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Comunicato Stampa
COMUNICATO STAMPA
RESPINGIAMO IL PIANO DI AGNELLI
LA FIAT VA NAZIONALIZZATA
No alla cassa integrazione! No ai licenziamenti! No
alla chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese e Arese!
La grave e strutturale crisi finanziaria e di mercato della Fiat-Auto,
nota da tempo, ha subito una brusca e drammatica accelerazione. Gli
Agnelli e i massimi dirigenti aziendali hanno ieri comunicato
ufficialmente ai sindacati il loro cinico e disumano piano di
ristrutturazione e di smantellamento produttivo che avrà conseguenze
devastanti sul piano industriale, occupazione e sociale. Esso consiste in
un lungo periodo di cassa integrazione (cig) a zero ore per migliaia di
operai e impiegati in tutti gli stabilimenti sparsi per l’Italia, la messa
in mobilità, cioè il licenziamento di 8.100 lavoratori, la chiusura delle
fabbriche a Termini Imerese e a Arese. Alla fine questi provvedimenti
coinvolgeranno oltre 40 mila lavoratori compresi quelli dell’indotto.
Una nuova infamia del capitalismo, che noi aborriamo e combattiamo, che
non esita a gettare nella strada i lavoratori dopo averli spremuti come
limoni e quando non ne ha più bisogno.
In pratica è già avviata la svendita del più grande gruppo industriale
italiano privato al colosso americano, la General Motors, che già detiene
il 20% della proprietà e un'opzione per l’acquisto.
Siamo dunque all’epilogo del decadimento che dall’80 ai nostri giorni ha
investito la Fiat, con ricorrenti periodi di cig, emorragia continua di
migliaia e migliaia di posti di lavoro, riduzioni rilevanti delle
produzioni, crescente debito con le banche, nonostante che essa abbia
beneficiato degli "ammortizzatori sociali" a piene mani, di immense
agevolazioni fiscali e finanziamenti pubblici. Basti ricordare la famosa
"rottamazione" messa in atto dal governo di "centro-sinistra" Prodi.
Grandi sono le responsabilità della famiglia Agnelli e dei loro partners e
menager per gli errori gestionali commessi e per aver scelto di spostare
quasi tutto il loro impegno su altri fronti finanziari e su altri settori
economici, mandando in malora la Fiat. Altrettante responsabilità ricadono
sui governi che si sono succeduti fin qui che hanno dato carta bianca agli
Agnelli.
Il piano di ristrutturazioni e di smantellamento di Agnelli deve essere
respinto in tutte le sue parti con grande forza e determinazione, non solo
per gli alti e intollerabili costi sociali, in termini di occupazione, che
comporta, non solo per lo spreco di denaro pubblico che esso richiede a
fondo perduto, ma per la sua totale mancanza di prospettiva industriale e
di lavoro.
No alla cassa integrazione! No ai licenziamenti ! No alla chiusura degli
stabilimenti di Termini Imerese e di Arese! No alla vendita della Fiat
alla General Motors! Sono queste le parole d’ordine che devono guidare la
lotta. Ma ne occorre un’altra più generale e strategica, di svolta, che
proponiamo ai lavoratori e ai sindacati: Nazionalizzare la Fiat!
Solo così possiamo salvare questa azienda d’importanza nazionale,
costruita col sudore e col sangue di numerose generazioni di operai che vi
hanno lavorato. Solo così possiamo darle un futuro diverso, con un
progetto industriale di riconversione delle produzioni nel quadro di una
politica dei trasporti basati principalmente su rotaie, via mare e via
aerea.
Tutto il gruppo Fiat va nazionalizzato, non solo il settore auto. E senza
alcun indennizzo, in quanto lo Stato l'ha già pagato fin dalla sua
nascita, nel 1899, con i finanziamenti, le agevolazioni fiscali,
commerciali e diplomatiche.
Ognuno deve assumersi le responsabilità che gli competono. I sindacati
anzitutto, non solo la Cgil e i Cobas ma anche la Cisl, la Uil e gli altri
sindacati, che devono mobilitare unitariamente i lavoratori e opporsi
senza remore al piano dei licenziamenti e delle dismissioni. Non basta lo
sciopero indetto di quattro ore dei dipendenti Fiat. Occorre al più presto
proclamare uno specifico sciopero generale di tutte le categorie per
mettere in campo l’insieme della forza del movimento sindacale e dei
lavoratori coinvolgendo il movimento studentesco e le masse popolari, in
modo da dare un segnale inequivocabile al padronato e ai governi ai vari
livelli.
Il governo neofascista di Berlusconi non può cavarsela con semplici e
inutili incentivi per l’"auto ecologica", non può limitarsi a concedere la
cassa integrazione e ad assistere passivo alla catastrofe in atto alla
Fiat, alla deindustrializzazione che a cascata ne consegue, specie nel
Mezzogiorno, Sicilia in testa. Come minimo deve obbligare gli Agnelli a
tenere aperti tutti gli stabilimenti e a non licenziare.
Noi marxisti-leninisti esprimiamo la nostra piena solidarietà militante ai
lavoratori Fiat e a quelli dell’indotto colpiti duramente dai
provvedimenti di ristrutturazione; in particolare a quelli di Termini
Imerese e di Arese che rischiano di perdere il posto di lavoro e la
fabbrica in una volta sola. Noi appoggiamo con tutte le nostre forze la
loro giusta lotta, che riguarda tutta la classe operaia, tutti i
lavoratori e tutto il Paese, e li esortiamo a portarla avanti fino al
conseguimento dei loro obiettivi, non avendo paura di usare le forme di
lotta più dure e incisive, come i blocchi stradali, ferroviari e navali e
l’occupazione di tutti gli stabilimenti della Fiat. E’ una lotta giusta e
di interesse generale, e perciò gode della solidarietà delle masse e delle
forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose amanti della
giustizia sociale.
Respingiamo il piano di Agnelli! Nazionalizzare la Fiat! No alla cassa
integrazione! No ai licenziamenti! No alla chiusura degli stabilimenti di
Termini Imerese e Arese! Avanti con la lotta!
L'Ufficio politico del Partito marxista-leninista italiano
Firenze, 10 ottobre 2002
Sede centrale: via Gioberti 101, Firenze – Recapito
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