiamo dare ancor più
visibilità al nostro e al vostro lavoro. Continuate, dunque, a
segnalarci le iniziative, i progetti, le battaglie che intendete
portare avanti e che – nel caso in cui venissero giudicate
idonee dalla nostra redazione – potranno essere Radiocorriere
TV per mezzo delle rubriche di Licia Colò. La nostra forza
siete anche voi e il nostro impegno è quello di dare
visibilità al vostro lavoro in difesa degli animali e della
natura. In questi 14 mesi, insieme, abbiamo fatto tanto ma possiamo
ancora fare molto! Vi ringraziamo per tutte le vostre azioni in
favore degli animali e della natura.
Licia Colò e la
redazione di www.animalieanimali.it
Roma,
28 agosto 2002
Gli esempi riportati non sono mosche bianche. Esiste tutto un fiorire di atti orientati alla cultura dell’attenzione spesso gestiti in collaborazione con associazioni animaliste. Queste azioni dovrebbero essere analizzate e approfondite. Tuttavia qui interessa il riscontro a livello sociale di iniziative portate avanti da organizzazioni animaliste. Ecco allora la Campagna Nazionale del movimento UNA (Uomo, Natura, Animali) “Gli animali sono miei amici” rivolta a bambine e bambini delle scuole italiane:
E' cominciata il primo Marzo la campagna “Gli Animali sono miei amici”, una campagna ideata e realizzata dal Movimento UNA, che vede protagonisti proprio loro, i bambini. Ebe Dalle Fabbriche, Presidente dell'associazione si dice entusiasta per l'adesione assolutamente oltre le più rosee aspettative. (…). Insegnanti, classi, intere scuole, associazioni, hanno aderito alla campagna. (…) Nella guida del bravo animalista" intitolata "I bambini e gli Animali" sono riportate normali abitudini acquisite dall'uomo, ma che diventano, spesso inconsapevolmente, strumento di sofferenza per gli animali. In poche righe e con illustrazioni coloratissime, vengono rivisti i vari aspetti del rapporto uomo-animale, non più dal solito punto di vista, ma dagli occhi degli animali che ne rimangono vittime. Tutte le schede sono accompagnate da una illustrazione e da un pensiero di un personaggio della cultura, della scienza, della storia, sul tema relativo; la caccia: attività che oltre che distruggere il patrimonio faunistico, inquinare l'ambiente, miete vittime anche tra gli umani; le pellicce: capi di abbigliamento, sfoggio di vanità che costa la vita a milioni di animali; l'abbandono di animali, indiscutibile atto di inciviltà e crudeltà; gli zoo, estremamente diseducativi per i bambini: lo stesso Danilo Mainardi li ha definiti "indifendibili, contrari a ogni misura di decenza, di umanità, di scientificità e di utilità didattica". Il simpatico concorso legato alla campagna, invita tutti i bambini in età compresa tra i sei e i dodici anni a inviare, presso la sede nazionale, disegni a tema animalista e ambientalista. I più significativi e spontanei, scelti dal Consiglio Direttivo Nazionale, verranno premiati…
Oppure concorsi letterari in cui si stimola il pubblico a scrivere racconti su tema animalista da selezionare in apposite disfide letterarie. Si tratta di interventi ad ampio respiro perché tentano di promuovere cambiamenti radicali sul piano dei comportamenti collettivi e della cultura. Tuttavia questa produzione non si muove da sola. Si accompagna ad interventi sul campo che segnalano come la nuova cultura si materializzi in pratiche concrete:
E' arrivato l'ospedale per i cani – FANO (Pesaro) - Avete il vostro cane che improvvisamente si sente male? Basta fare una corsa al pronto soccorso, aperto giorno e notte. Si, avete capito bene, proprio al pronto soccorso dell'ospedale veterinario «Fanum fortunae», il primo e finora unico ospedale per animali esistente nelle Marche. La novità sta proprio nel fatto che questa struttura può fregiarsi del titolo di ospedale grazie al servizio di pronto soccorso in funzione 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno, Natale e Pasqua compresi. Di un ospedale per animali, il «Fanum fortunae» ha tutti i requisiti e servizi. Proprio come un ospedale per gli esseri umani. A cominciare dai posti letto, che sono, ovviamente, dei ricoveri in box e gabbiette, fino alla strumentazione per la diagnostica, come il laboratorio analisi, la radiologia, l'ecografia. (…) Potrà essere una banalità, ma perché il nome di ospedale? «La definizione compete alla regione che l'attribuisce a quelle strutture in grado di poter fornire un servizio continuato di assistenza 24 ore su 24, e cioè un pronto soccorso con un medico sempre a disposizione ». Com'è nata l'idea? «L'idea, partita da un progetto …[11]».
E poi ancora: iniziative di categorie professionali come albergatori, allevatori, veterinari, tutte rivolte a interventi su antichi nodi per proporre soluzioni irreversibili di benessere animale in uno scenario che richiama frammenti di un nuovo welfare: un welfare a portata di zampa.
Un vero welfare però, non può fare a meno di attori istituzionali. Primo tra tutti lo Stato. Bisogna ammetterlo: siamo all’inizio. Ma l’importante è registrare tendenze; e allora cos’è più significativo di una modifica costituzionale da cui far discendere normative specifiche? Dunque ecco una interessantissima proposta di legge bloccata dalle vicissitudini parlamentari che prima o poi sarà sostanzialmente ripresa. La comunicazione, apparsa su una mailing list animalista, merita di essere citata per esteso, considerando anche le riflessioni che seguiranno in capitoli successivi.
Pronta la tutela dello Stato per la «dignità degli animali» di Francesco Bongarrà - La tutela dello Stato per la «dignità degli animali», considerati come «esseri senzienti» potrebbe essere prevista dalla Costituzione, al pari di quella finora dovuta dalla Repubblica al paesaggio ed al patrimonio storico ed artistico, grazie ad una proposta di legge costituzionale di cui è primo firmatario Francesco Colucci di Forza Italia. La proposta di legge costituzionale, che mira ad una modifica del secondo comma dell'articolo 9 della Costituzione, è stata presentata da Colucci alla Camera solo qualche giorno fa, ma ha già raccolto circa 150 adesioni di deputati di tutti gli schieramenti. Visto il sostegno bipartisan finora incontrato, la proposta potrebbe avere un iter abbastanza breve. Un'iniziativa, quella di inserire la tutela della dignità degli animali tra i dodici principi fondamentali della Costituzione, che segue gli orientamenti dell'Unione europea e, in particolare, la riforma della Costituzione federale tedesca del luglio del 2002. In quella occasione la Germania ha assegnato, nell'articolo 20-a, all'azione dello Stato, «per la sua responsabilità verso le future generazioni, la finalità di tutelare i fondamenti naturali della vita e gli animali mediante l'esercizio della potestà legislativa, amministrativa e giurisdizionale». «Il riconoscimento e la tutela della dignità degli animali in quanto "esseri senzienti" e non semplici prodotti da utilizzare - si legge nella relazione alla proposta di legge - costituiscono ormai un valore fortemente condiviso e difeso dalla maggior parte dei cittadini italiani». (...).[12]
Si noti, per ora, il passaggio in cui si cita l’adesione bipartisan di 150 deputati di tutti gli schieramenti e lo svincolo oggettivo da quella che è la tradizionale e fondamentale categoria politica “Destra/Sinistra”. Una tale misura potrebbe generare una legislazione specifica e dedicata. Va detto comunque che finora lo Stato non ha atteso la dichiarazione di principi fondamentali per generare norme particolari. Esiste una legislazione non ricchissima, ma che è destinata a coprire progressivamente tutte le condizioni di trattamento degli animali.
norme per la protezione degli animali da reddito, come suini, galline ovaiole, vitelli, manzi;
norme per la protezione degli animali durante il trasporto;
norme per il benessere degli animali da pelliccia durante la permanenza nelle gabbie;
norme generali per la protezione dei cosiddetti “animali di affezione”;
infine una norma generalista e “molto avanzata” (secondo alcuni) di protezione degli animali.
E’ possibile chiedersi se tale movimento non sia il frutto di un’aria che si respira a livello europeo. In effetti molte delle misure ipotizzate o realizzate sono ispirate dalle direttive dell’U.E. e quindi è legittimo dedurre un sentire collettivo che travalica i confini nazionali e forse nasce prima altrove. Ma questo è un motivo per dispiacersi? Semmai è doveroso rallegrarsi quando le iniziative fioriscono.
L'UNIONE EUROPEA VARA IL PASSAPORTO PER CANI E GATTI L'Europarlamento ha dato il via libera definitivo all'introduzione nei paesi dell'Unione Europea al passaporto per gli animali domestici, che così potranno spostarsi abolendo tutta una serie di adempimenti burocratici. Nel passaporto verrà indicata la vaccinazione contro la rabbia (unica profilassi obbligatoria) e il numero di microchip che dovrà corrispondere a quello impiantato sotto la cute dell'animale. L'uso del microchip, prevede l'Europarlamento, dovrà essere adottato da tutti gli stati membri entro 8 anni.[13]
Oppure altri progetti di legge tra cui due sulla Pet Therapy, ovvero l’uso degli animali come mezzo di supporto terapeutico in una serie di disturbi umani: non sono misure che preludono al riconoscimento anche istituzionale di una relazione di reciprocità? La possibilità di detrazioni fiscali per le spese veterinarie non prefigurano l’inizio di un vero allargamento del welfare? L'impegno alla liberazione dei “cavalli riformati” (cioè dimessi dall'Esercito) dal destino triste del macello promesso a suo tempo dal Ministro Martino come riconoscimento dovuto a fedeli servitori dello Stato, non testimonia inedito interessamento?
Naturalmente il fervore degli organi centrali del Paese, non può non influenzare gli enti periferici dello Stato. E allora ecco amministrazioni comunali che istituiscono uffici per i diritti degli animali, consigli comunali e regionali che approvano mozioni antivivisezioniste, assessori che combattono e vincono la loro battaglia affinché le proprie amministrazioni garantiscano la dovuta vigilanza di cura e di rispetto dovuto agli animali. Due esempi tra i tanti.
Varato a Collegno regolamento sulla dignità degli animali. Oltre a maltrattamenti e abbandoni, vietati esposizioni e circhi. Per fare in modo che gli animali non facciano più una «vita da cani». Con questo intento, il comune di Collegno si prepara a varare un regolamento ad hoc, che ha come obiettivo proprio la loro tutela e benessere, affinché tutti, non solo i proprietari, ne abbiano cura e rispetto. A promuoverlo, spinto anche dalle diverse associazioni presenti sul territorio, l'assessore Gianni Pesce. Tutto per garantire loro un'esistenza sana e dignitosa. Numerosi i punti esaminati: dal maltrattamento alla raccolta degli escrementi, dai combattimenti alla vendita. E tra questi anche uno che vieta l'uso di animali per mostre o spettacoli a fini di lucro. Insomma, Collegno sarà zona off limits per i circhi e per le esposizioni.[14]
Un ufficio per i diritti degli animali. Tivoli, è il primo progetto a livello nazionale che riunisce più comuni. Nasce l'Ufficio per i diritti degli animali nella IX Comunità Montana. E' il primo progetto a livello nazionale che riunisce più comuni, in questo caso i 18 centri dell'ente locale, mirato alla salvaguardia degli amici a quattro zampe ma anche di animali selvatici. L'ufficio, localizzato nella sede della Comunità Montana di Tivoli, ha il compito di promuovere, organizzare e divulgare una serie di iniziative mirate alla tutela delle bestie ed a combattere il randagismo. Ma svolgerà anche la funzione di "sportello di ascolto" contro i maltrattamenti, suggerendo i provvedimenti da adottare.[15]
Poi la famosa legge antivivisezionista approvata nel territorio della regione Emilia-Romagna (1 agosto 2002), primo caso in Italia avvenuto sulla scorta del movimento contro Morini, il famoso allevamento di cani destinati alla sperimentazione [16]. Non si tratta di cose da poco. Lo dimostrano le personalità che si muovono in queste occasioni. Ad esempio, alla inaugurazione del “parco-canile” di Recanati, inaugurato dopo una serie di vicissitudini che avevano messo in forse l’iniziativa di alcune associazioni, sono stati annunciati: un Assessore alla Sanità della Regione Marche, un Direttore Generale dell'ASL locale, la Delegata alle Questioni Animali per il Comune di Recanati, il Presidente Onorario Nazionale dei Verdi, il Copresidente dei Verdi Europei nonché - Parlamentare e Membro della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati, il Responsabile Nazionale per i Rapporti con le Istituzioni della LAV, e infine un giornalista RAI - TV specializzato nella denuncia dei maltrattamenti sugli animali. Può, un tale corteo di personalità, mobilitarsi se la causa di tale mobilitazione non investe il perfezionamento morale del consorzio civile?
La visione dell'animale come macchina priva di sensibilità il cui dolore può essere accettato in quanto semplice manifestazione reattiva a un complesso di stimolazioni esterne non gode più del potere assoluto, anche se purtroppo continua a sussistere. Si è affermata, almeno in certi ambienti, una visione alternativa ed equilibrata della questione.
Il Manifesto Europeo per i Diritti degli Animali ideato e diffuso dal CARE (Cooperation for Animal Rights in Europe) dichiara:
"L'etologia e la neurofisiologia comparata evidenziano che sofferenza, gioia, amore, coscienza di sé, altruismo, comunicatività, capacità di analisi e risoluzione dei problemi, creatività, eredità culturale non sono caratteristiche esclusive della specie umana e che, anzi, in certi casi, alcune di esse si possono riscontrare persino con maggiore evidenza in individui appartenenti ad altre specie."
Il manifesto presenta riconoscimenti scientifici da sempre negati, persino più rilevanti di quelli necessari per giustificare atteggiamenti di rispetto verso gli animali. Si dichiara che l'etologia e la neurofisiologia comparata rilevano delle strutture cerebrali pressoché simili e quindi capaci di produrre fenomenologie dolorose o gratificanti assolutamente paragonabili in tutti gli animali superiori (umani e non). E non solo fisiche, ma anche psicologiche.
Ma non basta! Infatti vengono posti all'attenzione altri aspetti come amore, coscienza di sé e altruismo che già prefigurano un ente con una struttura emozionale evoluta. Poi l'aggiunta di "comunicatività, creatività, capacità di risolvere problemi e eredità culturale" costituiscono facoltà tuttora considerate appannaggio esclusivo dell'uomo. Si tratta di dichiarazioni qualificate e determinanti che devono essere salutate confidando in future azioni coerenti.
In effetti, da molto tempo appaiono studi che offrono spunti e analisi piuttosto interessanti. Negli ultimi anni sono apparsi libri divulgativi a firma di bravi specialisti ricchi di descrizioni di comportamenti che sorprendono per l'altruismo osservato in scimmie, balene, delfini. Animali capaci di esprimere atti complessi in cui si riconoscono indubitabili tratti di moralità. Scimmie che litigano e poi si riconciliano baciandosi e tenendosi per mano; altre che proteggono conspecifici con handicap; altre ancora che mostrano procedimenti educativi verso la prole. E poi storie documentate di elefanti che adottano strani riti funerari; elefantini che non dimenticano il luogo in cui hanno perso il genitore; orche e delfini che si dispongono in cerchio intorno a compagni feriti [17]. Insomma un campionario di atti che mostrano la capacità animale di adottare la prospettiva di un conspecifico per intervenire in suo favore o per instaurare relazioni sociali evolute.
Jeffrey Moussaieff Masson, uno psicoanalista che ha abbandonato la professione per dedicarsi all'etologia arriva persino a invertire i luoghi comuni più resistenti. In una intervista infatti afferma:
"Dal punto di vista emotivo siamo molto simili. Anzi, di fronte all'opacità dei sentimenti umani sta l'assoluta chiarezza delle emozioni animali. Forse hanno anche una capacità superiore di sentire. Se pensiamo solo ai nostri cani, non possiamo non domandarci se loro non siano capaci di essere sia più gioiosi che più profondamente abbattuti di quanto non lo sia mai stato un uomo."[18]
Altri ricercano soluzioni diverse per giustificare rispetto e diritti, non mancando di estendere paradossalmente acquisizioni dal mondo animale alla nostra specie.
Per quali motivi dobbiamo aver riguardo della diversità? Il rispetto degli altri dipende dal fatto che essi condividono con noi alcuni principi e caratteristiche, oppure trae origine proprio dalla loro disuguaglianza, dal fatto che non sono come noi? Secondo il classico principio kantiano di benevolenza siamo tenuti a rispettare e aver cura di un "prossimo" che condivide con noi un nucleo di principi umani. Ma cosa succede se questo prossimo è molto diverso da noi o se lo giudichiamo tale? Sino a che punto la diversità è un valore? Nel porre questi interrogativi sto dilatando un tema che è al centro del nuovo bel saggio di Felice Cimatti, “La mente silenziosa. Come pensano gli animali non umani (Editori Riuniti)”. La tesi è che non bisogna cadere nell'errore di chi ritiene che gli animali vadano difesi perché simili a noi; al contrario, essi vanno rispettati proprio perché non sono come noi. Come si vede, questo principio non riguarda soltanto la filosofia di fondo dei movimenti animalisti ma una filosofia della natura basata non tanto sull'antropocentrismo e sul principio di somiglianza quanto sul valore della diversità, un valore che non riguarda solamente il rapporto tra noi e gli altri animali ma anche il nostro modo di guardare agli altri, alle varie forme di diversità biologica, sessuale e culturale che caratterizzano la nostra specie. [19]
In ogni caso si converrà che questa esplosione di titoli, ricerche, saggi testimonia, indipendentemente dalle posizioni di scuola o di specializzazione, un nuovo interesse destinato a rafforzarsi nel tempo. Non è forse vero?
Vi sono due altri aspetti che non possono essere tralasciati e che appaiono segni di una crescita morale degli italiani nel loro rapporto con gli animali. Anzi, si tratta di aspetti determinanti rispetto ai quali, quelli precedenti, devono essere considerati semplici contorni. Si tratta del vegetarismo, al quale sembra che il popolo italiano si rivolga con sempre maggiore determinazione, e, soprattutto, l’esplosione del numero degli animali esistenti nelle case. Infatti, cosa rappresentano le manifestazioni culturali, le notizie su canali televisivi, su quotidiani e periodici, le iniziative legislative e istituzionali, le stesse scoperte scientifiche se non il contorno delle forme di vita materiali che un popolo assume e fa proprie? Per questo occorre esplorare le due manifestazioni concrete che abbiamo lasciato per ultime.
Il vegetarismo, ovvero la disposizione ad abbandonare l’alimentazione carnea, è difficile contestarlo, rappresenta uno degli indicatori più rilevanti del rispetto di un popolo per gli animali. I Jaina, per esempio, sono la popolazione di una regione dell’India che rispetta in modo rigoroso il vegetarismo. L'adesione senza eccezioni a una dieta priva di carne è strettamente intrecciata alla repulsione verso ogni forma di violenza; gli aderenti a questa religione non si muovono se non con una circospezione minuziosa sul punto in cui mettono i piedi per non calpestare gli insetti. In effetti, chi ama gli animali e poi li mangia dà mostra di una incoerenza di fondo appena attenuata dall’inerzia psicologica e sociale che induce a trascurare il legame esistente tra cibo e l’essere vivente che lo fornisce. Bisogna ammettere che si tratta di un legame molto occultato, almeno finché qualche persona o qualche evento traumatico non provvedono a segnalarlo. Quando ci si ciba con “la fettina”, ci si pone forse il problema dell'allevamento, della sofferenza dei bovini e della mazzata finale? Nella percezione del consumatore la fettina non è una parte di animale. Può sembrare strano, ma chi mangia carne o la cucina non pensa mai, se non accidentalmente, alla carne come materia derivata dall'animale[20]; e anche quando questo accade, per via di un condizionamento eteronomo, sicuramente fa fatica a immedesimarsi sulla sua sofferenza. Tuttavia, nel momento in cui la relazione tra carne e sofferenza si disvela, dovrebbe essere chiaro che, almeno per chi dice di amare gli animali, la dieta vegetariana diventa semplicemente un obbligo. In realtà questo non accade per i motivi complessi accennati, ma resta il fatto che la crescita della popolazione vegetariana può rappresentare un passo importante verso il rispetto totale delle varie forme del vivente. In Italia, secondo fonti EURISPES, il 5% della popolazione è vegetariana. Considerando una popolazione di 58 milioni di persone, significa che esistono quasi tre milioni di vegetariani. Non è poco, tanto più che viene valutata una continua tendenza alla crescita (la stessa ricerca aveva individuato nel ’99 1,5 milioni di vegetariani). Secondo una studio che dovrebbe essere caratterizzato da una impostazione scientifica, i vegetariani in Italia saranno nel 2050 ben 30 milioni [21]. Di fronte a numeri come questi, dove più importande del valore attuale è il numero che esprime tendenza, si può dire che si stia prefigurando all’orizzonte una autentica rivoluzione.
La scelta di condividere la propria esistenza con un animale sembrerebbe un fenomeno ancor più significativo. Diventare vegetariani implica uno sforzo di astrazione. Invece, il contatto diretto con l’animale dovrebbe predisporre all'empatia per sintonizzarsi con le manifestazioni di una esistenza così lontana dalla nostra. In effetti pare proprio che ciò accada. Sembrerebbe sostenere queste importanti convinzioni, un dossier realizzato dalla società Irisme (L’Irisme Consulting, Istituto di Ricerca Sociale e di Mercato) e commissionato da “Il Salvagente”, periodico dei consumatori.
In Italia vi sarebbero circa 43 milioni di animali di affezione in circa 8,5 milioni di famiglie[22]. Si può dire che quasi un abitante su due viva in prossimità di un animale domestico. I cani e gatti sono entrambi stimati sui sette milioni, i primi per eccesso e i secondi per difetto. Per raggiungere la cifra globale dichiarata occorre fare un bel salto. In effetti cani e gatti sono ampiamente superati da altri animali: gli uccelli e, con lo sviluppo dell’acquariofilia, i pesci. In totale questi animali entrano nelle nostre case per un totale di 26 milioni di individui! A questi seguono, ben distanziati ma in crescita, roditori e rettili. L’estensione dell’interesse che induce a estendere l’attenzione a nuove specie, uscendo dal classico binomio cane-gatto, non dimostra che la società urbana è definitivamente cambiata rispetto alla disattenta civiltà contadina?
Si consideri che rispetto alla società della campagna, la società urbana ha sviluppato in notevole grado, non solo il possesso di animali, ma anche la cura e la dedizione se si considerano le spese occorrenti per cibo, farmaci, cosmesi, accessori, veterinario, e pensione (per le vacanze del padrone). Si tratta di una quantità di denaro impressionante:
La spesa degli italiani per il sostentamento e le cure rivolte ai propri ospiti, si aggira intorno ai 6,4 miliardi di Euro (4.605 milioni di euro per l’alimentazione e 1.783 per spese veterinarie e farmaci). Considerando l’indotto (per intenderci l’industria degli accessori, i servizi, il trasporto, ecc.) a questa cifra si devono aggiungere altri 1.180 milioni di Euro. A conti fatti, in Italia per gli animali si spenderanno nel 2002 7.568 milioni di Euro, circa 14.540 miliardi di lire! Una cifra incredibile, ma frutto di stime prudenziali e dalla quale sono escluse del tutto le spese per l’acquisto (nel mercato legale o in quello sommerso) degli animali, i costi indiretti (teli copri divani, sedie usate per “farsi le unghie”, ecc.) e in gran parte le spese straordinarie (recinzioni, ecc.): voci che se aggiunte alle altre porterebbero verosimilmente a sfiorare i 10 miliardi di euro (quasi 20.000 miliardi di lire) di spesa annuale complessiva per gli animali domestici in Italia.[23]
Il frequente ricorso al veterinario (l’85% dei proprietari di animali vi fa ricorso almeno una volta all’anno, ma la media è molto più alta), le spese per assicurare una condizione di salute soddisfacente, sono elementi inequivocabili che attestano una dedizione totale ai piccoli amici entrati nelle case con il miglioramento delle condizioni di vita. Di nuovo è d'obbligo il confronto con la civiltà contadina, con la sua disattenzione alla cura e al cibo, e proteso a un rapporto sempre finalizzato a interesse funzionale. Se questo non bastasse per confermare la tesi, è possibile concludere queste brevi note con un dato inequivocabile: l’89% dei proprietari, alla richiesta di caratterizzare il tipo di rapporto posseduto con il proprio animale, ha richiamato aspetti assai eloquenti: concessione e ricevimento di affetto, piacere ad osservarlo, disponibilità di compagnia. Occorre osservare che la nuova dizione introdotta dalla legge nazionale 281/91 (animale di affezione) rispetto alla vecchia espressione impiegata nel linguaggio comune (animale da compagnia), trova giustificazione anche nelle espressioni preferite dai possessori di animali (50% contro 30%). Insomma si può concludere che il Legislatore, provvedendo a codificare la relazione umano/animale, ha correttamente interpretato la tendenza dei detentori a vedere nell’amico di casa un polo importante di una nuova relazione affettiva.
Note
[1] Il Giornale di Brescia - 24 marzo 2003 – Luigi Gorini: “Ex ministro inglese preoccupato per la sorte degli animali nello zoo di Baghdad”,
[2] www.animalieanimali.it - 16 gennaio 2003 – “Gatto ferito diventa star su Internet”
[3] Comunicazione del "Gruppo Bairo", 27 Apr 2003 da Il Nuovo – 26/4/2003 – “Il gatto con gli stivali”
[4] L’Unità – 21 agosto 2002 – Michele Serra – “In memoria della foca Gaston”.
[5] La Nazione Umbra – 24 marzo 2003 - Giovanni Camirri – “Commovente storia di solidarietà canina”
[6] www.animalieanimali.it - 19 luglio 2002 – “Il coraggio di Mamma Gatta”
[7] Il Messaggero – 29 settembre 2002 – Massimo Martinelli: “Trippy, la cagnetta uccisa due volte”
[8] Notizia segnalata nella mail list di animali@peacelink.it - 23 aprile 2003
[9] Termine utilizzato nella trasmissione RAI “Leonardo” – 29/04/03.
[10] Comunicato dell’Ufficio Stampa LAV 20 Giugno 2002
[11] IL Resto del Carlino – 17 aprile 2003 – Silvano Clappis: “E’ arrivato l’ospedale per i cani”
[12] La Gazzetta del sud – 23 febbraio 2003 – Francesco Bongarrà: “Progetto di legge. Pronta la tutela dello Stato per la «dignità degli animali»”
[13] ENPA – 11 Aprile 2003 – Notizie Newsletter dell'Ente Nazionale Protezione Animali
[14] Da La Stampa web – 3 aprile 2002 – Patrizio Romano: “Varato a Collegno. Regolamento sulla dignità degli animali”
[15] Da Il Messaggero – 18 aprile 2003 – Caterina Ciaravella: “In difesa di Fido”
[16] Tale legge è stata poi giudicata anticostituzionale dalla Suprema Corte nel giugno del 2004, ma l’esposizione del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ad una inevitabile sentenza della Corte Costituzionale non rappresenta forse un fatto di importanza storica?
[17] Interessanti, a questo proposito i due testi: F. De Waal, "Naturalmente buoni", Garzanti e J.M.Masson, "Quando li elefanti piangono", Baldini & Castoldi
[18] L'Unità, 22/10/96 – Intervista di Bruno Cavagnola a J.M.Masson ("Il patto animale")
[19] Il Manifesto, 18/6/2002 – Alberto Oliverio: “Il confine linguistico tra uomini e animali”
[20] E' interessante, a questo proposito, un esempio pertinente preso dalla psicologia buddista della percezione. Riporta il Visuddhi Magga: "..il macellaio .. non perde la percezione 'mucca' finché non l'ha squartata e divisa in pezzi; ma quando l'ha divisa e sta lì seduto per venderla, perde la percezione 'mucca' e sorge in lui la percezione 'carne'". (cit. in: P. Confalonieri, La saggezza che libera, pag. 133, Mondadori.)
[21] Repubblica – 9 ottobre2002
[22] Questi dati e quelli seguenti nel paragrafo sono tutti di fonte Irisme Consulting e si riferiscono a una ricerca sugli animali di affezione effettuata nel 2002.
[23] Fonte: Irisme.