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Lentamente muore chi diventa schiavo
dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Pablo Neruda
.:[Ringraziamenti]:.
Grazie a tutti coloro che si stanno
adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto
e documenti.
Articolo
I consulenti del ministro: alberghi e un casinò per
riconvertire Termini E per gestire la crisi del Lingotto
ROMA - Parte stamattina alle 9,30 la trattativa a oltranza sulla Fiat al
ministero delle Attività produttive. Il «padrone di casa», Antonio Marzano,
introdurrà l’incontro lasciando poi con azienda e sindacati un tecnico: il
direttore generale all’Industria, Massimo Goti o il consulente Riccardo
Gallo. Nei previsti dieci giorni di sospensione delle procedure di
mobilità, le parti dovranno accordarsi sul piano di ristrutturazione che
prevede 8.100 esuberi. L’azienda lunedì ha chiarito che i 1.800 dipendenti
di Termini Imerese che andranno in cassa integrazione a dicembre
rientreranno dopo giugno, per lavorare sul restyling della Punto, che in
un primo momento era destinato a Mirafiori. L’affermazione ha sollevato
perplessità. «Ho avuto rassicurazioni dalla Fiat che la soluzione
individuata per Termini non penalizzerà Mirafiori» ha subito precisato il
presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo. Ma secondo i sindacati
torinesi ci saranno mille tagli. Anche il governatore del Lazio, Francesco
Storace è intervenuto per chiedere «cosa ne sarà dello stabilimento di
Cassino». Mentre i deputati leghisti alla Camera hanno espresso
preoccupazione per Arese. «Non confondiamo il piano sociale e quello
industriale - ha detto ieri Bruno Tabacci, presentando la mozione dell’Udc
sulla Fiat -; dal punto di vista industriale non c’è alternativa alla
riduzione della capacità produttiva». «Riconvertire non è tabù - ha
ammesso Stefano Saglia (An), presentatore di una mozione di maggioranza -
ma bisogna scegliere dove è meglio farlo».
«Il piano deve coniugare parametri industriali e sociali. Ogni sito deve
avere una missione precisa. Se così sarà il governo non lesinerà strumenti
di sostegno» dice il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi. Il
governo attende che l’azienda chiarisca come riuscirà a mantenere Termini
senza rinunciare alla riduzione della capacità produttiva. Non solo. La
Fiat dovrà chiarire come garantirà il rientro di tutti gli 8.100
dipendenti, quando poche settimane fa aveva individuato gli esuberi
strutturali in 4 mila unità. L’esecutivo per ora si limiterà a ascoltare.
Ma l’idea che circola a palazzo Chigi è che il prezzo richiesto
dall’azienda ai sindacati sarà l’adozione su Termini del «modello Melfi»,
dove l’aumento della capacità produttiva è legato non solo a una forte
infrastrutturazione dell’area, ma soprattutto alla flessibilità del
lavoro, ottenuto anche con la sospensione degli integrativi. Una proposta
che rischia di spaccare i sindacati. Ma a far comprendere a questi ultimi
i «costi» di Termini ci penserà Marzano, presentando la relazione-choc del
consulente Roland Berger. Pochi e semplici i concetti espressi: il piano
Fiat si «basa su presupposti realistici ma va applicato rigidamente».
Dunque «la riduzione della capacità produttiva è inevitabile», mentre è
«insensato» il trasferimento in Italia di produzioni insediate all’estero,
come in Polonia. Gli esuberi saranno 6.600, di questi 1.204 verrebbero
riassorbiti a Cassino a fine anno. Alla stessa data, in presenza di
un’espansione della produzione, potrebbero rientrare 2.322 lavoratori.
Gli impianti a rischio sono senz’altro Termini e Arese e in parte
Mirafiori. In particolare Berger disegna alcuni scenari al dicembre 2003.
Il primo assomiglia a quello delineato nell’ultima proposta Fiat. La
riapertura piena di Termini con la produzione della Punto comporterebbe
costi di produzione più alti rispetto a Mirafiori e Melfi di 30-35 milioni
di euro l’anno. A Termini andrebbero in mobilità lunga solo 200
lavoratori, gli altri sarebbero riassorbiti. Ma in questo caso a Mirafiori
mille andrebbero in mobilità lunga, 448 in ordinaria e 822 verrebbero
riassorbiti. Nel caso di chiusura totale del sito siciliano a Mirafiori
sarebbero 100 a usufruire della mobilità lunga, 448 della ordinaria e
2.322 verrebbero riassorbiti. Berger prevede che a livello industriale non
ci sarà bisogno di Termini dopo il 2005 perché altri siti saranno più
convenienti. Conclusione: in Sicilia bisogna pensare ad altro, un centro
di ricerca o industria pesante per costruire il Ponte di Messina. Ma la
soluzione ideale è un centro nautico e di turismo: ristoranti, alberghi e
persino un casinò.