Ormai solo un occhio superficiale potrebbe non vedere che il maggior ostacolo alla buona riuscita del lavoro del Bravo Insegnante è il numero leggermente eccessivo di alunni per ciascuna classe.
Bravo, direte voi, finalmente! Come si fa a svolgere una decente attività didattica con tutti quegli studenti ammucchiati in aula? E gli interventi individualizzati?
I recuperi? Le verifiche? Gli stimoli ad una giusta motivazione allo studio?
Certo, certo, sono d'accordo anch'io ma non è precisamente a tali questioni che mi riferivo. Per carità, sono tutti problemi sacrosanti ma, diciamoci la verità, anche ormai un po' retrivi e, perché no, sopravvalutati, da insegnante pedante e un po' rompiscatole. Insomma, quisquilie, bazzecole, che il Bravo Insegnante sa mettere subito al proprio posto, ossia all'ultimo, forte in questo del fattivo appoggio da parte del Ministero.
No, la vera questione che nasce dal numero degli alunni per classe è un'altra, molto più ardua da risolvere, addirittura quasi insormontabile, se non per una schiera di pochi eletti, e che si può sintetizzare nel seguente vitale quesito: come imparare correttamente i nomi di ciascun alunno ma, soprattutto, come imparare ad associare correttamente ciascun nome alla faccia giusta entro il termine perentorio ma purtroppo veramente esiguo della fine dell'anno scolastico?
Non è una situazione da poco, soprattutto per quegli insegnanti che si ritrovano con una cattedra distribuita su molte classi e la cui tranquilla esistenza è sconvolta da un vortice confuso di facce e nomi.
Ebbene, niente più paura. Siamo finalmente in grado di esporvi due delle tecniche più avanzate e sofisticate per giungere alla soluzione più efficace. Non senza però aver prima stigmatizzato quei colleghi, su cui stendiamo un velo pietoso, che si ostinano pervicacemente ad usare metodi medioevali, come ad esempio fare sempre il tradizionale appello nominale prima di ogni lezione.
Il Bravo Insegnante è invece già nel terzo millennio, e gli strumenti che dopo molti sforzi è riuscito ad elaborare per identificare con sicurezza gli allievi dimostrano le sue indubbie e alte doti di ingegno e creatività, e gli rendono finalmente giustizia di fronte alla faziosa campagna di denigrazione sociale di cui è inspiegabilmente oggetto da lunghi e amari anni scolastici.
Dunque, dicevamo delle due tecniche. La prima, detta della "foto segnaletica", consiste nell'attaccare sul proprio registro personale la foto di ciascun alunno, preferibilmente formato tessera e in una posa che dimostri al meglio, per quanto ciò sia possibile, lo sguardo dello studente. Il docente, così, prima di interloquire con il discente, opererà con la dovuta discrezione e con l'aria di chi tanto non ne avrebbe bisogno, che ha tutto sotto controllo ma lo fa solo per scrupolo professionale, una veloce verifica segnaletica sul registro, et voilà, la comunicazione docente-allievo si potrà instaurare con buon profitto per entrambi.
Saranno purtroppo inevitabili alcuni rallentamenti nell'attività didattica a causa dei frequenti controlli faccia-foto durante la lezione, con conseguente leggera perdita della proverbiale lucidità mentale del docente, ma i vantaggi che si otterranno copriranno indubbiamente tali piccoli inconvenienti.
Ovviamente va evitato il caso, tutt'altro che raro, che l'alunno si sia prima fatto fotografare con i capelli tinti con i colori sociali dell'Inter e ritti verso l'alto secondo il modello "cresta di gallo", e con dodici orecchini tra naso e orecchie, per poi presentarsi a scuola in completo Armani a capelli alla Pippo Baudo.
Una versione più avanzata della tecnica in oggetto consiste nel posizionare le foto sul registro secondo il posto occupato da ciascun alunno all'interno dell'aula. Con la doverosa avvertenza che l'insegnante potrà sentirsi talvolta maggiormente disorientato, con possibili lievi crisi di pianto, anche se passeggere, nel caso che il discente si ostini inspiegabilmente a cambiare continuamente di banco.
La seconda tecnica, detta della "Tribuna politica", è l'orgoglio del Bravo Insegnante, il suo fiore all'occhiello, con cui dimostra di essere perfettamente a proprio agio nel "villaggio globale" e nella multimedialità. Consiste nel mettere davanti a ciascun allievo, sul banco, una targhetta con il nome dell'allievo stesso, in modo da permettere l'immediata identificazione del discente senza perderlo mai di vista.
Non solo si evitano così i continui movimenti della testa e le relative emicranie, ma si ottiene l'ulteriore e incommensurabile vantaggio, da segnalare senz'altro al gruppo della dispersione scolastica, di una maggiore motivazione dell'alunno, che si sentirà come un protagonista di una puntata di "Porta a porta", e in attesa che entri Bruno Vespa in persona. Certo, qualche studente di particolare perfidia e ostile alle conquiste della modernità potrà scambiare la propria targhetta con i compagni, ma il docente più pronto saprà sicuramente scoprire il trucco entro un paio di mesi, al massimo tre, allorché comincerà a domandarsi come mai ha la leggera impressione di interrogare sempre la stessa persona. Tale inconveniente potrà comunque essere evitato con una tecnica ancora più sofisticata, ossia facendo mettere sulla targhetta sia il nome sia la foto tessera degli alunni, anche se a quel punto questi ultimi potrebbero ragionevolmente pretendere che la lezione venga ogni tanto interrotta dai consigli per gli acquisti.
In conclusione, possiamo dire che da oggi la vita scolastica del Bravo Insegnante è tutta in discesa, anche se non dobbiamo nasconderci che manca ancora il tocco finale, la ciliegina sulla torta: un metodo sicuro di identificazione dell'alunno anche nel momento topico del colloquio con i genitori, la vera angoscia del Bravo Insegnante. A meno che non si voglia continuare nel vecchio e becero trucco di fare finta di riconoscere benissimo l'allievo, mantenersi sulle generali, stamparsi sul viso il tipico sorriso ebete da foto di matrimonio, evitare assolutamente di dire i voti, e affidarsi al tradizionale ma sempre efficace "è sicuramente intelligente ma non si applica abbastanza".
Ma allora è meglio salvare la propria dignità, giocarsi il tutto per tutto, e al momento dell'incontro, domandare a bruciapelo all'allievo ma con l'aria più normale del mondo: "Chi sei?", sperando che l'allibito genitore rinunci a trasferire entro due giorni il suo bravo figliolo in un'altra scuola, non senza aver prima denunciato il fatto: ovviamente non al Provveditorato ma al Maurizio Costanzo Show e a Uno Mattina. Già! Se no, che "villaggio globale" sarebbe?