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Se vuoi puoi vedere anche una foto del Campidoglio.
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La nascita e lo sviluppo della fotografia a Roma
tra il 1850 e il 1870 |
La diffusione della fotografia avviene a Roma con grande velocità: la città è ricca di attrattive storiche ed è abituata ad una grande circolazione di immagini prodotte da pittori, incisori e disegnatori. Sono immagini-ricordo molto richieste dai viaggiatori di passaggio nella città eterna che amano portare con sé un ricordo dei luoghi visitati.
La tecnica fotografica ai suoi esordi è molto complessa, ma anche negli anni successivi alla fase di sperimentazione richiede lunghe procedure di
realizzazione. La ripresa fotografica inanimata di vedute ha due vantaggi: permette lunghi tempi di posa con l’utilizzo della luce solare ed è anche la più richiesta. I soggetti più frequenti sono le vedute della città, i monumenti, le rovine antiche, i ritrovamenti da scavo, le riproduzioni di opere d’arte. La scelta delle inquadrature resta legata alla tradizione incisoria e vedutistica.
La nuova tecnica ha subito grande risonanza e si impone per immediatezza e veridicità e, quando nella seconda metà dell’Ottocento la polemica sul
verismo si fa più accesa, la fotografia riuscirà a modificare il concetto di arte: verrà considerata “l’arte […] che si giova della verità per manifestare un’idea grande”.
La tradizione ottocentesca della riproduzione in serie di vedute e stampe, risulterà presto superata dalla fedeltà della ripresa fotografica. Infatti tra gli anni 1850 e ’60 molti pittori adottano la nuova tecnica cogliendone le enormi possibilità di sviluppo.
Fra questi
James Anderson che in un primo periodo coltiva contemporaneamente le due attività per poi dedicarsi interamente alla professione di fotografo. Oggetto delle sue riprese sono le vedute, i monumenti di Roma e le sue opere d’arte.
Anche Tommaso Cuccioni, conosciuto come incisore di vedute e commerciante di opere d’arte, passò all’attività di fotografo. Con la sua bottega ben avviata favorì la conoscenza e la diffusione della nuova tecnica. Partecipò alle molte manifestazioni espositive dell’epoca realizzando fotografie di grande formato che lo resero noto.
Nei primi anni del professionismo fotografico a Roma, si possono ricordare Antonio Canova, Mac Pherson, Moscioni, Dovizielli,
Altobelli e Molins. Questi ultimi, già accademici di San Luca e vedutisti, diventano fotografi ufficiali del papato immortalando gli avvenimenti più importanti dell’epoca, ma sono ricordati soprattutto per le loro
vedute animate: le riprese dei monumenti, senza personaggi, riprendono vita con scene di vita cittadina e popolare. In realtà le persone che sembrano sostare in modo naturale, sono costrette a lunghi tempi di posa per consentire le fotografie.
Anche il fotografo Sommer ricostruisce scene pittoresche che hanno per protagonisti dell’immagine il lustrascarpe e lo scrivano pubblico.
La vita quotidiana a Roma ricompare e si riappropria degli spazi storici con i quali ha sempre convissuto.
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