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Lentamente muore chi diventa schiavo
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ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Pablo Neruda
.:[Ringraziamenti]:.
Grazie a tutti coloro che si stanno
adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto
e documenti.
Articoli
CRISI FIAT Si squaglia il capitale Bruciati più di un miliardo di euro Governo e
banche: non saremo noi a ricapitalizzare
BRUNO PERINI
La notizia è di quelle che dovrebbe far tremare i
polsi alla comunità degli affari, alle banche creditrici e a chi, solo per
fare un esempio la Gm, ha già nel cassetto un pacchetto del 20%: la Fiat
Auto, questa la sorpresina, ha eroso il capitale per un ammontare
superiore a un terzo. Un'erosione che entra nella sfera di competenza del
codice civile e che impone in questi casi la convocazione senza indugio di
un'assemblea degli azionisti per gli opportuni provvedimenti. Chissà se il
presidente della Fiat holding, Paolo Fresco, quando ha rilasciato
l'intervista al Financial Times era già a conoscenza di questo
nuovo tonfo? E se la risposta è affermativa, perché non lo ha rivelato
prima? E' quello che si chiedono centinaia di operatori di borsa,
analisti, investitori e banchieri dopo aver letto i servizi comparsi prima
sul settimanale il Mondo, poi sul quotidiano Mf. Leggendo
attentamente l'intervista dell'avvocato Fresco all'autorevole giornale
londinese, si capiva che nell'aria c'era qualcosa, che nelle prossime
settimane ci potrebbero essere sorprese, ma nulla trapelava in merito a
un'erosione così massiccia del capitale sociale. Il presidente della Fiat
ha detto che il gruppo torinese sarebbe pronto a fare la sua parte assieme
alla General Motors, qualora ci fosse la necessità di fare un aumento di
capitale ma non ha specificato né quando questo dovrebbe avvenire, né con
quali mezzi finanziari, né in che misura. Stessa risposta al Lingotto: si
conferma l'esistenza di questa perdita con mezze parole ma non si parla
dell'entità e soprattutto delle prospettive.
Il gruppo torinese non è nuovo alle sorprese e a difetti di comunicazione
sui suoi bilanci. Quando pochi giorni fa il governatore della Banca
d'Italia ha parlato di «contabilità carente» della Fiat, si riferiva
probabilmente anche a queste zone grigie, che compaiono improvvisamente
nella geografia del gruppo come se si trattasse di un improvviso morbillo.
La stessa cosa è successa alla fine dello scorso anno. Pochi giorni prima
dell'esplosione del grande allarme sembrava che tutto funzionasse, che ci
fosse qualche piccolo problema nel settore auto ma niente di drammatico.
Dopo qualche giorno scoppiò il diluvio che colse di sorpresa anche gli
operatori più navigati, anche quelli che da decenni lavorano con la Fiat.
Che cosa accadrà adesso? E' difficile fare previsioni con questi chiari di
luna. Soprattutto per il fatto che i vertici della Fiat, da quando sono
nell'occhio del ciclone, non lanciano sempre messaggi trasparenti. Di che
entità sarà, ad esempio, l'aumento di capitale che la Fiat dovrà chiedere
agli amici americani? Le banche e il governo hanno già chiarito che non
metteranno una lira in più nel gruppo di Torino, mentre la General Motors
aveva dato nei giorni scorsi segnali di nervosismo. Dopo la pubblicazione,
sia pure ufficiosa, dei dati sulla perdita di circa un miliardo, è
difficile che la General Motors sia disposta a restare ferma o addirittura
a versare quattrini senza un mutamento dei termini del contratto. Un primo
segnale è stato dato la scorsa settimana, quando il colosso americano ha
deciso di svalutare la sua partecipazione in Fiat ed è facile prevedere
che nelle prossime settimane accadrà qualcosa d'altro. «Gli americani -
dicono fonti bancarie internazionali - se le cose non si aggiusteranno
entro la fine dell'anno potrebbero addirittura impugnare il contratto e
riconsiderare le condizioni che avevano portato alla joint venture degli
anni scorsi». Consultate in via informale, le banche creditrici prendono
le distanze dalle ulime notizie: l'aumento del capitale di Fiat Auto non
ci riguarda, dicono con un sospiro di sollievo.