LE ORIGINI DE' E' RACOZ da
"La Rumâgna in
tla’ gardëla Personaggi romagnoli piccoli e grandi in graticola" di
Sanzio Zoli
Tipografia
Valbonesi – Forlì |
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All'
hotel Masini, posto di fronte alle case che furono degli orsi
e che Caterina sforza guastò,
per vendicare la morte del primo marito Jeronimo
riario, quattro avvocati e un dottore commercialista
s'incontrarono al solstizio di primavera del 1972 per fondare un
sodalizio romagnolo. L'austera
compagnia si appartò in un tavolo d'angolo della saletta riservata
dell'hotel e dal
comportamento discreto dei partecipanti, sembrava si consumasse il rito
iniziatico della Carboneria. Le
giovialità naturale di romagnoli era trattenuta in quell'angolo dalla
presa di coscienza che qualcosa di importante stava per accadere, per
cui negli occhi dei cinque commensali traspariva una strana luce che
rivelava emozione e compiacimento. Introdusse
l' avv. Dianini,
annunciando che il nome del sodalizio era stata trovato, dopo laboriosa
ricerca, che aveva visto l'esclusione del termine ‹‹Ardòta››
perché richiamava l'unione di famigliari precariamente divisi in un
unico grande nucleo patriarcale. Altro punto di discussione su cui tutti
concordarono: il sodalizio non doveva assumere alcuna forma burocratica,
neppure distribuire tessere di appartenenza, non doveva costituirsi in
associazione legalmente riconosciuta, non doveva darsi alcun statuto né
reggersi su alcuna carta o tavola di fondazione. In
sintesi, doveva essere libero come l'aria; il suo richiamo: l'interesse
e l'amore per la Romagna e
la sua gente. Il
vertice non doveva essere rappresentato da alcun presidente o primus
inter pares, perché il sodalizio doveva autogestirsi, autofinanziarsi
con l'aiuto di un coordinatore, chiamato ‹‹minestar››
(amministratore). Allo
scopo fu scartato in nome di ‹‹arzdor››
(reggitore), perché rappresentativo di un potere anche se familiare. Sull'oggetto
degli incontri ci fu un'unanimità dei consensi: approfondire la storia,
esaltare l'arte, studiare l'archeologia, i costumi, le tradizioni, il
folklore, la lingua della Romagna. L'Avv.
Dianini affrontò il primo argomento che gli stava cuore.: la
flora della nostra terra e venne a parlare del fico, enumerando
trentasei usi o utilizzi di questa pianta. Dal
più remoto, la foglia di fico, che era servita vestire, si fa per dire,
i nostri progenitori Adamo
ed Eva, proseguendo dal più
nobile degli usi, che era impartire la giustizia sotto la pianta di fico
e così passando in rassegna
la cantieristica, la carpenteria, la costruzione di mobili, si arrivava
ad enumerare i 36 utilizzi. L'Avv. Ferrante
Foschi non fu da meno, intervenne sulla fauna è particolarmente
sugli uccelli, i cui voli, diceva, nelle trasmigrazioni stagionali, per
quanto riguarda le rotte e la velocità, erano oggetto ancora di analisi
scientifiche e a foschi ci
si poteva credere, perché già a quell'epoca disponeva di una raccolta
ornitologica da far invidia ai più dotati musei europei del settore. L'Avv.
Foschi proseguì spiegando che una voce umana poteva imitare
il canto di 300 uccelli e lui era in grado di imitarne 100. Si passò
alla prova pratica e, all'imitazione del fringuello, comparve lo chef
‹‹Angioletto›› con
lo sguardo meravigliato in cerca dell’uccello che aveva cinguettato.
Silenzio al tavolo d'angolo, una ‹‹Mah
!›› dello chef al
suo rientro nel salone. Alla
sesta imitazione, non giovane cameriere piombò nella saletta, chiedendo
se si potevano acquistare richiami. Gli fu risposto che la gola dell'
Avv. Foschi non era in vendita. I
conversari si protrassero a lungo, affrontando temi che avrebbero
impegnato il sodalizio negli incontri futuri e per il successivo fu
nominato ‹‹Minestar››
l' Avv. Dianini
col compito di riferire su la ‹‹Pie’››,
piadina o piada romagnola. L'
Avv. Savorani chiese agli amici quale origine poteva avere il
soprannome ‹‹Pulò››che
portava la sua famiglia Tumidei-Savorani da oltre un secolo. Si convenne
che data la potenza economica del richiedente, il più antico antenato
era il ‹‹Ricco Epulone››
di biblica memoria. Si
arrivò alla fine del convivio e il quintetto si accomiatò salutandosi
con gli pseudonimi testé affibbiati: E
fiôl d’ Angiulì
( Avv. Michele Raffaelli) Dianini
del fico ( Avv. Antonio Dianini
). Foschi
degli uccelli o von den
vogels per i quarti di nobiltà (Avv. Ferrante
Foschi, erede delal marchesa Cavalli ). Il
ricco Epulone ( Avv. Fabrizio
Savorani). E
dutòr di nomàr ( Dott. Sanzio
Zoli promosso all'istante primo contabile con fondo cassa zero). Con
questi affettuosi saluti era nato veramente il ‹‹Racoz››. |