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Lentamente muore chi diventa schiavo
dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Pablo Neruda
.:[Ringraziamenti]:.
Grazie a tutti coloro che si stanno
adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto
e documenti.
Documenti
Le lavoratrici ed i lavoratori
FIAT al Dott. Fresco
Caro Dottor Fresco,
Anche a noi lavoratrici e
lavoratori di Mirafiori interessa il futuro, quello delle nostre famiglie
e dei nostri figli, il futuro della città nella quale viviamo.
E per tutti noi il futuro è sinonimo di lavoro e di sviluppo, mentre lei,
che parla di futuro ci propone Cassa integrazione a zero ore e
licenziamenti.
Lei non si batte per lo stesso futuro a cui pensiamo noi, lei parla per
conto degli azionisti e degli interessi delle banche, ed insiste su un
piano di risanamento che non difende gli interessi del paese.
I lavoratori italiani, le organizzazioni sindacali, la comunità religiosa,
le istituzioni locali, e persino il Governo nazionale chiedono alla FIAT
di cambiare quel piano per impedire il declino dell’industria dell’auto e
del paese da Torino alla Sicilia.
Noi ci battiamo per difendere il lavoro ed il diritto a migliorare le
condizioni di vita e di lavoro di tutti.
Ci battiamo per garantire un futuro all’industria più importante rimasta
all’Italia e con esso allo sviluppo dell’intero paese.
Se anche l’azienda crede nel futuro e vuole dare un segno di fiducia:
sospenda la CIGS, avvii un negoziato, chieda nuovi investimenti per
anticipare l’uscita dei modelli, chieda alla proprietà, alle Banche ed
alle istituzioni di fare la loro parte.
Molti ci dicono che “siamo sulla stessa barca”, solo che voi siete al
timone e noi ai remi e non vi passa neanche per la testa di concordare la
direzione della traversata.
Anzi vi preoccupate di alleggerire la nave, buttando a mare i vostri
dipendenti credendo così di fare più in fretta.
Senza rendervi conto che in questo modo
distruggete l’unica possibilità che ha questa azienda per riprendersi.
Caro dottor Fresco, cominciamo a pensare che gli unici che vogliono
davvero salvare la FIAT siamo noi.