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Ultima modifica: giovedì 24 febbraio 2005 23.25

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Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda
 

.:[Ringraziamenti]:.

Grazie a tutti coloro che si stanno adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto e documenti.

 

Articoli

CRISI FIAT
Si squaglia il capitale
Bruciati più di un miliardo di euro Governo e banche: non saremo noi a ricapitalizzare

BRUNO PERINI

La notizia è di quelle che dovrebbe far tremare i polsi alla comunità degli affari, alle banche creditrici e a chi, solo per fare un esempio la Gm, ha già nel cassetto un pacchetto del 20%: la Fiat Auto, questa la sorpresina, ha eroso il capitale per un ammontare superiore a un terzo. Un'erosione che entra nella sfera di competenza del codice civile e che impone in questi casi la convocazione senza indugio di un'assemblea degli azionisti per gli opportuni provvedimenti. Chissà se il presidente della Fiat holding, Paolo Fresco, quando ha rilasciato l'intervista al Financial Times era già a conoscenza di questo nuovo tonfo? E se la risposta è affermativa, perché non lo ha rivelato prima? E' quello che si chiedono centinaia di operatori di borsa, analisti, investitori e banchieri dopo aver letto i servizi comparsi prima sul settimanale il Mondo, poi sul quotidiano Mf. Leggendo attentamente l'intervista dell'avvocato Fresco all'autorevole giornale londinese, si capiva che nell'aria c'era qualcosa, che nelle prossime settimane ci potrebbero essere sorprese, ma nulla trapelava in merito a un'erosione così massiccia del capitale sociale. Il presidente della Fiat ha detto che il gruppo torinese sarebbe pronto a fare la sua parte assieme alla General Motors, qualora ci fosse la necessità di fare un aumento di capitale ma non ha specificato né quando questo dovrebbe avvenire, né con quali mezzi finanziari, né in che misura. Stessa risposta al Lingotto: si conferma l'esistenza di questa perdita con mezze parole ma non si parla dell'entità e soprattutto delle prospettive.

Il gruppo torinese non è nuovo alle sorprese e a difetti di comunicazione sui suoi bilanci. Quando pochi giorni fa il governatore della Banca d'Italia ha parlato di «contabilità carente» della Fiat, si riferiva probabilmente anche a queste zone grigie, che compaiono improvvisamente nella geografia del gruppo come se si trattasse di un improvviso morbillo. La stessa cosa è successa alla fine dello scorso anno. Pochi giorni prima dell'esplosione del grande allarme sembrava che tutto funzionasse, che ci fosse qualche piccolo problema nel settore auto ma niente di drammatico. Dopo qualche giorno scoppiò il diluvio che colse di sorpresa anche gli operatori più navigati, anche quelli che da decenni lavorano con la Fiat.

Che cosa accadrà adesso? E' difficile fare previsioni con questi chiari di luna. Soprattutto per il fatto che i vertici della Fiat, da quando sono nell'occhio del ciclone, non lanciano sempre messaggi trasparenti. Di che entità sarà, ad esempio, l'aumento di capitale che la Fiat dovrà chiedere agli amici americani? Le banche e il governo hanno già chiarito che non metteranno una lira in più nel gruppo di Torino, mentre la General Motors aveva dato nei giorni scorsi segnali di nervosismo. Dopo la pubblicazione, sia pure ufficiosa, dei dati sulla perdita di circa un miliardo, è difficile che la General Motors sia disposta a restare ferma o addirittura a versare quattrini senza un mutamento dei termini del contratto. Un primo segnale è stato dato la scorsa settimana, quando il colosso americano ha deciso di svalutare la sua partecipazione in Fiat ed è facile prevedere che nelle prossime settimane accadrà qualcosa d'altro. «Gli americani - dicono fonti bancarie internazionali - se le cose non si aggiusteranno entro la fine dell'anno potrebbero addirittura impugnare il contratto e riconsiderare le condizioni che avevano portato alla joint venture degli anni scorsi». Consultate in via informale, le banche creditrici prendono le distanze dalle ulime notizie: l'aumento del capitale di Fiat Auto non ci riguarda, dicono con un sospiro di sollievo.
 

Da Il Manifesto del 23/10/2002