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La sera dei miracoli: uno stregone tra noi

11 febbraio 2002

La cosa è nata così: Mario, di fronte al rischio che il calcetto venga abbandonato per sempre dai suoi protagonisti, fatto che lo sprofonda in un'angoscia delirante, in quanto lo costringerebbe a stare a casa, decide in fretta e furia di riunirci a cena al Tizzone - luogo "di cui ho sentito spesso parlare, però non ci sono mai stato". Sono parole sputate di Mario, cui fa seguito il commento di varie persone sempre pronte a farsi i cazzi altrui: "Ma perché, non abita a Teramo? Come ha fatto a non andare mai al Tizzone?"
Va be', sorvoliamo. Accettiamo la proposta e torniamo sul luogo del delitto, come nei migliori romanzi gialli. Chi può infatti dimenticare la cena dei lunghi coltelli?
Peppino, il titolare del Tizzone, conosciuto come "il maestro" fin dai tempi della scuola, sicuramente memore di quella disgraziata serata, ci colloca ai piani alti e ci assegna un cameriere straniero con cui a volte stentiamo a capirci, ma, invece che prenderlo in giro come siamo spesso pronti a fare da vere teste di minchia, stavolta solidarizziamo con il tipo: anche noi ci sentiamo un po' stranieri in questa era dominata dalla Lega e da Forza Italia.
Dimenticavo di citare i presenti, tutti pezzi grossi che nominerò perciò in orine alfabetico: Carlo, Franco, Gianni, Gigi, Mario, Paolo, Rino, Vincenzo e Yuri.
L'esordio di Mario è di quelli folgoranti:
"Stasera pago io, perchè il 14 è il mio compleanno!"
Replica audace del sottoscritto: "Che vuol dire? Anch'io faccio il compleanno il 14 febbraio, però oggi è 11, perciò non ho alcuna intenzione di pagare!"
Mario:"Io pago! Poi tu puoi fare quello che ti pare".
Rino, che mi siede vicino ed intuisce il mio dramma: "E sì, tu puoi fare quello che ti pare...perciò puoi anche non fare un cazzo!"
"Bene: non farò esattamente un cazzo"
E così il primo round è concluso.
Arrivano bruschette all'olio e formaggio strafritto di cui ci ingozziamo senza remissione di peccati, abboffandoci contemporaneamente di birra: la discussione si fa fluida e decidiamo di entrare nel vivo della questione. I punti nodali sono due: se e, in subordine, come organizzare ancora le partite al calcetto Playground. Si affaccia un ulteriore ed eventuale problema: chi si prenderà l'impegno di organizzare di volta in volta le gare?
Mario cala un asso di briscola: "Sono disposto a fare anche 70 (settanta) telefonate! Se è necessario, costringerò anche mio figlio a venire fin dalla prossima volta".
Bene, penso tra me e me, così raggiungiamo quota 128.
Adesso è il turno di Paolo e sono cazzi, perché lui è un vero filosofo scettico, roba che Sesto Empirico o Bertrand Russell gli avrebbero fatto una sega. La sua logica è davvero stringente: "Manca il nocciolo duro" butta giù un po' enigmatico. Poi, ripresosi, si spiega meglio: "Mancano troppe persone "storiche". E giù un elenco di nomi che rende inoppugnabile le sue affermazioni: "il qui presente Rino, Lanfranco, Enzino, Berardo, Michele, Marcello Di Pietro, lo stesso Gianni, pure lui presente, che si infortuna una volta sì e l'altra pure..." Insomma evoca una serie di desaparecidos da mettere i brividi anche al dittatore Videla.
Gianni tenta di salvare capra e cavoli: "Vi dico io come stanno le cose: quando non si gioca, la colpa è di una sola persona: Gigi".
Non mi offendo perché sono un gran signore e faccio un secondo giro di formaggio e birra e mi sento proprio pieno.
La discussione procede, non si arresta nemmeno di fronte all'arrivo delle pizze. Anche Mario si dimostra un bravo oratore e, soprattutto, è fortemente motivato dalla fottuta paura che non si giochi più per chissà quanto tempo. Insomma, alla fine, il suo ottimismo prevale, anche perché, mi spiegate come cazzo si fa a dire di no a uno che ti offre pure una cena per giocare a pallone?
Commossi, più che abbottati di birra, pane e pizza, cediamo alle sue lusinghe e ormai piegati dalle mazzarelle in bianco e al sugo, organizziamo addirittura due partite, una per mercoledì 13 e l'altra per sabato 16.
Mario ha capito di aver vinto e vuole spingere ancora di più sull'acceleratore: ora o mai più, deve aver pensato.
Ed ecco un'altra proposta incredibile: "Propongo di istituire il "LUNEDÌ DEGLI AMICI DEL CALCETTO".
Adesso davvero rischio un coccolone. Sarà stato tutto quel mangiare senza criterio, saranno state le proposte di Mario, non lo so, ma sto per capitolare. Provate per un attimo a pensarci: si andrà a mangiare tutti i cazzi di lunedì per organizzare le partite della settimana! La prossima uscita è già stabilita: Poggio Picenze, Osteria della Posta.
L'entusiasmo sale alle stelle, la birra sale alla gola, il fumo sale agli occhi e l'ossigeno abbandona il cervello delle nostre famose teste pensanti (sì, pensanti, non pesanti, non provate a fare dell'ironia), così che Rino - dicasi Rino - si propone per fare il portiere, lui che ancora ha una cavolo di piastra che deve togliersi dalla caviglia! E perfino Gianni, ancora infortunato, dà la propria disponibiltà a mettersi in porta.
Perché mai, mi chiedo un po' ingenuamente, c'è in giro tutta questa gente che vuol parare?
Ma il delirio continua: Mario si dichiara disposto a creare una FONDAZIONE, per il calcetto, a sfondo culturale e ricreativo: si faranno passeggiate in montagna, gite fuori porta. Sarà possibile portare le proprie mogli e/o donne (no, non capite male, vuol dire "non necessariamente donne che siano anche mogli", insomma, basta che siano donne, a qualunque titolo!). Mario procede a ruota libera, sulle ali dell'entusiasmo, come suol dirsi: "Potremmo coinvolgere anche persone estranee al calcetto". Carlo si offre per fare da guida, da Cicerone, da Virgilio, nei vari itinerari che di volta in volta sceglieremo: tanto si avvicina la bella stagione...
"E, di farsi DUE PELLI, ogni tanto, in mezzo a tutta questa attività, che ne dite?" E' la mia proposta. Ma ormai sto per collassare, sono alla frutta, anche se vorrei un caffè. Anche Vincenzo è convinto che abbiamo scelto un menu anomalo: la pizza va bene, ma non dopo il formaggio fritto e una freca di pane e sicuramente non seguita dalle mazzarelle! Non possiamo che essere tutti d'accordo con lui, ma oramai è fatta. Per fortuna arrivano un po' di alcolici - io però per distinguermi mi becco un moretto. Chi prende un amaro-amaro: il fernet, che gli si strozza in gola. Chi invece lo Jagermeister, attratto forse dal cervo in effigie. Ma la più parte prende una bella grappa. Tranne Franco, perché "la grappa da un po' di tempo non la gradisco. MI STA SUL CAZZO". E sì, a volte è meglio parlare in senso figurato.
Inevitabilmente, sul finire della cena, si arriva a parlare di donne: modelle, attrici, show-girl; quella è troppo magra, quell'altra è troppo grassa, a quella gliela leccherei - l'idea è mia (in effetti, conferma Rino, a certune è il caso di farlo, lo meritano). Mario rievoca i bei tempi in cui Lisa Gastoni era oggetto di numerose e soddisfacenti dediche. Gianni conferma che anche per lui è stata un cavallo di battaglia.
Insomma, arriva il momento di andare via: la missione è compiuta, la squadra si è ricompattata, perfino lo scettico Paolo è stato catechizzato e dà la sua disponibilità a giocare anche il sabato! Gianni assume l'impegno, anche non potendo giocare, di organizzare sempre e comunque le partite. Qualcuno sintetizza la cosa ricordando il biblico Esaù che vendette la primogenitura per un piatto di lenticchie. Per noi ci sono volute le mazzarelle, ma va bene così: il calcetto continua. Mario ce l'ha fatta: il mito del Playground è ancora vivo.

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