IO, ISABELLA DI MORRA
di Rosetta Pesce
sabato 19 h 21 e domenica
20
h19
aprile 2008
con Celestina Fabio, Maria Grazia
Moriani, Rosetta Pesce, Marzia Spinelli
foto di Carlo Carcani
Isabella di Morra, poetessa lucana visse e morì a Favale, l’odierna
Valsinni, in Basilicata.
Il padre era il feudatario del luogo; anch’egli poeta e letterato, ben
presto fu costretto a rifugiarsi in Francia per motivi politici.
Isabella rimase nella rocca di Favale, in totale isolamento,in balìa
della ferocia dei fratelli, rozzi e dispotici che la uccisero
barbaramente, a soli 26 anni, per un suo presunto legame con un poeta
spagnolo, Diego Sandoval de Castro, signore del vicino feudo di Bollita
(Nuova Siri). Molto probabilmente per far tacere per sempre la
ribellione e lo scandalo dei suoi versi .
Le sue Rime, trovate dai magistrati spagnoli durante la perquisizione al
castello, furono lette, apprezzate e divennero ben presto famose. Un
breve canzoniere composto da dieci sonetti e tre canzoni: versi
appassionati e ribelli, che invocano il padre lontano,denunciano
l’avverso destino che la costringe a vivere in quella valle inferna,
nelle vili ed orride contrate, in selve incolte e ruinati
sassi, tra gente irrazional priva di ingegno.
Isabella non si arrese mai: con la forza della sua poesia reagì alla
violenza ed alla brutalità che volevano farla tacere per sempre.
Il filosofo Benedetto Croce, affascinato dai suoi endecasillabi accorati
e limpidi e colpito dalla sua triste storia, nei primi decenni del
Novecento è andato a cercarla fino a Valsinni e le ha dedicato un bel
saggio, in cui la definisce una delle voci più liriche ed autentiche
della poesia femminile del Cinquecento .
In uno spazio chiuso (l’antica, isolata rocca di Favale) riappare la
poetessa Isabella, ricorda e commenta in prima persona la sua tragica
storia, mentre un sapiente gioco di assoli e di polifonie fa rivivere il
lirismo accorato dei suoi sonetti e delle sue canzoni.
La voce fuori campo di Benedetto Croce, la proiezione di antiche foto, i
canti popolari lucani rendono più suggestiva e autentica la
rievocazione.
Una mostra fotografica, allestita nello spazio Raabe, illustra i luoghi
e le testimonianze della storia
(un doveroso itinerario morriano), il mitico pellegrinaggio di Benedetto
Croce, l’attuale Parco Letterario Isabella Morra.
a cura di
Rosetta Pesce
Sono Isabella, Isabella di Morra….Vissi qui a Valsinni in Basilicata...
A ventisei anni sono stata ammazzata dai miei fratelli
La mia infanzia fu allegra e spensierata..
Solo conoscendo la storia di quei primi anni felici si può capire
la disperazione della mia giovinezza
la ribellione… l’ostinata speranza di sopravvivere
I fieri assalti di crudel fortuna
scrivo piangendo e la mia verde etate;
me che in sì vili ed orride contrate
spendo il mio tempo senza loda alcuna
…non smisi mai di sperare che mio padre tornasse!
Quante volte salii sul monte Coppolo per scrutare ansiosa il mare!
Da quelle rocce lucane, da quei tufi desolati,
lanciavo il mio disperato messaggio d’amore.
D’un alto monte onde si scorge il mare
miro sovente io,tua figlia Isabella,
s’alcun legno spalmato in quello appare,
che di te, padre, a me doni novella.
Il fiume,l’amato odiato Siri! Era il testimone abituale del mio dolore
e della mia ribellione..
quanto lo guardavo dalle finestre del castello!
A volte consolatore era pronto a raccogliere le mie lacrime,
a volte beffardo fuggiva tumultuoso verso il mare,
lasciandomi sempre più sola…
Torbido Siri,del mio mal superbo,
or ch’io sento da presso il fin amaro,
fa’ tu noto il mio duolo al padre caro,
se mai qui ‘l torna il suo destino acerbo.
La mia fine! Quanto l’avevo presagita!
ormai era imminente..
don Diego ,le lettere ,il precettore,
la ferocia dei fratelli e in genere dei maschi di casa,
la presenza assenza della madre,il silenzio assoluto del padre…
sulla scena si stava recitando l’ultimo atto…
fra breve sarebbe calato il sipario della mia disperata esistenza …
Ecco che un’altra volta o valle inferna
o fiume alpestre, o ruinati sassi,
o ignudi spirti di virtute e cassi,
udrete il pianto e la mia doglia eterna.
Il mio rapporto con Diego?
un sogno lieve,
una pura e semplice amicizia letteraria,
un legame basato su affinità poetiche.
Il delitto di onore?
un alibi, un pretesto
per far tacere la ribellione e lo scandalo dei miei versi.
E il devoto precettore?
un unico grande torto:
rendere libera la mia mente
con la poesia e la letteratura
Sarà per sempre la mia vita gioiosa
de’ grevi affanni deporrò la salma,
e queste chiome cingerò d’alloro
“Mia zia Isabella, SEXUM SUPERANDO, riuscendo a superare i limiti e gli
ostacoli imposti alla condizione femminile,era riuscita a procurarsi una
gran fama nei paesi vicini e lontani” così scriveva di me ,circa
ottant’anni dopo la mia morte,mio nipote Marcantonio di morra,biografo
ufficiale della nostra famiglia.
E con questo timbro la mia immagine veniva consegnata ai posteri.
Addio, crudele Fortuna!
Se a la propinqua speme nuovo impaccio
o Fortuna crudele o l’empia Morte,
com’han soluto, ahi lassa, non m’apporte,
rotta avrò la prigione e sciolto il laccio
per informazioni e prenotazioni
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la rocca |