Rastrellamento tedesco (26 agosto 1944)
Diego Aliotta cade a Vesimo di Zerba il 29 agosto 1944.
Tornata la calma a Pertusio, il 26 agosto 1944, Primula
Rossa torna con i suoi uomini a Cella. Qui l'attende una brutta notizia.
I tedeschi stanno operando un duro rastrellamento in val Staffora, dove
la Capettini ha i due distaccamenti di Montemartino e S. Margherita. Il
comandante partigiano, senza prendersi un minuto di riposo, parte per
Monteforte, dove ha dislocato una squadra nella speranza di poter avere
notizie più precise.
Da lassù l'alta val Staffora appare punteggiata di incendi. Avanzano
i tedeschi combattendo, li seguono quelli della Sicherheits incendiando
e distruggendo. Dagli incendi che vanno sempre più crescendo
in numero e salendo di posizione, si possono intuire le località
via via raggiunte dal rastrellamento in corso. Primula Rossa pensa ai
suoi distaccamenti di Montemartino e S. Margherita ai quali è impossibilitato
portare aiuto. Si augura solo che, dopo la prima resistenza, abbiano potuto
sganciarsi e ripiegare. Intanto per dare un segno della sua presenza fa
sparare da Monteforte, senza un bersaglio preciso, una ventina di colpi
di mortaio giù nella valle Staffora. Dopo ordina a tutti i suoi
uomini di ritirarsi con lui a Castellaro.
Qui l'attende un altra sorpresa. I suoi uomini sono tutti attorno ad un
certo Diego (Aliotta Diego), che si diceva inviato dal comando superiore
quale nuovo comandante della Capettini, e che come tale stava ordinando
a tutti di seguirlo per le Capannette di Pej. Già gli uomini avevano
risposto che prendevano ordini solo da Primula Rossa. Sopraggiunto però
Primula Rossa ed udito di che si trattava si oppose decisamente a Diego
dicendo: "Prima di tutto il comandante qui sono io e nessun altro,
in secondo luogo gli uomini di qui non si muovono perchè portarli
alle Capannette in questo momento e come portarli al macello. Siamo troppo
inferiori, è pazzesco portarci in bocca al nemico in questo modo".
Diego dovette accontentarsi di chiedere qualche uomo che lo accompagnasse.
Gli fu dato e partì. Non tornò più nessuno. Di Diego
si seppe poi che cadde a Vesimo di Zerba. Degli altri non si seppe più
nulla. In seguito si venne a sapere che alle Capannette di Pej furono
passati per le armi tutti i partigiani fatti prigionieri e gli stessi
feriti che lassù erano ricoverati.
Qui viene spontaneo rivolgersi una domanda: "Come si può giustificare
che un uomo come Diego, che avrà certamente avuto indiscutibili
meriti di partito, ma che non poteva conoscere ne luoghi ne uomini, sia
stato mandato a comandare una brigata in un momento così critico?
Che motivo poteva giustificare la sostituzione di Primula Rossa che aveva
racimolato i suoi uomini uno ad uno ed aveva dato numerose ed evidenti
prove di saperli tanto ben comandare? Qualunque sia stato il motivo di
questa iniziativa sta di fatto che Diego non ha comandato un solo minuto
la Brigata Capettini benchè figuri quale suo primo comandante.
Il vero comandante della Capettini, dal suo sorgere al suo tramonto, colui
che la guidò in tante azioni vittoriose, colui che la seppe infondere
con la forza dell'esempio e di un meraviglioso spirito di disciplina e
di corpo è Primula Rossa. Lui solo".
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