Ilario ha una grande capacità di ironizzare sulle nostre partite di calcetto, su se stesso (il compito è molto facile) e su di me (e qui la cosa è un po’ più difficile, richiede da parte sua molta tolleranza, visto che, devo ammetterlo, gli rompo le palle in continuazione… alcune volte anche richiamandolo sul presunto corretto uso dei verbi – sempre mentre giochiamo! Non so come possa sopportarmi). Questo messaggio ne è un esempio.
24 Jan 1999 23:42:10
X-Sender: ilario@genesi.it
To: gigi@genesi.it
From: Ilario Tottone ilario@genesi.it
Subject: Congiuntivi ed affini
Congiuntivi ed affini
La partita aveva già un esito scontato (scontato mica tanto, perdevamo solo 6 a 0!), quando Michele (detto "Brufolino il terzino") (*) lancia la palla a Rino, il quale con buon gesto atletico (anzi con buon gesto, anzi con gesto) la colpisce di testa, con rammarico di alcuni capelli che di li a poco si sarebbero confusi con il tappeto verde, in direzione (si fa per dire) dell'accorrente Marco (detto Doping), che, nonostante l'intera mattinata passata in farmacia, non riesce a raggiungerla.
Brufolino, che si sentiva responsabile (buon per lui!) di almeno 7 dei 6 gol presi, urla: "Ma stoppala di petto, no!" "Ma come bip facevo a stopparla - incalza Rino - se a momenti non riuscivo a prenderla di testa, tanto era alta? Tu piuttosto, la palla dalla rasoterra!". "Ma come rasoterra - ribatte il nostro insostituibile terzino (la mamma ci ha fatto sapere che non lo sostituirebbe con nessun altro. Qualche maligno assicura che mentiva) - se dovevo scavalcare l'intero loro reparto d'attacco, l'Appennino e le Alpi!!!"
Qui ha inizio una lunga discussione sulla migliore strategia di scavalcamento o aggiramento dell'ostacolo. Qualcuno, non ricordo chi (ma questo per me è normale), dimentico delle fatiche profuse per raggiungere il suo attuale status nel gruppo (in senso sociologico), ricordando le gesta di Annibale, che attraversò gli Urali o i Pirenei o le Alpi chissà, afferma, senza scuorno, che occorrevano gli elefanti. La discussione si è protratta per lungo tempo (durante il quale o, comunque, non sono riuscito a segnare) e si è placata soltanto quando, con salto canguresco, ho afferrato la palla con le mani impedendole di entrare in porta.
Gianni, sceso in malo modo dalla bici (non si ricordava più di avere gli ultimi e moderni attacchi ai pedali) grida: "Rigore!" Il tabellone elettronico poco prima aveva suonato i dodici consueti rintocchi, annunciando il cambio della guardia in porta; ma, forse per la stanchezza, o per l'età, o perché qualcuno faceva orecchie da mercante, alla ripresa del gioco non si era ancora proceduto alla sostituzione del portiere. "Non è rigore! - esclamo (mentendo spudoratamente) - non cambiAvamo portiere!
Faccio due turni". Gigi (detto puntatazza schietta) urla, nel generale disinteresse, "si dice cambiEvamo!".
A questo punto il campo di gioco abbandona tutti noi. Di li a poco sarebbe iniziata la consueta e più abbordabile partita nello spogliatoio tra i vapori "aromatici" e lo scrosciare della doccia.
PS. Cambiare: verbo regolare, 1a coniugazione.
Indicativo imperfetto 1a persona plurale: cambiavamo.
Riferimenti bibliografici:
- "Dizionario avanzato dell'italiano corrente" De Mauro ed. Paravia;
- "Lingua e grammatica" T. Scarduelli ed. Principato.
(*) In realtà Grufolino, al secolo: Michele (Cfr. Gianni Orsatti).