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Ultima modifica: giovedì 24 febbraio 2005 23.25

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.:[Pensiero]:.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda
 

.:[Ringraziamenti]:.

Grazie a tutti coloro che si stanno adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto e documenti.

 

Articoli

Termini, spunta la riapertura parziale
I conti dell’auto frenano i risultati Ifi e Ifil. I dipendenti scrivono a Fresco: la cassa integrazione va sospesa
Il governo valuta possibili correzioni al piano Fiat. Oggi lo sciopero generale dei metalmeccanici


DAL NOSTRO INVIATO
TORINO - Andranno verso piazza Castello. E per andarci passeranno da corso Matteotti. I dipendenti torinesi della Fiat, in sciopero insieme ai metalmeccanici del Piemonte e di tutta Italia, porteranno paure e rabbia anche sotto le finestre di Ifi e Ifil. Ossia degli azionisti di maggioranza. Che riconoscono il dramma di chi vede il lavoro in pericolo. Ma conoscono pure i conti, che del dramma sono la causa.
Chiede, chi oggi sfilerà davanti al portone delle due holding, le stesse cose su cui insistono i sindacati, molti politici, alcuni ministri. Ossia il cambiamento del piano Fiat (sostanzialmente promosso ieri da Mariano Frey, presidente di Roland Berger Italia, superconsulente del ministro Antonio Marzano: «A un primo esame, il progetto appare ben strutturato»). E chiede, in parallelo, che «l'azionista faccia la propria parte». Solo che le risposte non cambieranno. Il piano, come dice Frey, vede «la piena disponibilità» del Lingotto «ad approfondire i dettagli e le variazioni che sono possibili». Questo significa discuterne a un tavolo, non la revisione del progetto e, soprattutto, resta l’esigenza dei «tagli». Se, dunque, l'ipotesi che il governo sta studiando prevede che Termini rimanga aperta part-time per 600 operai (per gli altri 1.200 si stanno contattando imprenditori disposti a dar vita a un nuovo polo industriale), la Fiat di sicuro considererà la richiesta. E probabilmente non si tirerà indietro. Ma, in qualche modo, i mancati risparmi di costi in Sicilia andranno recuperati da qualche altra parte. Si dice a Mirafiori. Magari con la mobilità lunga, altro provvedimento cui il governo starebbe pensando per attenuare un impatto sociale che, se ci fosse uno «scambio» di impianti, non sarebbe così grave come in Sicilia ma comunque ci sarebbe.
Torino potrebbe dunque ritrovarsi ancora più coinvolta di quanto non pensasse. Così temono i lavoratori. Che ieri da Mirafiori hanno risposto alla lettera del presidente Paolo Fresco sollecitando un «segno di fiducia», cioè la sospensione della cassa integrazione. E che oggi, sotto le finestre di Ifi-Ifil, chiederanno altre cose. Ma l’azionista non avrà nuove risposte: la «propria parte», spiega per l’ennesima volta, l’ha già fatta e continua a farla (con il sostegno delle banche che ieri, per bocca di Alessandro Profumo di Unicredito, hanno rinnovato la «fiducia nel lavoro del management»). In passato, con gli aumenti di capitale e la copertura dei passivi. Adesso, ancora, con altre perdite cui far fronte. I dati, pesanti, sono stati esaminati ieri dai consigli di Ifi e Ifil, presieduti da Umberto Agnelli. L’Ifi, che controlla Fiat direttamente con il 18% e indirettamente con il 12% di Ifil, prende in pieno il «conto» del Lingotto e in 9 mesi accumula 168 milioni di rosso (c'era un utile, un anno fa, di 229,4 milioni). L'Ifil vede la crisi dell'auto, nonostante Fiat rappresenti solo il 15% del portafoglio, mangiarsi i profitti prodotti dalle altre attività: l'attivo è poco più di un pareggio, 6 milioni contro i 245 del 2001.

Raffaella Polato

Economia