Una proposta simile mi era stata fatta già diciassette anni prima, da Giulio Cesare Matè.
"Giggiò", mi aveva detto, "Vulàme fa' 'nu belle album de ficurìne? Ce mettàme tutti li jucatùre de la pruvìnge, da la terza catecurìe a la serie C. Ahùà, ca ce faciàme li quatrine".
Avevo poco più di vent'anni, arrancavo sopra i libri con l'ansia di laurearmi appena possibile e "farmi una strada", come usa dire (farsi una donna era ancora più arduo e occorreva altro che i libri). Collaboravo, insieme ad alcuni che oggi sono compagni del Playground, al settimanale "Derby" (chi non lo ricorda? 600 lire in edicola ogni mercoledì, tutto lo sport della provincia, con le foto e i nomi dei e delle protagonisti/e). Nella redazione, un appartamento di 200 mq al centro di Teramo, c'erano sei linee telefoniche, camera oscura, macchine da scrivere a sfare, tra i più bei nomi del giornalismo sportivo (e non) teramano, un vignettista d'eccezione… Nella redazione dicevo, c'erano anche Rino, Walter, Gianni, Vincenzo.
Erso, invece, poco più che diciottenne - appena capace di agire, dicevano i libri su cui studiavo - fu fatto Amministratore Unico dell'Airone srl, società che gestiva Derby. Doveva "coprire" chi quell'attività non poteva (o non voleva mostrare di) esercitare in prima persona. Erso, ragazzo vivace e sagace, amante dell'avventura, non aveva una briciola di potere e di quattrini, ma le responsabilità quelle sì, tutte. (Anche questo spiegavano i miei libri, secondo cui Erso assomigliava molto al c.d. imprenditore apparente, o "uomo di paglia": di fronte ai creditori risponde lui delle obbligazioni!).
E così fu: l'anno dopo, Derby chiuse, improvvisamente e senza apparente motivo. L'idea dell'album, insieme a tante altre cose, andò a puttane e Erso si ritrovò con un bel mucchio di cambiali, e ancora oggi il Fisco pretenderebbe da lui non so quali arretrati per imposte non pagate.