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Ultima modifica: giovedì 24 febbraio 2005 23.25

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.:[Pensiero]:.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda
 

.:[Ringraziamenti]:.

Grazie a tutti coloro che si stanno adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto e documenti.

 

Articolo

I consulenti del ministro: alberghi e un casinò per riconvertire Termini
E per gestire la crisi del Lingotto

ROMA - Parte stamattina alle 9,30 la trattativa a oltranza sulla Fiat al ministero delle Attività produttive. Il «padrone di casa», Antonio Marzano, introdurrà l’incontro lasciando poi con azienda e sindacati un tecnico: il direttore generale all’Industria, Massimo Goti o il consulente Riccardo Gallo. Nei previsti dieci giorni di sospensione delle procedure di mobilità, le parti dovranno accordarsi sul piano di ristrutturazione che prevede 8.100 esuberi. L’azienda lunedì ha chiarito che i 1.800 dipendenti di Termini Imerese che andranno in cassa integrazione a dicembre rientreranno dopo giugno, per lavorare sul restyling della Punto, che in un primo momento era destinato a Mirafiori. L’affermazione ha sollevato perplessità. «Ho avuto rassicurazioni dalla Fiat che la soluzione individuata per Termini non penalizzerà Mirafiori» ha subito precisato il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo. Ma secondo i sindacati torinesi ci saranno mille tagli. Anche il governatore del Lazio, Francesco Storace è intervenuto per chiedere «cosa ne sarà dello stabilimento di Cassino». Mentre i deputati leghisti alla Camera hanno espresso preoccupazione per Arese. «Non confondiamo il piano sociale e quello industriale - ha detto ieri Bruno Tabacci, presentando la mozione dell’Udc sulla Fiat -; dal punto di vista industriale non c’è alternativa alla riduzione della capacità produttiva». «Riconvertire non è tabù - ha ammesso Stefano Saglia (An), presentatore di una mozione di maggioranza - ma bisogna scegliere dove è meglio farlo».
«Il piano deve coniugare parametri industriali e sociali. Ogni sito deve avere una missione precisa. Se così sarà il governo non lesinerà strumenti di sostegno» dice il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi. Il governo attende che l’azienda chiarisca come riuscirà a mantenere Termini senza rinunciare alla riduzione della capacità produttiva. Non solo. La Fiat dovrà chiarire come garantirà il rientro di tutti gli 8.100 dipendenti, quando poche settimane fa aveva individuato gli esuberi strutturali in 4 mila unità. L’esecutivo per ora si limiterà a ascoltare. Ma l’idea che circola a palazzo Chigi è che il prezzo richiesto dall’azienda ai sindacati sarà l’adozione su Termini del «modello Melfi», dove l’aumento della capacità produttiva è legato non solo a una forte infrastrutturazione dell’area, ma soprattutto alla flessibilità del lavoro, ottenuto anche con la sospensione degli integrativi. Una proposta che rischia di spaccare i sindacati. Ma a far comprendere a questi ultimi i «costi» di Termini ci penserà Marzano, presentando la relazione-choc del consulente Roland Berger. Pochi e semplici i concetti espressi: il piano Fiat si «basa su presupposti realistici ma va applicato rigidamente». Dunque «la riduzione della capacità produttiva è inevitabile», mentre è «insensato» il trasferimento in Italia di produzioni insediate all’estero, come in Polonia. Gli esuberi saranno 6.600, di questi 1.204 verrebbero riassorbiti a Cassino a fine anno. Alla stessa data, in presenza di un’espansione della produzione, potrebbero rientrare 2.322 lavoratori.
Gli impianti a rischio sono senz’altro Termini e Arese e in parte Mirafiori. In particolare Berger disegna alcuni scenari al dicembre 2003. Il primo assomiglia a quello delineato nell’ultima proposta Fiat. La riapertura piena di Termini con la produzione della Punto comporterebbe costi di produzione più alti rispetto a Mirafiori e Melfi di 30-35 milioni di euro l’anno. A Termini andrebbero in mobilità lunga solo 200 lavoratori, gli altri sarebbero riassorbiti. Ma in questo caso a Mirafiori mille andrebbero in mobilità lunga, 448 in ordinaria e 822 verrebbero riassorbiti. Nel caso di chiusura totale del sito siciliano a Mirafiori sarebbero 100 a usufruire della mobilità lunga, 448 della ordinaria e 2.322 verrebbero riassorbiti. Berger prevede che a livello industriale non ci sarà bisogno di Termini dopo il 2005 perché altri siti saranno più convenienti. Conclusione: in Sicilia bisogna pensare ad altro, un centro di ricerca o industria pesante per costruire il Ponte di Messina. Ma la soluzione ideale è un centro nautico e di turismo: ristoranti, alberghi e persino un casinò.

Antonella Baccaro



Economia
27/11/2002