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Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda
 

.:[Ringraziamenti]:.

Grazie a tutti coloro che si stanno adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto e documenti.

 

Articolo

Marzano, riconvertire Termini: è una delle ipotesi

23 novembre 2002

di Federico Monga

La riconversione di Termini Imerese per il governo è una strada possibile. O almeno, secondo il giudizio del ministro per le Attività Produttive Antonio Marzano, è «un’alternativa per l’occupazione». I piani dell’esecutivo su come affrontare la crisi della Fiat, soprattutto da un punto di vista industriale, saranno comunque più chiari solo oggi quando il consulente aziendale Roland Berger presenterà la sua relazione sulle difficoltà del settore auto. E dopo le 18 di lunedì quando i vertici del Lingotto e i sindacati si incontreranno a Palazzo Chigi. Un appuntamento atteso anche dalla Borsa che ieri ha premiato i titoli del gruppo, proprio quando i lavoratori sono tornati a fare sentire la loro protesta e le loro preoccupazioni con manifestazioni in tutta Italia: dalla più grande di Torino - sciopero generale con due ore di blocco della stazione di Porta Nuova - all’incontro in Sicilia tra dipendenti e no global, dall’occupazione di palazzo Grassi a Venezia da parte di un gruppo di «Disobbedienti» ai presìdi nelle industrie dell’indotto in Campania.

LE PROPOSTE DI MARZANO.
Il governo aspetta di studiare nei dettagli il quadro descritto dall’advisor Roland Berger (il faldone sarà sul tavolo del ministro già oggi) e soprattutto di vedere se la Fiat lunedì presenterà qualche nuova proposta. Nell’attesa, il ministro Marzano ieri ha fatto comunque capire che l’ipotesi della riconversione industriale in Sicilia è una delle strade, per ora, più battute. «Non dico che bisogna farla per forza - ha spiegato - ma dico che le attività integrative possono essere necessarie e opportune». Marzano mostra sempre molta cautela: «Il governo si deve confrontare con due vincoli: l’autonomia decisionale di una società quotata in Borsa e le leggi europee che impediscono gli aiuti di stato ad una singola azienda». La prospettiva migliore, secondo il governo, «sarà un mix di misure» ma «durante la trattativa la riconversione industriale potrà essere affrontata» se non altro perché «quando si dice no ad una proposta bisogna offrire sempre un’alternativa». Meno probabile invece un trasloco delle produzioni dall’estero, idea che nelle scorse settimane il ministro del Welfare Roberto Maroni aveva definito «meritevole di considerazione». Marzano ha voluto così rispondere ai sindacati che nelle ultime ore avevano chiesto il trasferimento della produzione della prossima vettura «small» (l’erede della 600 per intendersi) dagli stabilimenti polacchi a Termini Imerese. «Mi pare d’aver capito che l’azienda - ha tagliato corto il ministro - non è d’accordo».

ATTESA PER IL PIANO.
In vista dell’incontro di lunedì, i sindacati ma anche la maggior parte dei partiti, chiedono, con toni e forme diverse, un cambiamento del piano industriale presentato sei settimane fa. Eventualità smentita ieri dall’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo: «Non mi risulta che ci siano modifiche». Una convinzione che sta prendendo sempre più piede anche tra i sindacati: «Se devo devo interpretare i segnali - è stato il commento del segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini - vuol dire che le procedure vanno avanti. L'impressione - ha aggiunto - è che ci troveremo di fronte a una riproposizione del piano industriale». Il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, ha comunque auspicato che «lunedì arrivino da parte dell'azienda novità che possano favorire l'instaurarsi di un confronto proficuo». E nell’ottica di una trattativa costruttiva il presidente della Regione Piemonte, intervenendo durante lo sciopero generale di Torino, ha fatto un chiaro invito: «Non vogliamo scatenare una guerra tra poveri. Non vogliamo che tutto si riduca semplicemente e semplicisticamente ad una battaglia per i posti di lavoro tra Termini Imerese e Mirafiori. Non è così che si può guardare al futuro e non è così che Torino e il Piemonte possono fare dei passi avanti; non è solo Torino e il Piemonte che non possono permettersi lento disperdersi dell'industria automobilistica».

BALZO IN BORSA.
Giornata molto positiva per la galassia Fiat a Piazza Affari, con il titolo del Lingotto che ha chiuso a +5,3%, risalendo ampiamente sopra la soglia dei 9 euro ad azione. Deciso rialzo anche per le Ifi (+3,69%) e per le Ifil (+4,4%). Due le motivazioni che hanno convinto per gli acquisti: la buona performance di tutto il settore trainato dalla Ford con la spinta aggiuntiva dovuta all’avvicinarsi del nuovo vertice a tre azienda-sindacati-governo.

(Da La Stampa del 23/11/2002)