Fuori serie!

E' triste vivere dai proventi dei visitatori. [?]

Di
Balducci Maurizio
(cacciatore)





Reazionario, paranoico
o soltanto cacciatore?

Il giorno 29 Gennaio 2003 riceviamo un messaggio di un magnifico cacciatore, un certo Maurizio Balducci. E' la prima volta che riceviamo uno scritto dall'altra sponda e questo ci ha indotto un certo fremito.

Ci siamo posti il problema: ma tal signore è un reazionario? La prima frase sembrava avvalorare l'ipotesi. Quindi abbiamo letto l'ultima ed ecco l'impressione di trovarsi di fronte a un paranoico (già il titolo incomprensibile...). Poi, ragionando meglio, abbiamo compreso che, tutto sommato, era semplicemente un cacciatore.

Ma inquadriamo bene la questione. Filippo Schillaci, un caro amico che stimiamo come pochi e che ha prodotto alcune cose notevolissime per il nostro sito, scrive un giorno su www.gondrano.it un articolo brillante e tragicamente attuale (Il parlamento-mattatoio, la dittatura venatoria e quei morti di cui non si deve parlare) che offriamo per permettere al lettore di comprendere i risvolti delle righe che verranno. Il Nostro non comprende una banale verità, e cioè che Gondrano è proprio il sito di Filippo Schillaci, e così si mette a cercare disperatamente per tutto il web l'indirizzo elettronico dell'estensore. Ad un certo punto si imbatte in R.A. E trovando saggi e racconti di Filippo mette in moto la logica: “se il tuo nome compare in R.A., vuol dire che appartieni a R.A.” Perfetto sillogismo da Sherlokko. Inutile precisare che è un ragionamento a pera senza fondamento.

E' così... giù a elaborare linguaggio e argomenti che delizieranno voi, lettori, che per ventura avete aperto 'sta pagina. Godetevela!

Ahh... un momento ancora... Come il lettore constaterà, Rinascita Animalista è definita “cloaca”. Il signore si è sbagliato: è un magnifico sito animalista. Naturalmente comprendiamo bene come, ritenendola tale, abbia provato una irresistibile attrazione fatale.

Frunze

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Il parlamento-mattatoio, la dittatura venatoria e quei morti di cui non si deve parlare...
Anno di pubblicazione: 2003 - © di: Filippo Schillaci

Meno male che se n'accorge di scrivere al limite dell'eccesso. Stia tranquillo, lei non corre nessun rischio perché siamo in una democrazia, altrimenti come tanti suoi simili, se ne guarderebbe bene nell'affermare ed esternare certe sue idee. Parla di lotte ambientaliste cinquantenarie, ma sa cosa sta dicendo, una casetta di minchiate o se preferisce cazzate. Nel 1953 la parola Ambiente si può dire che non la menzionavano nemmeno quelli della Crusca, figuramoci il popolo italiano, dove la guerra gli era finita da 9 anni ed esisteva ancora il problema di scegliere se pranzare o cenare.Chi smosse per fini propri ed attirare consensi per l'ambiente (ignorante che non è altro) fu Pannella, che ottenuta la benedizione (e la vittoria) di una parte dell'Italia per il divorzio e l'aborto (a mio avviso ambe due giusti e sacrosanti) si girò intorno come per dire:ed ora cosa proponiamo per seguitare? Ah ci sono i cacciatori e i poveri animali, lottiamo e facciamo lottare per abolire la caccia. Cosi grazie a lui si formarono le prime fazioni ambientaliste, i referendum, l'abolizione del porto d'armi ecc. ecc. il resto é storia recente.Vi sta tanto a cuore la proprietà degli agricoltori, noi però da due anni sentiamo soltanto voi strepitare a loro difesa, in tanti anni non hanno mai fatto dimostrazioni o girotondi sotto il parlamento per abolire il tanto famigerato 842, certo non nascondo che qualcuno lo vorrebbe abolito, ma a sentir voi, sembra che ci sia l'unanimità.Mi scusi, parla dello scandaloso reato penale, che si vorrebbe sostituirlo con una semplice multa, ma non sono i suoi amici ,Pecorari in testa, a volere l'indulto o l'indultino? Non stanno facendo la questua nelle carceri (per voti futuri vicini e lontani) per tirar fuori una parte dei loro "abitanti"? Io che per sbaglio dovessi entrare per soli 50 metri in un Parco (perché i cornuti che lo gestiscono non lo tabellano) o sparare ad un piccione, (vietato per legge) subisco una condanna penale con strascichi al casellario giudiziale, una persona che delinque contro la società, magari rapinando o scippando si manda a casa. Poporzionalmente parlando non fa una grinza! Parla delle ns. morti e fa bene, sono le nostre, le piangiamo noi, chi pratica la caccia  sa ai pericoli a cui va incontro; se poi capita colui che non centra niente (ed è una RARITA´) lo consideri come un increscioso e deplorevole incidente che non dovrebbe accadere e dove purtoppo ANCHE in altri sport (che  per vs. comodo non denunciate mai  sapete solo la montagna quest´anno quanti morti ha fatto? Le vada a ricercare.) accade , tra chi lo pratica e no. Parla di partiti filo caccia, ma perché non ci sono quelli filo verdi che da vent´anni e più hanno governato il ns. paese? Esistete perché esistiamo noi; per tutti questi anni con la scusa degli uccellini e dei cacciatori vi siete INGRASSATI, ci fate campare bene un partito in Italia e all´estero, varie associazioni ambientaliste, tramite leggi e leggine create a pennello da voi.Contesta tanto i DS, ma la legge 157/92 chi l´ha fatta se non loro per accontentare l´irrequieto bimbo viziato ambientalista? Ora lei e tutti quelli come  lei, vi permettete di sputare nel piatto, che per lustri ha saziato il vs. elefantiaco appetito? Si vergogni e usi il suo sito per informare veramente, non  per scrivere menzogne provenienti da una mente oltranzista e fallimentare.

Balducci Maurizio

P.S. su
www.gondrano.it, non hai il coraggio di metterci l'indirizzo di posta, ma ti ho trovato ugualmente, appartieni a Rinascita Animalista, ecco spiegato da che deriva questo tuo odio. Le ho provate tutte sul motore di ricerca, alla fine mi rimanevano solo le varie cloache e ho fatto centro.

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Ed ora la risposta di Filippo Schillaci


Un manifesto di “cultura” e “tradizione”

Caro Aldo,

e così è toccato a voi di Rinascita Animalista beccarvi le contumelie destinate a me. Ben vi sta, così imparate a intrattenere rapporti con figuri loschi (nonché oltranzisti e fallimentari) come il sottoscritto.

Nel leggere la letterina di questo gentile signore mi è innanzi tutto tornata in mente una dichiarazione dell’ANUU Migratoristi del 10 aprile 2002 la quale in occasione delle manifestazioni anti EXA di quei giorni invitava i cacciatori a dimostrare “di quale patrimonio di tradizione e cultura sia portatore il mondo della caccia”.

Bene, siamo adesso di fronte a un qualificante documento di (e monumento a) cotanta “tradizione” e “cultura”.

E nel leggerlo mi sono ovviamente domandato se vi fossero in esso gli estremi per una risposta, ma a lettura conclusa mi sono accorto che non c’era in realtà nulla a cui rispondere.

Concepisco il confronto come una contrapposizione di argomento contro argomento ma in questa colata di grossolanità (e non mi riferisco ovviamente alla approssimativa forma grammaticale ma proprio ai contenuti) se c’è una cosa che non sono riuscito a trovare è proprio un argomento degno di questo nome. Tutto ciò che leggo nelle parole di costui è soltanto la sua furiosa smania di continuare a far uso del proprio fucile ovunque e comunque, costi quel che costi a sé e agli altri.

Il che conferma una mia, se vuoi preconcetta ma tutt’altro che campata in aria, opinione: che chi ritiene cosa normale aggirarsi armato per boschi e campagne (ivi comprese le altrui proprietà) sparacchiando a proprio piacimento, vale come interlocutore per ogni altro essere umano quanto la grandine per l’agricoltore.

Ci sono tuttavia alcuni punti in questa lettera che sollecitano, se non una risposta, quanto meno delle riflessioni.

Il primo di essi è l’uso di uno stesso termine, “sport”,  per due cose quali l’alpinismo e la caccia fra le quali esiste un divario gigantesco di valore, rispettabilità e nobiltà.

Intanto enunciamo quella che è la caratteristica qualificante di una attività che possa chiamarsi sportiva: il confronto ad armi pari con l’avversario. La lealtà insomma. Oppure il mettere alla prova se stessi quando, come nel caso dell’alpinismo, l’avversario è una entità inanimata come la montagna. E’ questo, e null’altro, ciò che rende nobile uno sport. L’alpinista che affronta quell’avversario di tutto rispetto che è una parete rocciosa o un ghiacciaio lo fa contando unicamente sui propri mezzi, sulla propria preparazione fisica, sulla propria perizia.

Guardiamo ora il cacciatore: non l’immaginario Sandokan salgariano che va a caccia di tigri armato di scimitarra (e che dunque si confronta davvero con l’avversario ad armi pari) ma lo scialbo e purtroppo ben reale cacciatore nostrano che va a caccia di uccelletti armato di fucile o che, quando si rivolge ad “avversari” capaci di impensierirlo - vedi la caccia al cinghiale -, non sufficientemente rassicurato da quel non trascurabile vantaggio che è la capacità di colpire a distanza che gli viene dal possesso di un’arma da fuoco, si rannicchia pavidamente nella protezione del branco formando veri e propri squadroni della morte di dieci, venti o più individui armati che organizzano nei boschi autentiche azioni di guerriglia affinché uno e uno solo, il massacro senza scampo dell’avversario posto sistematicamente, premeditatamente in condizioni di schiacciante inferiorità, sia l’esito del confronto “sportivo”.

Ecco dunque che possiamo ora vedere quanta distanza ci sia fra alpinismo e caccia: mentre il primo è virile (a molti sostenitori della caccia questa parola piace molto, e dunque usiamola) virile, dicevo, ed elegante prova di valore, la seconda è effeminata e sciatta esibizione di vigliaccheria. La caccia dunque sarebbe uno sport? Direi piuttosto che ne è l’esatta negazione. Nemmeno la parodia,  o la sanguinaria degenerazione. No, proprio la negazione, e nient’altro.

Un altro punto che merita riflessione è quello in cui viene affermato che i morti per incidenti di caccia non sono affar nostro perché a morire sono soprattutto cacciatori. Che a morire siano soprattutto i cacciatori è banalmente ovvio poiché è autoevidente che le prime vittime di una attività ad altissimo rischio siano proprio coloro che la praticano. Per fare un esempio, i primi a morire per l’incidente di Chernobyl non dubito che siano stati proprio coloro che lo provocarono; ma questo deve indurci a ritenere trascurabile dettaglio ogni altra conseguenza di quell’episodio? Seguendo il nostro cacciatore evidentemente dovremmo ritenere di sì. Ma rileggiamola adesso nella sua totalità la frase su cui mi sto soffermando: “Parla delle ns. morti e fa bene, sono le nostre, le piangiamo noi, chi pratica la caccia sa ai pericoli a cui va incontro; se poi capita colui che non centra niente (ed è una RARITA) lo consideri come un increscioso e deplorevole incidente che non dovrebbe accadere e dove purtoppo ANCHE in altri sport (che  per vs. comodo non denunciate mai sapete solo la montagna quest’anno quanti morti ha fatto? Le vada a ricercare.) accade , tra chi lo pratica e no.”

Districhiamoci nella approssimativa grammatica di queste righe, superiamo la prima epidermica impressione, ovvero che concentrare un tale coacervo di negatività in così poco spazio sia impresa difficilmente eguagliabile, e continuiamo a esaminarne i contenuti. Dell’uso fuori luogo della parola “sport” ho già detto. Poi, è banale osservare la natura goffamente mistificatoria dell’affermazione secondo cui anche “altri” sport provocherebbero vittime estranee. Mi piacerebbe sapere quali. Non vedo ad esempio in che maniera un alpinista possa mettere a repentaglio la mia vita (a meno che non riesca a precipitarmi addosso) mentre vedo bene, anzi ho visto bene (maledizione se l’ho visto!) come possa farlo un cacciatore. Ma non è ancora questo il peggio. Il peggio sono quelle poche e distratte parole che l’autore dedica alle vittime umane della caccia che con la caccia non c’entrano nulla. Vittime cui costui non ritiene di dover concedere nulla più che una sfumatira di rammarico (“increscioso e deplorevole incidente che non dovrebbe accadere”) e che comunque ritiene si debbano considerare entità irrilevanti.

Ma proviamo a fissare bene lo sguardo sull’oggetto di quel superficiale rammarico. Senza andare a riguardare ancora una volta le macabre rassegne stampa ricorderò qui a memoria i casi che mi hanno più colpito negli scorsi mesi. Fissiamo dunque lo sguardo sul letto d’ospedale su cui ha sofferto per un mese in gravi condizioni quel bambino di 11 anni che ha ricevuto una fucilata in pieno viso, fissiamo lo sguardo sul cadavere di quell’agricoltore trucidato lo scorso anno mentre lavorava all’imbrunire nel suo podere perché scambiato per un cinghiale, fissiamolo sul cadavere di quel ciclista massacrato da una fucilata in Francia mentre faceva una passeggiata in un bosco, o sul cadavere di quel bambino di 4 anni ucciso per gioco dal fratello col fucile che il nonno cacciatore aveva irresponsabilmente lasciato alla loro portata... e mi fermo qui. Soffermiamo dunque lo sguardo su queste tragedie, sull’indescrivibile sofferenza dei feriti e dei parenti dei morti, di quei feriti e di quei morti a monte dei quali non c’è altra giustificazione che il loro essere l’inevitabile “incidente di percorso” su  un cammino la cui meta è il soddisfacimento di un capriccio ferale (la “cultura” dei cacciatori) sopravvissuto fino a noi dalle profondità della preistoria (la “tradizione” dei cacciatori). E adesso, con lo sguardo ben fisso su tutto ciò rileggiamola quella frase che tutta questa sofferenza, tutte queste tragedie ci descrive come un trascurabile dettaglio, di cui rammaricarsi, certo, ma nulla di più: “se poi capita colui che non centra niente (ed è una RARITA) lo consideri come un increscioso e deplorevole incidente”. Ed ecco che ora essa ci appare con chiarezza in tutta la sua feroce e ipocrita infamia.

E per finire, piccola noticina marginale sulla mia presunta irreperibilità internettiana. Il nostro amico, oltre che maldestro nel pensiero, mi pare sia maldestro anche nell’uso di Internet. In che altro modo infatti spiegare il suo non essersi accorto che sulla home page di Gondrano c’è una ben visibile rubrica delle lettere, con tanto di link postale? E in che altro modo spiegare il suo fallimento nella “caccia” al mio indirizzo di posta elettronica quando basta fare una ricerca sul mio nome ad esempio con Yahoo per ottenere (ahimè!) alcune decine di risultati? Esilarante infine quel suo conclusivo vantarsi trionfalmente di aver fatto centro nel momento in cui mostra di aver sbagliato maldestramente bersaglio. Davvero i cacciatori conoscono 1000+1 maniere di fare emerite figuracce.

Speriamo che il nostro amico sia maldestro nell’uso del fucile quanto lo è nell’uso del pensiero e di Internet. E che sia il solo a subire le conseguenze della propria imperizia.

Se così sarà, riposi in pace. Ma per favore, non invitatemi al suo funerale. Come giustamente egli dice, le loro morti non sono affar nostro. Le loro.

 

Filippo Schillaci.

 




Data: 07/02/03

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