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Un discorso intorno alle emozioni

Le Thérapeute - Magritte,1937



Occuparsi di arte, creare uno spazio interlocutorio con questo settore della cultura, significa anche operare secondo un obiettivo di educazione alla salute e di formazione psicologica per tutti coloro che in tale campo si trovano impegnati. Per chi si occupa direttamente e/o professionalmente del mondo della psiche e delle relazioni umane, l'incontro con una forma d'arte si rivela un valido strumento conoscitivo di analisi e di ricerca esistenziale. In questo livello di conoscenza, la realtà si mostra attraverso il sensibile e si dà dentro di essa piuttosto che attraverso proposizioni di tipo logico e verificabile. Quando noi parliamo, facciamo vivere due discorsi e due livelli di comunicazione, un momento informativo mediato dalle parole prese nel loro valore di codici e un momento estetico che rivela ciò che di sotterraneo sta dietro alle parole. Un linguaggio sotterraneo indiretto che passa attraverso lo spazio del silenzio, dell'ascolto concentrato su se stessi, che in arte si manifesta come uno stile e una forma.





Il luogo dell'estetica.

Solo erroneamente si parla di esperienza estetica e di arte riferendoci alle manifestazioni esclusive dell'artista; estetica ed arte sono legate a tutto il mondo del sensibile e del desiderio, si trovano ovunque nella vita di relazione, nella natura e nel corpo. L'esperienza estetica è una dimensione dell'esistere che appartiene ad ogni uomo. Non sta nell'espressione artistica privilegiata e nelle strettoie del business che produce e vende arte, ma nell'esperienza esistenziale quotidiana. Tutto ció che si fa significativo a livello del sensibile personale, se trova espressione e ascolto, diventa esperienza estetica.
In riferimento ai problemi che riguardano le complesse manifestazioni del disagio e della crisi individuale e collettiva, occorre sviluppare una propria sensibilitá ed uno specifico orientamento. Non è sempre necessario riferirci alla scienza logica e positiva o ad un riduttivo tecnicismo per apprendere a capire, a curare e a parlare di questa nostra umanitá che produce malattia, sofferenza e violenza.












Ormai per molti dei grandi specialisti e tecnici del disagio psichico, si è aperto lo spazio del dubbio circa l'uso di modelli medici o di nozioni e aspettative quali psicoterapia, guarigione, salute, sviluppo e maturitá. La tecnologia della cura, ha trovato nella sua storia, non solo astrazioni e categorie differenti come prevenzione, salute, racconto, favola, pittura, malattia, poesia, ma anche luoghi fisici separati per in-scenare la sua danza, basta pensare ad istituzioni consolidate come gli ospedali, i teatri, le mostre, i centri di salute mentale, le gallerie d'arte e gli studi dei professionisti.
Possiamo cosí affermare che attualmente la cura e l'arte, sulla base di una pratica sperimentata hanno ritrovato il loro centro di confluenza. Un edificio unico, come quello che appare nel pensiero prescientifico della filosofia e che le nostre istituzioni e professioni hanno saputo cosí abilmente separare e mascherare a tutti coloro che guardano con occhi ingenui.




La terapia con l'arte.

Come la letteratura, la musica, le arti in generale, anche la psicologia s'interessa in modo primario agli stati del sentimento, agli stati d'animo e ai loro effetti sulla consapevolezza riflessiva di sè, sulle relazioni, sul comportamento sociale e sulla simbolizzazione immaginativa della vita. Tuttavia il fatto di percepire le emozioni dentro di noi e di patirle nel nostro fisico non vuol dire che esse siano "nostre". Esse vogliono possederci, governarci, conquistarci completamente al loro modo di vedere.
Avere dentro di sè una passione è demoniaco. Essere dentro una passione, ovvero nel mondo dell'emozione, nel mondo in cui essa rende manifeste tutte le cose con una visione o un'intuizione specifiche, puó invece muovere l'anima verso un rapporto piú profondo con il mondo. Le emozioni accrescono il nostro senso di identitá. Ci si sente piú se stessi sotto la stretta di un'emozione e tuttavia si tratta della sua stretta su di noi, non della nostra stretta su quell'emozione. Il fatto che ci faccia sentire piú noi stessi non rende "nostra" quell'emozione.





Sintesi critica e adattamento ipertestuale liberamente tratto dalla relazione di
James Hillman
Le nostre emozioni non sono nostre
tenuta al Convegno "L'arte nascosta del Drago" organizzato dall'Universitá di Roma nel Novembre 1990.



















Il grido

Munch,1893

Una terapia per le emozioni.

Soltanto quando un problema, un rapporto, un ricordo, diventano una sofferenza, quando noi siamo afflitti da quel problema esso entra in noi e noi entriamo in terapia. Utilizzare ogni media espressivo per fare arte e fare arte per il benessere dell'anima recupera lo spazio dell'immaginazione: Immaginazioni del comportamento, immaginazioni della fantasia, immaginazioni del movimento, dell'intenzione e del desiderio.


Il grido

Edward Munch, 1892 - da uno stralcio di lettera conservato al Museo Munch
"Camminavo sulla strada con due amici, il sole tramontava, sentii come una vampata di malinconia. Il cielo divenne all'improvviso rosso sangue. Mi arrestai, mi appoggiai al parapetto, stanco da morire. Vidi le nuvole fiammeggianti come sangue e una spada.
Il mare e la cittá di un nero bluastro. I miei amici continuarono a camminare. Io rimasi lá, tremando d'angoscia, e sentivo come un grande e interminabile grido che attraversava la
natura."








Fare arte e fare terapia.

Il compito della terapia con l'arte è forse quello di abreagire l'emozione, liberando l'individuo da ció che l'ha afferrato? Oppure di sublimare l'emozione, trasformandola in arte? O di usare le emozioni, cioè di trarre energia da esse e cosí diventare piú vitali, piú attivi, piú pieni?
Hillmann aggiunge un altro interrogativo: La terapia con l'arte cerca di rimettere l'anima in contatto con il suo fanciullo interiore e di liberare il vero fanciullo?
La terapia parla di una figura immaginale costituita da emozioni che vanno oltre quelle puramente personali. Questa figura e le emozioni non sono soltanto quelle letterali del passato, anche se indossano gli abiti e si muovono nelle case del passato. Questa figura e le sue emozioni sono il vero interno del fanciullo interiore del passato. Questo interno profondo è l'immaginazione che non è mai fuggita dall'infanzia e che ha la sua grande occasione di presentarsi, nella terapia con l'arte, libera dall'intrappolamento in quello che molta teoria psicologica pensa essere il fanciullo e la fanciullezza del passato.



Immaginazione per le nostre emozioni.

L'impedimento dell'immaginazione si manifesta come emozione eccessiva. Infatti quando l'emozione non è contenuta entro la propria immagine, quando le immagini sono state ridotte qualitativamente dallo sfruttamento utilitaristico, quando sono catturate nel business del commercialismo collettivo o nello svuotamento del letteralismo razionale, allora l'emozione dilaga incontrollata e si cura con i farmaci o si esorcizza con le terapie.










Cura

La cura è quel luogo, virtuale e/o reale, dove i fenomeni psichici trovano il loro senso nell'immagine e nella parola, nell'incontro di idee e azioni, ma anche nei ritmi individuali che si riconoscono ed elaborano attraverso la partecipazione estetica e lo scambio empatico.`













Emozioni

L'emozione é una condizione fisiologica interiore, senza dubbio si trova dentro la pelle, giú in fondo all'ippocampo, al sistema ormonale al corpo animale di una persona. E' dentro di noi che le sentiamo: il pianto in gola, la stretta al petto, la tristezza nei nostri occhi, il crampo di paura nelle viscere, lo sguardo paranoide che scruta geloso il viso dell'amato.


Ultima versione, 1 settembre 1996
pumpmoon@libero.it











Demoniaco

"Si puó fare qualcosa di buono quando l'uomo è dentro una passione, ma niente di buono quando la passione è dentro l'uomo" scriveva il poeta romantico William Blake.
Esse ci giungono dall'esterno, c'invadono e ci trascinano nella loro condizione sono "influssi divini".....il modo che scelgono gli Dei per fluire nell'anima, per portarla in una condizione oltreumana di eccitazione e di furia, di dolore e di lutto, di incantamento e di desiderio estatico.