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ELSA MORANTE: Il destino delle illusioni



Molti dei personaggi che danno vita ad alcuni romanzi di Elsa Morante, precipitano nella ricerca sempre delusa del caro fantasma scomparso, si muovono tra il reale e l'irreale, tra l'immaginazione e la ragione in una manifesta ambiguità. I frammenti narrativi che qui riportiamo aderiscono ai temi fondamentali delle esperienze malinconiche: la nostalgia di una comunione perduta (il paradiso dell'Onnipotenza), l'enigma di una mancanza che diventa disarticolazione del tempo e dell'essere, anarchia di ritmi affettivi che si cristallizzano nell'attesa.
In "Menzogna e Sortilegio" Edoardo parla di quel tempo che si fa immobile, sospeso e lunghissimo: "La vita mortale, rinchiusa tra il tempo e lo spazio, è una prigione per coloro, che incessantemente si agitano fra queste angustie illusi forse di ripercorrere i liberi campi originari.... Il passato e il futuro, infatti, sono due campi di nebbia e di vertigine, che i vivi non possono esplorare se non con la fantasia e con la memoria; ma forse fantasia e memoria sono soltanto strumenti d'illusione, e soltanto per un gioco ingannevole l'uomo crede di avere il passato alle spalle e il futuro innanzi a sè. In realtà egli si muove sopra una sfera immobile, conchiusa fin da principio, e il passato e il futuro sono tutt'uno. A che serve esplorare questa reggia della morte? Il solo tentativo di sondarla produce angoscia e nausea, come quando ci si affaccia su un precipizio". (46-E.Morante)
Rievocando la nascita di Manuelito, la Morante racconta in "Aracoeli": "Vivere significa: l'esperienza della separazione, e io devo averlo imparato fin da quel quattro novembre, col primo gesto delle mie mani, che fu di annaspare in cerca di lei, nell'unica tana, persa ormai chi sa dove, in quale strapiombo .......Esto nino chiquito no tiene cuna". (47-E.Morante)
Seguendo alcuni passaggi, l'io narrante parla di Mariuccio, il suo secondo, estremo amore: "Di lui non ho saputo mai più niente ma neanche la notizia della sua morte ormai non potrebbe toccarmi più. Ma da Mariuccio ho imparato a praticare il sonno come sperpero, sciopero e sabotaggio. E questi ultimi anni, io li ho spezzati e disfatti, disertando la fabbrica del tempo, ogni volta che i suoi ritmi prescritti mi sbigottivano, nella loro eternità numerata. Alla mia assenza, gli orologi del mondo saltavano, e le giornate si sfogliavano in disordine come truccioli di una pialla sconnessa. Mi ridestavo da un sonno di più giorni, supponendo di essermi addormentato la sera prima ......Certo mentre io dormivo - i corpi miracolosi - avranno rifatto alle nuove stagioni, la loro muta, per gli appuntamenti dell'amore. Ma il mio corpo si è consegnato nei sonni alla vecchiaia . . . . . . il futuro fugge all'indietro,il passato viene incontro. E in questa anarchia falotica, di là dalle croci dei giorni, c'è lei che mi aspetta, coi suoi primi baci."(48-E.Morante)

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