LA NAZIONE ITALIANA
Giovedì 6 maggio 1954.

2a pagina.

Un elmetto e una lanterna
sopra ognuno dei corpi straziati.

Nella triste classifica delle sciagure verificatesi in miniere italiane, la terribile esplosione del pozzo “Camorra” di Ribolla viene subito dopo il tremendo infortunio istriano delle miniere dell'Arsa, nelle quali, per una combustione improvvisa di polvere di carbone, ci furono centonovantatre vittime tra i minatori. (La sciagura, se non erriamo, si verificò nel 40).
qualora si voglia restringere la desolante classifica alle sciagure provocate dal grisù, allora la miniera di Ribolla sale in testa ad occupare il primo posto: un primato che, certamente, nessuno le avrebbe mai augurato.
Di questo grisù si fa un gran parlare, naturalmente, qui a Ribolla dove si è reso colpevole di una crudele strage i cui effetti si sono ripercossi nelle vicine frazioni e nelle campagne, ovunque insomma abitino gli operai delle miniere.
Tutti parlano del grisù ma nessuno sa dirvi con esattezza quale pericolo reale rappresenti, quali le difese, le precauzioni da prendere per evitare incidenti.
“E' un gas che si comporta in modo strano – dice un ingegnere – si forma quando meno lo si aspetta e non sempre le precauzioni servono a qualcosa...”; “Prende fuoco subito – dice un giovane operaio – basta che una scarpa chiodata provochi una scintilla strisciando su di una pietra...”; “Non è vero – smentisce un minatore – occorre, perché si incendi, una fiamma più duratura e consistente...”.
In realtà, come dicevamo ieri, questo nemico non basta riconoscerlo. Quando si presenta, in genere è troppo tardi per fare qualsiasi cosa. In ogni modo precauzioni che diano una certa garanzia esistono e consistono soprattutto nella ventilazione naturale o forzata delle gallerie e dei pozzi sotterranei: i ventilatori muovono l'aria e permettono il ricambio di quella viziata e fugano i gas nocivi.
Ciò dovrebbe impedire che da qualche parte il temibile “grisù” aduni le sue molecole, nel fondo di un cunicolo o di una galleria, e formi una tremenda carica potenziale di esplosivo.
Ci ricordiamo, per esempio, di aver sentito dire una volta dal sismologo faentino Bendandi che gli scoppi di grisù nelle miniere sono spesso in stretta dipendenza di mutamenti atmosferici verificatisi in seguito a perturbazioni di ordine celeste e nel gran caos delle supposizioni potrebbe aver ragione anche lui.
Presenta ancora pericoli la miniera di Ribolla?
Molto probabilmente, e tutti lo sperano, no. Ma non esiste, su questo punto, una matematica certezza. Ed è per questo che stamani non erano pochi coloro che provavano un sentimento misto di ansia e di ammirazione per gli uomini che muniti di lanterna e elmetto sono scesi con le “gabbie” nel mondo sotterraneo della miniera.
All'ingresso del pozzo di “Camorra”, una folla inconsueta: donne, bambini, vecchi, infermieri, barellieri, e poi giornalisti e fotografi, e gli autisti delle tante macchine che si sono arrampicate fin lassù.
E naturalmente agenti, carabinieri. Una folla che di tanto in tanto si apriva per lasciare il passo ai tecnici, alle autorità, ma che non perdeva mai d'occhio il cigolante saliscendi della “gabbia” il rudimentale ascensore della miniera.
Al viaggio di andata la “gabbia” portava nelle profondità squadre di minatori o carichi di travi per puntellare i soffitti delle gallerie pericolanti; al viaggio di ritorno i corpi straziati degli operai rimasti sepolti dalla frana sotterranea e ritrovati durante i lavori di scavo.
Abbiamo assistito a uno di questi viaggi di ritorno: quando l'ascensore si è fermato con un cigolio sinistro alla superficie, un lungo mormorio è partito dalla folla fino allora tragicamente silenziosa: due minatori, con i volti neri sotto l'elmetto, sorreggevano pietosamente un sacco contenente i resti di una delle vittime.
I resti sono stati deposti su di una barella e quindi l'autoambulanza li ha portati al paese dove altra folla era in attesa.
Singhiozzi, invocazioni disperate, grida di irrefrenabile dolore: questo l'epilogo di ogni ritrovamento. Ogni mamma pensa che quello possa essere il figli che manca all'appello. Spesso l'identificazione è difficile e questo rende ancora più penoso il dramma di tante famiglie.
Un dramma che ha la sua più crudele rappresentazione nel teatrino di Ribolla che è stato trasformato in camera ardente.
Diciotto bare sono in fila sotto il palcoscenico coperto di bandiere abbrunate.
Sopra ogni bara sono gli strumenti del pericoloso lavoro, gli emblemi della fatica dei minatori, l'inconfondibile divisa: un elmetto e una lanterna. Intorno ai feretri, accasciati su panche e sedie, i parenti delle vittime: che piangono in silenzio, che sopportano cristianamente, oppure che si ribellano all'ingiusto destino , che gridano a voce alta di non voler credere a questo angoscioso sogno a questo pauroso incubo. Ed ecco accorrere mani amiche, ecco farsi vive voci amiche, a consolare, a sorreggere, a distrarre se fosse possibile.

E ogni volta che una mamma, appunto, si ribella e chiama a voce alta il nome del figlio, ogni volta che una giovane sposa invoca il marito che non potrà più abbracciare, ecco che il suono doloroso rimbalza nelle pareti del piccolo teatro, e trova immediata eco nelle voci di altre madri, di altre spose, altre sorelle. Si leva, alto e drammatico, impressionante oltre ogni dire, il coro dei lamenti funebri. Si pensa che nessuno, mai più, in quel teatro, su quel palcoscenico, riuscirà a far sorridere la gente di Ribolla.

GIORGIO BATINI.

Altre quattro salme
riportate alla superficie.

A tarda notte, dopo numerosi sforzi, le squadre che lavorano nel pozzo “Camorra” hanno potuto recuperare altri quattro cadaveri, orribilmente straziati, che sono stati pietosamente composti nella camera ardente di Ribolla.
Due cadaveri sono stati identificati per quelli di Primo Sebastiani, da Sassofortino, e di Santo Ferrara, da Roccatederighi.
Degli altri due, non è stata finora possibile l'identificazione.
Con queste, le salme recuperate sono complessivamente ventidue.
I corpi di altri venti minatori dovrebbero essere ancora nell'interno della miniera. Le squadre di soccorso si stanno avvicinando all'epicentro dello scoppio.
Ha cessato di piovere; le operazioni di soccorso continueranno febbrilmente per tutta la notte.

- Per gentile concessione di Roberto Calabrò.-