Enrico Stoppa
Nacque il 18 luglio 1834 da
Benedetto e da Marianna Giovannetti, a ventidue anni, nel 1856, uccise
il norcino Gaspero Buoncristiani per derubarlo. L'anno precedente, per fare dispetto alla famiglia con la quale era in continuo dissidio, aveva condotta all'altare una prostituta, Ottavia Capacci. Lo arrestarono insieme con il cugino Bernardino, ma furono costretti a rilasciarlo per mancanza di indizi attendibili. In realtà i testimoni preferirono tenere la lingua in bocca per non incorrere nelle sue vendette. Sospettando che questo o quello possano essere stati i confidenti della polizia, iniziò a commettere una serie così fitta di sequestri, di estorsioni, di omicidi da gettare la gente del paese e delle campagne circostanti nella più profonda costernazione. Uccise, in sei anni, una decina di persone. |
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Nel 1860 gli misero alle
calcagna l'intero contingente militare di Grosseto. Ma
"Righetto" abbandonò il teatro delle sue gesta dopo aver
scritto al prefetto circa l'inutilità dei suoi sforzi per catturarlo.
Si firmò "Il Generale in Capo delle Truppe e Macchie di Talamone".
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Alla nascita e alla
crescita dell'attività criminosa di Enrico Stoppa contribuì, in
maniera determinante, la famiglia del bandito. Il fratello Cesare, per
carattere e per tendenze delinquenziali, non gli era inferiore. Anche il
padre Benedetto uccise a bastonate un guardiano di vacche e un
bracciante temporaneamente occupato nella sua azienda. Tratto da: Alfio Cavoli, Maremma amara. Ed. Scipioni. |