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Ultima modifica: giovedì 24 febbraio 2005 23.25

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.:[Pensiero]:.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda
 

.:[Ringraziamenti]:.

Grazie a tutti coloro che si stanno adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto e documenti.

 

Articoli

FIAT-PSA
Furgoni al buio
Si temono esuberi alla Sevel in Val di Sangro Messi fuori tutti i giovani con contratti «atipici»
SERENA GIANNICO

CHIETI
I venti di crisi che hanno travolto la Fiat si insinuano anche nello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti), ritenuto, da sempre, uno dei «gioielli» della famiglia Agnelli e del gruppo automobilistico torinese che ne tiene le redini assieme all'altro grande costruttore europeo Psa (Peugeot-Citroen). L'altro stabilimento della joint-venture italo-francese è a Valenciennes e produce i monovolumi per Fiat, Lancia, Citroen e Peugeot. L'azienda metalmeccanica, che conta poco meno di 5 mila dipendenti, ha a mano a mano ridotto la produzione dei furgoni Ducato. Un anno fa, dallo stabilimento della Val di Sangro uscivano quotidianamente mille veicoli. Adesso ne vengono realizzati circa 840. «Ma la situazione - spiega Nicola Di Matteo, segretario regionale della Fiom-Cgil - è destinata a peggiorare, perché nei prossimi mesi si dovrebbe scendere intorno ai 700 furgoni al giorno». I tagli, quindi, sono stati graduali, ma in ogni caso hanno avuto una negativa ripercussione sui lavoratori, dato che anche nei loro confronti è scattata l'operazione di «sfoltimento». «Non sono stati rinnovati - riprende il sindacalista - 120 contratti cosiddetti `atipici', tra quelli interinali, di formazione-lavoro e a tempo determinato. Eppure si trattava di operai che erano ormai inseriti da lunghissimo tempo nel ciclo produttivo. Nonostante le rassicurazioni del passato, sono stati mandati via». Colpa del mercato - dicono - che, anche in questo caso non è più dorato e non è più quello di una volta, pur «se continua a tirare», ma l'andamento volge al negativo. Nei giorni scorsi, tra l'altro, la dirigenza dell'azienda ha comunicato alle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) che, se non ci saranno evidenti segnali di ripresa, 320 contratti saranno messi in discussione e, di conseguenza, altrettanti posti saranno a rischio. «Questa non è flessibilità - attacca Di Matteo -ma è precarietà. Le difficoltà sono evidenti e ne discuteremo domani, 24 ottobre, in un incontro che si svolgerà nella sede dell'Assindustria di Vasto». E a cui parteciperanno anche Fim e Uilm. «Un confronto che sollecitavamo da almeno due anni. In quest'occasione i vertici Sevel dovranno spiegare chiaramente le proprie intenzioni».

In molti intanto sono col fiato sospeso, aspettando che ne venga decisa la sorte. «Inoltre - sottolinea il sindacalista - in questa storia di dissesti e riassetti finanziari vorremmo sapere quale sarà il futuro della Sevel, che non si capisce se verrà venduta per cercare di ripianare una parte dei debiti del gruppo». Si vocifera di una possibile cessione alla Iveco, il cui management, nelle scorse settimane, avrebbe già visitato lo stabilimento abruzzese. «I problemi di quest'azienda - fa presente la Fiom - sono destinati a ripercuotersi anche sulla miriade di fabbrichette dell'indotto che le ruotano intorno». Una realtà «satellite» che spazia un po' in tutta la regione, con migliaia di occupati. Preoccupazione, dunque, per l'indotto. Per le minuscole e medie imprese che prendono commesse dalla Sevel e che ora sono a rischio. «Si va dalle Sospensioni Marelli di Sulmona, nell'Aquilano, alla Denso di San Salvo». Per inciso, allo stabilimento Denso che opera nell'area torinese si è verificato, due settimane fa, un tentativo di suicidio da parte di un operaio che aveva ricevuto dal capo del personale una lettera con cui veniva messo in cassa integrazione a zero ore.

L'80% della produzione Sevel è destinata alle esportazioni. Il boom delle vendite del Ducato risale alperiodo tra il `91 e il `92. A febbraio, anche a seguito di una sensibile caduta della domanda, è stata lanciata una nuova generazione di veicoli commerciali. Ma le cose non sono andate come si era pensato e sperato. «Non è il caso di drammatizzare - rimarca Di Matteo - ma neppure di nascondere circostanze incerte e un cammino che si fa sempre più faticoso e irto di ostacoli».
 

Dal Il Manifesto del 23/10/2002