CAPITOLO I

   


L’occhio era troppo stanco, le pupille iniziavano a chiudersi più frequentemente di quanto non avevano fatto negli ultimi 20 minuti.
Il buio era completo tutto intorno, e non serviva sforzarsi di tenere chiusi gli occhi per abituarli, oramai vedevano come un gatto. Una sola luce, sempre più fioca proveniva da fuori la stanza, dalla lampada ad olio che piano piano finiva per consumarsi.
Fu un soffio di vento ad accostare definitivamente la porta, che nonostante il suo continuo apri e chiudi, non avrebbe mai potuto chiudersi.
Un ramo, un piccolo ramo di pino spezzato, o forse solo una pigna, ne impedivano la chiusura. In questo modo l’aria continuava a circolare e prima o poi qualcuno si sarebbe accorto che non ero ancora tornato.
E pensare che ieri a quest’ora, saranno state le 15 circa, ero nella mia tavernetta a godermi il fresco.
Si il fresco perché da lontano, un tuono aveva spezzato il mio piccolo, privato, attimo di silenzio, ed anche quella splendida giornata di sole che accompagnava le mie vacanze..
Ricordo che le nuvole si erano affacciate minacciose su di me, o meglio si iniziarono a intravedere fra gli alberi, fra i pini secolari, che circondano la casa.
Si ero seduto in una bellissima pineta, completamente immerso nel verde, a pochi passi dal mare… ed in quel momento mi godevo il fresco nella mia tavernetta.


Anche le cicale si sono ammutolite, quelle rumorose, ma rassicuranti cicale che indicano che siamo in estate o meglio che siamo al caldo!!
Tra l’altro sembra quest’anno che abbiano imparato a rispettare la pausa pranzo. Come? In pratica si ammutoliscono… o meglio diminuiscono il rumore… proprio all’ora di cena.. o comunque tra le 19e30 e le otto e mezza…. Per riprendere disperate alle nove.
Strana la natura. Non so dire esattamente perché lo fanno, non so nemmeno se mi interessa saperlo, ma si zittiscono!.
A pranzo no… mistero.

Altro tuono.. mi sa che viene a piovere. Deve essere strana la pioggia dentro la pineta… tutti questi alberi mossi dal vento, la terra… o meglio la sabbia che traspira lasciando fanghiglia.. bleah… speriamo non piova.
Mi sa che però oggi pomeriggio il mare è compromesso… se rimane nuvolo… gita a Scansano.. oltre che per assaggiare e comprare un Morellino.. anche per visitare un borgo che ho letto essere molto affascinante.. pieno di storia, di cultura di tradizione… vi saprò dire.

Sono sempre quasi le 15.. incredibile come non passa il tempo quando non si guardano i minuti…dicevo.. l’aria si è rinfrescata, anche se non saprei dirvi quanti gradi ci sono, posso dire che non sono più di 25 o Ventisei. Anche la luce si è un po’ affievolita.. è come se qualcuno avesse messo una maglia sopra la lampadina.. insomma tra gli alberi si vede sempre il blu del cielo, qualche bianco nuvola, ma è più buio… avranno spento qualche albero. Si sentono alcuni strani uccelli, sembrano dei picchi, a sentirne il verso, o qualcosa di simile. A vederli sembrano invece dei merli, o qualcosa del genere…. Cantano.. ma il loro canto è sempre zittito dalle cicale. E quindi si mettono a cantare di notte, col buio, quando le cicale dormono, oppure in momenti in cui le cicale hanno il culo fresco e quindi non “trillano”.

E fu così che per passare il tempo, ci mettemmo ad osservare quel piccolo mucchio di sabbia crescere. Sembrava un cratere in miniatura, piccolo, perfetto, creato con tanta cura…
Erano state le formiche, operaie come non mai, avevano deciso di far prendere aria la loro casa, come noi facciamo con il nostro letto: materassi e coperte, quando li mettiamo alla finestra a prendere aria, così loro mettono fuori il “nido”… ad asciugare, a cambiare aria.
Così facendo però la piastrella accanto cominciò a muoversi e quando un bimbo ci mise il piede sopra: cadde. Fu allora che, vuoi per aiutare il piccolo, vuoi per curiosità alzammo la piastrella e facemmo caso al lavoro delle operaie.
SORPRESA: poteva mancare?.
No direte voi.. ve lo confermo. È una conferma banale, semplice e scontata, un po’ come quando stai guardando un film dell’orrore e viene aperta la porta della cantina… è normale che ci sia “il mostro” o chi per lui.. e che l’avventore muoia.
Così la stessa sorpresa è in un racconto che vuole tenere alta la concentrazione fino al culmine, descrivendo ogni più piccolo particolare, compreso il numero di formiche, il colore e la forma oltre che i vestiti del bimbo e se aveva o meno una palla o una bicicletta…. Ma qui non si tratta di una piacevole sorpresa… anzi…il contrario.. anche se a dirla tutta non è detto che piacevole abbia universalmente lo stesso significato. Ciò che per me è piacevole per un altro può essere sgradevole.
Ci sarà qualcosa che non vi piace, che so, nel cibo...
A me per esempio non piacciono le melanzane, non so perché ma non mi piacciono. Non mi piace la loro consistenza, il loro sapore, il loro gusto. Insomma non le mangio volentieri.. anzi non le mangio proprio, e quindi sai.. un racconto che descrive una cena o un invito da un amico.. insomma sei li che leggi di una tavola imbandita è all’improvviso l’autore scrive:
“…e fu per me una piacevole sorpresa scoprire che avevano preparato delle magnifiche melanzane alla parmigiana”.
Piacevole un par di palle!!!
Se l’avessi descritta io avrei detto:
“…e la delusione divenne sconforto quando scoprii che avevano preparato delle melanzane alla parmigiana”.
Ci siamo capiti… quindi ritorniamo al racconto…. Dicevo…
Sorpresa!!!!
Un fossile… forse un riccio di mare.. anzi sicuramente un riccio di mare, scoprii in seguito, chiamato “la corona del pastore”, dalla strana, misteriosa forma di un pentacolo.
Cos’è un Pentacolo?… ve lo spiego subito… è una stella a cinque punte contenuta in un cerchio.
Avete presente l’uomo di Leonardo, si proprio quello.. bene quello è un uomo dentro un pentacolo… per meglio chiarirci… una stella a cinque punte l’avete presente… si.. bene pensatela con la punta rivolta verso l’alto… così si chiama Pentagramma.. si lo so anche lo spartito si chiama pentagramma ma è un’altra cosa… dicevo, la stella da sola si chiama Pentagramma.. ma se la chiudi in un cerchio.. assume un significato completamente diverso e si chiama Pentacolo.
Per maggiori informazioni.. www.google.it… e cercate Pentacolo.. inutile che sto qui a dirvi più di quel che serve…. Se la vostra parte femminile sta bramando, non preoccupatevi è normale.. si chiama curiosità…”fatti domande e vivrai”…
Dicevamo… un fossile di riccio di mare.. fossile tanto raro quanto ricercato e pregiato, ma usato anche in stregoneria.. in magia.. a seconda di chi esercita.
È facile che un simbolo venga usato, indiscriminatamente (che parola difficile) ora da un buono ora da un cattivo. Ora dal bene, ora dal male, ora da un dittatore ora da.. si insomma... non siete stupidi… dicevo… questo riccio è particolarmente introvabile.

Il nome è affascinante: “la corona del pastore”… un nome curioso ma che stava a simboleggiare che in quel posto, in quella casa, viveva un pastore… ma non quello delle pecore, anche se a volte di pecore si tratta, un pastore di anime.
Un pastore di anime umane dedite a lui.. insomma indicava la casa del Pastore.. il tempio, ed io l’avevo affittata per le ferie!!!
A volte.. il destino è capriccioso. A volte crudele, altre volte invece si diverte a vedere come reagirai.
Bene questa volta è stato capriccioso, crudele e tentatore, poiché non potevo resistere a quel simbolo e così cominciai le mie ricerche.
Ci risiamo, il piccolo Sherlock Holmes che dorme in me si era nuovamente svegliato.
Pertanto via.. partiamo.. prima cosa.. smontiamo casa.
Solo che la casa non è mia quindi per fare tutto devo essere in grado di rimettere a posto, ovvero mi servono degli attrezzi….

Ancora non lo avete capito o forse non volete rendervene conto, ma quello che state leggendo è il racconto di un’avventura conclusa, che sto scrivendo per far si che qualcuno non faccia i miei stessi errori e per aiutare chi, un giorno, dovesse ritrovare quel misterioso Pentacolo e farsi trascinare in un incubo più grande di lui.
Ma state tranquilli, l’ho nascosto meglio di colui che mi ha preceduto, ovvero del figlio del Signore di Scansano che qui lo nascose per non essere ritrovato, quando, ancora palude, non avrebbe mai pensato che un giorno io, mentre cazzeggiavo beato tra i pini mi misi ad osservare alcune stupide formiche.

Dimenticavo sono passate le 15…. Per sempre!!!

SANNA Renato!


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