Momenti Salienti
della Sua vita
Totò nasce nel 15
febbraio del 1898 in uno dei più umili quartieri di Napoli con
il nome di Antonio Clemente, Egli fu frutto della relazione
della madre con Giuseppe De Curtis il quale dopo aver sposato la
donna nel 1921 più tardi nel 1928 riconosce il piccolo suo legittimo
figlio dandogli il suo cognome De Curtis. Successivamente
Antonio De Curtis viene adottato dal Marchese Francesco
Gagliardi Foccas, in conclusione nel 1946 il tribunale di Napoli
gli conferisce i nomi e i titoli di:
Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno
Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza
imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero,
esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di
Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia,
di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e
duca di Drivasto e Durazzo.
La Nascita
Totò nasce alle ore 07:30 antimeridiane del 15 febbraio
1898 al secondo pianodel numero civico 109 in via Santa Maria
Antesaecula al rione Sanità a Napoli. Sua madre Anna Clemente lo
registra all'anagrafe come Antonio Clemente.
La
Fanciullezza
All'educazione del
piccolo Antonio provvide la madre e fu lei a
dargli il nomignolo di Totò. Dopo le elementari
Totò andò al ginnasio, al Collegio Cimmino nel
palazzo del Principe di Santobuono in via San
Giovanni a Carbonara, e fu qui che un precettore
mentre scherzava a fare la boxe con i suoi
allievi lo colpì involontariamente al naso,
provocandogli un'emorragia e in seguito l'atrofizzazione
della parte sinistra del naso, questo fatto
determinò un dislivello di un centimetro fra i
due lati del volto, tipico dell' espressione di
Totò. Il piccolo nella sua ingenuità oltre alla
passione innata della recitazione vantava anche
di diventare Prete, fu assiduo frequentatore
della parrocchia di San Vincenzo alla Sanità
dove diventò chierichetto. la mamma accortasi di
questa strana idea gli mollo due schiaffoni che
fecero subito cambiare idea al piccolo
L'Adolescenza
Non terminò mai gli studi, all'età di 14 anni il padre lo
obbligò ad andare a lavorare, scartata la sartoria di famiglia andò a
fare l'aiutante di mastro Alfonso pittore di appartamenti, dopo di
questo il giovane intraprese tanti altri piccoli mestieri ma nessuno di
essi ebbero lunga vita. Ecco che sovrasta la sua passione, inizia ad
esibirsi nei poveri salotti di quartiere ai scalcinati teatrini della
zona della ferrovia fu quasi automatico, inizia così a esibirsi con lo
pseudonimo di "Clerment" per una paga giornaliera di una lira e ottanta
centesimi . Ma questa sua passione ancora una volta non era vista di
buon grado dalla madre fu così che Totò all'età di 16 anni decide di
arruolarsi nell'esercito, viene assegnato al XXII Reggimento di Fanteria
a Pisa ma ben presto si rese conto che la vita militare non era per lui
ritornò a Napoli.
Le prime comparse Teatrali
Rivolgendosi al'impresario Eduardo D'Acierno Totò
cominciò a recitare in piccoli teatri di Provincia col suo solito
repertorio di imitazioni delle macchiette di Gustavo De Marco senza
avere successo,cercò di cambiare genere ma il pubblico lo stesso
sembrava non gradire. Nel 1922 tutto ciò lo convinse a lasciare Napoli e
a partire per Roma. Anche la capitale sembrava non offrire niente di
buono al piccolo artista invano chiese invano di recitare in vari
teatri.
I primi successi Teatrali
Grazie ad un suo amico barbiere di via Frattina
"Pasqualino" finalmente a Roma ottenne una scrittura al "Teatro
Jovinelli" dove ebbe molti consensi. Arrivarono così i primi soldi e il
suo nome si cominciò a diffondere per tutto l'Italia. Dopo svariati
successi volle ritornare nella sua Napoli, era il 1927 e si esibì
all' "Eden" :fu un successo formidabile. Dopo esibizioni nei vari teatri
dell'Italia settentrionale ritornerà a Napoli nel settembre del 1929 con
la compagnia "Molinari" per debuttare con "Messalina" al Teatro
Nuovo:Fu un autentico trionfo, in questa compagnia faceva parte anche
Titina De Filippo. Da adesso si butteranno le basi per diventare un
capocomico sopra le righe ma anche uno scrupolosissimo impresario
Amatissimo dalle Donne
Le donne impazzivano per lui e agli inizi del 1930 fu
protagonista di una tragica vicenda d'amore che si concluse con il
suicidio di una giovane e bellissima donna, LILIANA CASTAGNOLA.
E' in onore della chanteuse suicida che battezzerà Liliana la
figlia che nel 1934 nascerà dal suo matrimonio con Diana Rogliani Serena
di Santa Croce. "1932 rito civile 1935 rito religioso " La sua vita
movimentata e animata dalla presenza di bellissime ballerine determinò
inevitabilmente la rottura di questa unione.
Inizia la Carriera di Attore Cinematografico
1937 Totò stava in un ristorante di Roma in compagnia di
amici, quando si accorse che un uomo lo fissava ostinatamente:era
Gustavo Lombardo che gli propose di interpretare un film;al termine del
pranzo Totò aveva già firmato il contratto per "FERMO CON LE MANI"
La pellicola non ebbe un successo eclatante ma servi'
comunque per far conoscere l'attore ad un pubblico del tutto nuovo.
(Era il 1937 e fino al 1967 Totò interpreta 97 film visti
da circa 270 milioni di persone,un record che non ha eguali nella storia
del cinema italiano.) Ma il film che gli diede veramente successo fu
"SAN
GIOVANNI DECOLLATO"
La Malattia che lo porterà alla semicecità
Nel '56 Totò e' ormai ricco e famoso e i suoi
film,nonostante le critiche contraddittorie, andavano a gonfie vele.
Liliana sta sempre di più con il padre e casa De Curtis e' frequentata
anche dai due nipotini. Ma Totò non ha mai dimenticato il teatro e
accetta la proposta del suo antico impresario, Remigio Paone, di
recitare nuovamente.
La Sua Compagnia fece tappa a Milano e fu qui che Totò si
ammalò gravemente:broncopolmonite di origine virale. Doveva curarsi e
restare a letto per diversi giorni,ma si imbottì di antibiotici e dopo
tre giorni ritornò in palcoscenico ma il fisico indebolito gli impedì di
recitare. Passata la malattia si andò a Genova,seconda tappa della
tournè.Qui cominciarono i primi disturbi all'occhio destro. Totò che fin
dal 1939 aveva subito una forte menomazione all'occhio sinistro,si vide
perduto,si avvilì. A Firenze le condizioni dell'occhio peggiorarono,ma
fu a Palermo che avvenne il dramma:si accorse di essere diventato
praticamente cieco.
Fece ritorno alla sua Napoli,volle andare nella chiesa di
Santa Lucia,poi proseguì per Roma. Per mesi interi Totò rimase al buio
ma grazie alle cure dei medici e allo spirito di abnegazione di Franca ,
verso la fine del'57 le cose migliorarono,e l'anno seguente potè di
nuovo ritornare al lavoro cinematografico.
Proteggeva però sempre gli occhi con un paio di lenti
scure che toglieva pochi attimi prima di entrare nel set.
Semicieco,dunque,torna sul set interpretando un gran numero di film
sempre avversati dalla critica ma che al contrario piacevano al pubblico
che riempiva entusiasta le sale cinematografiche.
Il Nastro D'Argento
"Uccellacci e uccellini" di Pier Paolo Pasolini.Grazie a
quest'ultimo film gli vengono assegnati il Nastro d'Argento, un
riconoscimento speciale della giuria del Festival di Cannes,e il "Globo
'oro" dei critici stranieri in Italia. Totò agli inizi del '67
interpreta negli studi del Teatro delle Vittorie gli episodi di "TUTTO
TOTO'
che riproporranno al pubblico gli sketches più significativi
della sua carriera teatrale. Egli aveva anche il progetto di
ritornare in teatro ma così non fu.
Il 15 aprile 1967
La sera del 13 aprile all'autista,Carlo Cafiero,che lo
accompagnava a casa a bordo della sua Mercedes, Totò confessò:"Cafie',
non ti nascondo che stasera mi sento una vera schifezza".
A casa il sorriso
di Franca gli restituì un pò di serenità,ma dei forti dolori allo
stomaco lo costrinsero a chiamare il medico,che giunto subito gli
somministrò dei medicinali raccomandandogli di stare tranquillo.
Trascorse
l'intero pomeriggio del 14 aprile in casa a parlare con Franca del
futuro,dell'estate che sopraggiungeva e del suo desiderio di godersi le
vacanze a Napoli,sopra Posillipo. A sera consumò una minestrina di
semolino e una mela cotta,poi i primi sintomi:tremore e sudore.
"Ho un formicolio
al braccio sinistro" mormorò pallidissimo. Franca capì subito:era il
cuore. Fu avvertita la figlia Liliana,il medico curante ,il cardiologo
professor Guidotti, il cugino-segretario Eduardo Clemente.
Gli furono
somministrati dei cardiotonici,ma le condizioni non migliorarono. Alle
due di notte si svegliò e rivolgendosi al cardiologo disse "Professò,vi
prego lasciatemi morire,fatelo per la stima che vi porto. Il dolore mi
dilania,professò. Meglio la morte" e rivolgendosi al cugino "Eduà, Eduà
mi raccomando. Quella promessa:portami a Napoli". Le ultime parole
furono per Franca "T'aggio voluto bene,Franca. Proprio assai"
Erano le tre e venticinque del 15 aprile 1967. |