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Lentamente muore chi diventa schiavo
dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Pablo Neruda
.:[Ringraziamenti]:.
Grazie a tutti coloro che si stanno
adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto
e documenti.
Documenti
Intervento dell’on. Giuseppe Lumia alla Camera dei
Deputati sulla FIAT
la Mozione sarà votata mercoledì 27 novembre ore 16-18
Stenografico Aula in corso di seduta Seduta n. 229 del 26/11/2002
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. È iscritto a
parlare l’onorevole Lumia, sulla mozione Violante n. 1-00120, di cui è
cofirmatario. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo ad un
passaggio delicato per la vita industriale del nostro paese. Da come
sapremo affrontare la grave crisi della FIAT emergerà un’Italia forte,
innovativa, coesa e solidale, oppure verrà fuori l’antica Italietta,
piccola, divisa, pasticciona, furbetta e marginale nel sistema produttivo
europeo e mondiale. I lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno
mostrato di avere la cultura giusta e l’approccio giusto alla crisi. Hanno
avanzato proposte unitarie, capaci di non dividere il paese, in grado di
rilanciare il settore auto a Termini Imerese, come a Melfì, a Torino, come
a Cassino e in tutti gli altri stabilimenti presenti nel nostro paese.
Hanno rifiutato il tranello degli ammortizzatori sociali, in altre parole,
del contrattare la sconfitta: in particolare, la chiusura di Arese e di
Termini Imerese ed il ridimensionamento della presenza della FIAT nel
settore auto e della presenza complessiva del nostro paese nel settore
industriale della produzione dell’auto. I lavoratori e le organizzazioni
sindacali hanno chiesto da subito il tavolo industriale perché la crisi è
industriale e perché su tale settore bisogna trovare le soluzioni adeguate
e giuste. Con il loro impegno sono riusciti a aprire uno spiraglio,
risultato di ieri sera. Le organizzazioni sindacali e i lavoratori hanno
bloccato la trappola della cassa integrazione guadagni ed hanno costretto
la FIAT ed il Governo a stare seduti attorno ad un tavolo. Quindi, sono
riusciti a mettere in discussione il piano industriale della FIAT, a
svelare la vacuità della presenza del Governo, l’assenza di proposte serie
e della capacità tempestiva di intervenire con autorevolezza ‘e con
argomenti.
A questo proposito, vorrei segnalare in modo particolare le straordinarie
capacità che hanno dimostrato i lavoratori e le organizzazioni sindacali
di Termini Imerese. Non penso di esagerare o di fare campanilismo
sottolineandone le virtù. Hanno capito subito la portata della questione
ed hanno protestato in modo davvero severo, ma civile. Hanno coinvolto
tutti gli strati sociali presenti in Sicilia e a Termini Imerese ed hanno
saputo creare un rapporto positivo con tutte le aziende dell’indotto.
Inoltre, sono riusciti anche ad interloquire con altri stati sociali:
pensiamo le donne che con intelligenza, dignità e progettualità hanno
avanzato proposte buone per tutti gli stabilimenti, dando così lezioni
anche a chi voleva dividere e contrapporre fra di loro gli stabilimenti.
Invece, nello stesso tempo è stato evidenziato un atteggiamento sbagliato
della FIAT, che in questi anni è stata ingannevole e non ha saputo
investire adeguatamente nel settore auto: ha diversificato dove sono più
facili i guadagni finanziari ed è stata incapace di produrre un piano
industriale robusto, credibile, innovativo di rilancio per produrre e non
di rilancio per vendere al miglior prezzo alla Generai Motors. Ieri la
FIAT ha subito un primo stop e ha dovuto prendere atto che il piano
industriale non è adatto al rilancio produttivo: adesso dovrà fare altro.
Innanzitutto dovrà dare un segnale di rilancio finanziario del settore
auto, ciò attraverso la dismissione dei gioielli di famiglia per abbattere
i debiti ed avere più forza nel rapporto con le banche e la Generai Motors
e diventare così, nello stesso tempo, più credibile nei confronti del
mercato, più capace di rapportarsi con i lavoratori e le organizzazioni
sindacali, più forte nell’intraprendere strade nuove per il settore auto
che produce e sta in Europa con l’innovazione, con la testa, con il cuore
e con le strategie. La FIAT dovrà rivedere il piano industriale e dire
chiaramente quali innovazioni di prodotto e di processo dovrà realizzare,
come creare nuovi modelli, come prepararsi alle energie alternative e come
allocare i nuovi modelli e le quote di produzione stabilimento per
stabilimento. In particolare, dovrà saper indicare, in modo molto concreto
e meno generico di ieri sera, qual è il futuro dello stabilimento di Arese
e di Termini Imerese. Riguardo a Termini Imerese dovrà contrattare
con i lavoratori e le organizzazioni sindacali, non solo la
riorganizzazione di una linea produttiva con il rilancio della Punto, ma,
sin da adesso, dovrà riuscire a localizzare un nuovo modello su cui
impegnare la seconda linea e dare, quindi, una soluzione stabile, lunga,
solida e non solo congiunturale e legata semplicemente allo sprazzo di
qualche mese.
Anche il Governo non è stato all’altezza dei lavoratori e delle
organizzazioni sindacali, si è trattato di un esecutivo scorretto in molti
passaggi. Pensiamo agli incontri ad Arcore: come può un grande paese
affrontare un tema così delicato e decisivo del suo passato, del suo
presente e del suo futuro nell’ambito di un incontro personale tenuto in
una casa privata? Si è trattato di un Governo pasticcione che ha avanzato
proposte contraddittorie, spesso incredibili: dalla partecipazione al
capitale pubblico alla esaltazione del libero mercato, sino alla proposta
ridicola ed irrealizzabile di trasferire i lavoratori in esubero verso
nuove professioni, come ad esempio quella di infermiere professionale. Il
governo ha lasciato molto spazio al tema della cassa integrazione, delle
riconversioni produttive arrivando in ritardo ed impreparato al tavolo
della contrattazione. Un Governo serio deve intervenire con proposte e
risorse, così come è avvenuto in Francia ed in Germania e ciò, senza che
questo abbia creato scandalo o interventi censori della Commissione
europea. Noi Democratici di sinistra abbiamo subito chiesto la
costituzione di un tavolo, non presso il Ministero del lavoro, ma presso
la struttura delle attività produttive. Abbiamo dato la nostra piena
disponibilità a lavorare insieme con la maggioranza per affrontare con
molto rigore la questione della crisi e trovare le soluzioni più adeguate.
Non ci siamo limitati a questo: siamo stati sempre accanto ai lavoratori
ed abbiamo anche avanzato delle proposte realizzabili. Abbiamo chiesto
l’immediato blocco dell’attuazione del piano industriale della FIAT per la
chiusura, in particolare, degli stabilimenti. Abbiamo anche chiesto di
subordinare, come è scritto nella mozione, l’eventuale attivazione degli
ammortizzatori sociali ad un piano industriale nuovo e credibile. Abbiamo
anche chiesto al Governo di adoperarsi per evitare la chiusura degli
stabilimenti di Arese e di Termini Imerese, opponendo un netto rifiuto
alle proposte della cassa integrazione guadagni a zero ore e, nello stesso
tempo, abbiamo avanzato delle proposte concrete per contribuire alla
ricerca di una soluzione che assicuri la presenza industriale
automobilistica in tali realtà, attraverso il mantenimento della
produzione e con l’assegnazione immediata di nuovi modelli produttivi, da
incentivare con adeguati strumenti della programmazione negoziata e con il
coinvolgimento delle regioni interessate. Queste proposte le abbiamo fatte
valere chiedendo che il Parlamento sia coinvolto; quest’ultimo - ahimè è
arrivato un po’ in ritardo, adesso deve senz’altro recuperare, discutere e
confrontarsi e, domani, votare. Infatti, abbiamo bisogno di un voto per
far recuperare al Governo una funzione più forte e più credibile per fare
in modo che quel tavolo sia risolutivo ed ìn grado, realmente, di
rilanciare la FIAT, di collocarla bene nel mercato europeo ed
internazionale, affinché tutti gli stabilimenti, a partire da quello di
Termini Imerese, abbiano un futuro produttivo e certo.