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PRG 1927
Bologna: Evoluzione dell'idea di nuovo centro storico (1899-1940)
Il primo Piano Regolatore edilizio e di ampliamento della città di Bologna venne approvato con legge 11-4-1889 N° 6020 (serie 3.) e vennero assegnati per la sua attuazione 40 anni di tempo che sarebbero scaduti il 10-4-1929.
In quegli anni di primo sviluppo industriale si era profilato come scopo di primaria importanza la necessità di delineare zone di espansione, così da lasciare in secondo piano una definitiva sistemazione del centro storico. I segni più evidenti di simili intenti furono, lo smantellamento del vallo che circondava la città vecchia e il successivo tracciamento di un viale periferico attorno ad essa.
Al di fuori le aree di espansione previste, corrispondenti a circa il doppio di quelle già urbanizzate, vennero pianificate secondo un'organizzazione a griglia, in linea con le tendenze urbanistiche del tempo. All'interno della griglia, spiccavano gli impianti della stazione ferroviaria che segnavano un netto distacco tra vecchia e nuova città. La costruzione di una serie di ponti sulla ferrovia insieme con l'abbattimento delle mura e la realizzazione di assi viari importanti che collegavano il centro verso l'esterno furono tutti tentativi di saldare questa rottura.
Nel lungo periodo di tempo trascorso dalla sua approvazione non tutte le opere previste furono completate. Alla vigilia della scadenza il Comune avrebbe dovuto rinunciare a quelle incompiute, o provvedere con una dilazione dei termini temporali per la loro completa esecuzione.
In questa ottica si inserì la variante al PRG del 1927. Questa apportò tuttavia sostanziali modifiche agli obiettivi del piano iniziale del 1889. Le scelte di fine ottocento, infatti, non erano più adeguate ai tempi.
Le condizioni sociali erano mutate; l'aumento demografico di inizio secolo aveva accentuato i problemi di ordine igienico-sanitari, di per sé già evidenti nelle vie strette del centro storico; allo stesso tempo le vie di comunicazione erano diventate insufficienti data anche l'esigenza di potenziare la rete tranviaria. Si intese, dunque, risolvere questi problemi con una serie di interventi in alcuni punti nevralgici.
Con il fascicolo E, ad esempio, si propose la sistemazione dell'isolato compreso tra piazza Vittorio Emanuele, via Degli Orefici, Piave e Drapperie che prevedeva l'allargamento di quest'ultima e la creazione di portici nel primo tratto di via Piave e di una piazzetta di contro alla chiesa Della Vita. A questo scopo, bisognava spostare la collocazione del mercato in un'area adeguata, che fu individuata nell'allargamento di via dei Giudei, e liberare la zona dalle costruzioni decadenti e malsane. L'apertura di una strada in corrispondenza di via Degli Artieri permetteva infine l'accesso da via Rizzoli alla nuova Galleria che coronava l'intervento.
Il fascicolo C invece proponeva come scopo primario la realizzazione di una via di comunicazione fra le vie Rizzoli-Ugo Bassi e via Irnerio in modo da potenziare l'asse nord-sud non sufficientemente supportato dalla sola via Indipendenza. Questo si rendeva possibile in seguito allo sventramento e al successivo riordino delle costruzioni prospicienti via, le due Torri, via dei Giudei, via Mentana e via delle Moline.
A sua volta il fascicolo G si occupava dell'allargamento di via Dei Pignattari, che tramite opportune demolizioni sarebbe stata contemporaneamente collegata a piazza dei Celestini e a piazza Galvani; in questo modo si sarebbe resa possibile la sistemazione della rete tranviaria altrimenti costretta all'utilizzo dell'ormai inadeguata via D'Azeglio.
Inoltre sottolineiamo che ogni fascicolo era corredato di uno specifico allegato (II) in cui si catalogavano sia il preventivo di spesa (a), sia la planimetria (b) e in alcuni casi il profilo (c), in quanto è evidente la primaria importanza che ricopriva anche questo aspetto.
Alla luce dell'idea di conservazione integrale di tutto ciò che potesse avere carattere storico che fino ad allora aveva quasi sempre accompagnato i maggiori progettisti, gli interventi sopra descritti si fanno soprattutto segnalare per la loro estrema forza con cui affrontarono un problema così delicato, come la riorganizzazione del centro di un'importante città italiana quale è Bologna.
Tuttavia siamo in grado di affermare che simili progetti furono il risultato di un iter di dibattiti da parte delle più grandi personalità cittadine avvenuto durante tutto l'arco di tempo compreso fra la redazione del PRG del 1889 e la sua Variante.
A tale proposito sono state rinvenute documentazioni che certificano che gli allegati sopra menzionati furono già depositati in Comune in versione definitiva con varianti eventuali negli anni 1917-1918 da parte di A. Casanova ed A. Evangelisti (estratti de Il Resto del Carlino della Sera, giugno 1923).
Un altro scritto risalente al giugno 1909, corredato anch'esso di pianta e viste prospettiche, evidenzia come le idee di dotare il centro di opere di ampio respiro abbiano avuto una articolata evoluzione non priva di contraddizioni; il PRG del 1889 infatti che già conteneva fra le sue mire l'intenzione di rafforzare ed allargare, l'asse di via Rizzoli-Ugo Bassi, nell'ambito di questo progetto, opera di A.Rubbiani e G.Pontoni, è fortemente ostacolato. I due autori si appellavano agli artisti bolognesi in occasione di una riunione amichevole per promuovere una soluzione molto meno radicale che intaccava solo marginalmente gli edifici storici presenti fra le due Torri e piazza Vittorio Emanuele II.
Sappiamo poi che tale appello non ebbe un seguito, ma esso rimane a testimoniare la fervida attività che ruotò intorno alla concezione di un nuovo centro storico.
Malgrado le intenzioni della Variante del 1927 nemmeno i progetti degli allegati C-E-G furono poi realizzati a causa di forti resistenze opposte dai privati al piano di espropriazione.
Il problema si ripresentò dunque in tutta la sua complessità in occasione del successivo PRG del '40 redatto in pieno periodo di regime; in effetti venne presentato un progetto che ricalcando l'intenzione di connettere il centro con la periferia e la stazione vista nella Variante del '27, proponeva una soluzione coerente con le necessità e le tendenze architettoniche del tempo.
Circa il nuovo mercato, si ripresero in considerazione le proposte progettuali maturate negli anni precedenti, e per collegare via Rizzoli a via Irnerio si identificò un nuovo tracciato.
L'abbandono del vecchio progetto di strada è da imputarsi principalmente a due fattori. Il primo è da attribuirsi all'ubicazione della nuova Casa del Fascio in piazza VIII Agosto dove si veniva a creare una valenza, che doveva rapportarsi direttamente col centro della città. Il rifacimento di via Artieri, come imbocco per il mercato delle erbe, lungo la via Rizzoli, e la nuova polarità lungo la via Irnerio suggerirono come strada di collegamento tra i due assi paralleli il segmento congiungente le due polarità.
Il secondo è il nuovo atteggiamento con cui il progettista si pose nei confronti del tessuto urbano preesistente, in conseguenza anche al consolidamento dei poteri politici, che permisero interventi più radicali e decisivi.
L'ipotesi progettuale consisteva nella demolizione degli edifici che si trovavano in corrispondenza di via degli Artieri; si creava così un'apertura che da via Rizzoli portava nella zona retrostante la Cattedrale di S.Pietro; qui si veniva a creare una piazza mediante la successiva demolizione dell'isolato compreso fra le vie S. Alò, Altabella e degli Albari.
Come cerniera di collegamento fra la piazza sopra descritta e lo sventramento degli isolati per la formazione del restante viale che sfociava poi in piazza VIII Agosto, si lasciava come unico elemento la torre di via S. Alò.
L'intervento proseguiva con la sistemazione di piazza VIII Agosto in cui venivano rivisti i prospetti degli edifici per uniformarli alla casa del Fascio.
L'intervento prevedeva inoltre la completa riprogettazione dei prospetti degli edifici che si affacciavano sul viale inserendo alcuni caratteri tipici del centro storico di Bologna come il portico continuo e le torri.
Quest'ultimo carattere tipologico si concretizzava nella costruzione di una torre ex novo a fianco della casa del Fascio, nell'evidenziare la presenza della torre di via S. Alò, e infine liberando la vista della torre Altabella.
Questo è ciò che si desume dall'analisi dei progetti sia del Tornelli che del Della Rocca, pressoché identici fatta eccezione per alcuni aspetti formali.
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