Ci siamo. Il giorno tanto temuto è arrivato. Giorno di scrutinii. Temuto non dai ragazzi, o almeno non solo da loro. Temuto dagli insegnanti, soprattutto quelli lavativi come me. E' il momento, infatti, della resa dei conti, della "mezzanotte di fuoco" con il Capo Supremo, la Preside. "Professore, in che modo è intervenuto per evitare risultati così negativi?" ..."Professore, perché durante la sua ora metà della classe è in bagno a fumare?" ..."Professore, perché tutto questo tempo tra un voto e un altro?" ... "Professore, ha fatto questo argomento? e il Progetto Giovani? e quello dell'educazione alla salute?" Stanotte non ho dormito. Ho l'angoscia da tre verifiche. Sintomi: tachicardia, senso di soffocamento, istinto di fuga e caduta dei capelli. Ebbene sì, lo confesso. Sono riuscito a fare solo tre verifiche delle quattro regolamentari. Per tutta la settimana ho pensato ad una efficace strategia di difesa. Nel primo quadrimestre non ho fatto assenze, nè sono stato malato. Non ricordo nessun avvenimento che possa aver impedito il regolare svolgimento delle lezioni. Insomma, non so a cosa aggrapparmi. Mi do malato per tutto il periodo degli scrutinii? Mi presento accompagnato da mia madre? Invito a cena la Preside con tutto lo staff presidenziale? Per tentarle tutte, ho acquistato per tempo "L'arte di ottenere ragione" di Shopenhauer. E' la mia ultima speranza. Chissà che non possa trovarvi gli strumenti dialettici per fronteggiare gli imperativi presidenziali? Un piccolo dubbio però mi rode. Come si può fare affidamento, nell'imparare l'arte di ottenere ragione, in un filosofo notoriamente pessimista? C'è qualcosa che non quadra. E poi Shopenhauer conosceva le capacità dialettiche della preside quando ha scritto questo libro? Lo avrebbe scritto ugualmente se le avese conosciute? E il suo editore glielo avrebbe pubblicate se anch'egli le avesse conosciute? Insomma, le prospettive non sono delle migliori. Beh, ormai è fatta. Devo andare. Saluto mia madre con uno sguardo malinconico che vorrebbe dire: "Non so quando mi rivedrai. Ti ho voluto bene!". Lei non capisce, sono vent'anni che si rifiuta di capire. Anche a proposito del mio lavoro. In effetti, a suo tempo, le avevo festosamente detto di aver vinto il concorso a cattedre; ma da quando sono a Nereto, temo che sospetti che in realtà faccia qualche lavoro noturno. Spero solo che mi immagini barista e non "entreneuse" in un night-club. Sto per avviarmi. Il telefono squilla. E' la vicepreside "di fatto": mi avverte che lo scrutinio è stato improvvisamente rimandato. Vorrei abbracciarla via cavo, ma poi fingo di essere dispiaciutissimo, che ci tenevo tanto, mi ero perfino fatto la barba di sei giorni. Insomma, una delle mie migliori interpretazioni. Riattacco. E adesso? Forse è un segno del destino. Domattina aggiungo nel registro un voto in più per ogni ragazzo, e chi s'è visto s'è visto. Oppure addirittura interrogo tutti in una volta, così faccio vedere io chi comanda in classe. Già! Chi comanda in classe? Dignità, ci vuole, dignità. Dopo tutto cosa mi può accadere di tanto grave? Scorro velocemente con la memoria la scarsa legislazione scolastisca studiata in passato. Mi sovvengono ammonizioni, censure, lettere di richiamo, cartoline di convocazione dei genitori, punizioni corporali. Un brivido mi corre lungo la schiena. Beh, forse è meglio che vada a ripassarmi Shopenhauer.