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del 4-11-02

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Commissione Ambiente con Roberto Musacchio partecipano alla riunione 30 compagn*. Hanno comunicato l' impossibilità a partecipare: L.Collina, D.Franchi, Malagoli, M.Pancaldi, Pedrini, Oddo, G.Tugnoli, Zamboni.

Hanno preso la parola, Lari (relatore), Setti, Leonardi, Morcavallo, Cicchetti, Mengoli, Tagliati, Bonomi, Donati, Bragliani, Palleni, Musacchio.

Argomenti di particolare discussione: centrali, seabo, inceneritore, centrale biomassa, mobilità, bretella autostradale, chiusura centro storico, elettrosmog, rapporto con i comitati.

Seguiranno attivi di zona sui temi: centrali, mobilità, acque, bretella. Iniziative sull' elettrosmog (contro Gasparri_Guazzaloca) e sul traffico. Si individua la necessità di proposte alternative per Seabo-Hera sia sul 
terreno energetico ( nessuna chiusura al fatto che Seabo si occupi di energia : e' il come il problema) che su quello dei rifiuti e dell' acqua), magari con riunioni regionali . Il carattere aperto della commissione e' stato approvato.


All' iniziativa a Roma sulle vertenze territoriali ho affermato che sull'ambiente il PRC è e deve essere considerato una associazione ambientalista. Questo non vuol dire che non ci assumiamo le responsabilità politiche di un partito, anzi, ma che l' autonomia nel merito delle proposte e la forma dell' agire sono piene e non subordinate alle necessità politiche ma piuttosto vale l' opposto. Anche la partecipazione alle nostre sedi di organizzazione e discussione dovrà riflettere questa scelta : sarà una partecipazione libera non subordinata all' adesione delle nostre proposte complessive.

è una necessità più che una scelta che discende dallo stato di emergenza che ci troviamo a vivere sul terreno dell' ambiente. Gli ambientalisti sono considerati dei fondamentalisti spinti da ragioni nobili alle quali però danno risposte estremistiche e molto ideologiche. Noi rivendichiamo invece il primato della ragione contro una cieca volontà di autodistruzione dei terrestri umani. è la scienza come corpo vivo di conoscenze e ignoranze che ci guida nelle analisi e i nostri principi sono i più generali che l' uomo ha potuto esprimere: bastano quelli contenuti nella Carta delle N.U. per esprimere una durissima condanna della storia contemporanea.

Apocalittici. Non dobbiamo più esserlo : il disastro è già abbondantemente avviato e quel che già si è compiuto svilupperà i suoi effetti per un tempo lungo. Abbiamo già avvelenato le acque e l' atmosfera. La riduzione dello schermo di ozono che abbatte la vita e produce mutazioni. L' avvio di una fase climatica tra le più torride di quelle conosciute dal nostro pianeta nella sua storia di 3 miliardi di anni. La riduzione delle biodiversità e la manipolazione delle sementi, sono effetti planetari che colpiscono il più grande dei beni comuni: la terra.

Ora dobbiamo essere propositivi anche nelle lotte più decise: non ci si chiede di fare i predicatori di un buon ambientalismo nè di affermare quella vaselina che è la possibilità si uno sviluppo sostenibile. Dobbiamo dire a chiunque cosa può fare oggi e dove vive. 

Facciamo l' esempio dell' acqua e della nostra pianura. La previsione di innalzamento del livello marino dallo scioglimento dei ghiacci per effetto serra è dell' ordine di 50 cm, più o meno. Il livello del suolo nella nostra pianura si è abbassato di circa 2 metri nell' ultimo quarto di secolo. è un effetto recente : se fosse un assestamento dei depositi alluvionali il livello originale dovrebbe essere stato di 2000 metri! Ovviamente questo abbassamento, la subsidenza, è causata dagli emungimenti dal sottosuolo (specie acqua: il metano conta ben poco) accompagnato molto probabilmente da una conseguente ridotta capacità di ricostruzione delle falde profonde. L' effetto prodotto localmente dall' uomo è ben maggiore del disastroso effetto globale. Conseguenze: i fiumi non riescono a scaricare le piene in mare e dal loro letto sempre più prensile si producono gli allagamenti ormai annuali. Così andiamo tutti sott' acqua.

L'esempio mostra il grado di avanzamento del morbo distruttivo introdotto dall'uomo e ci costringe a coniugare proposte a proteste. Così seguendo il filo dell' esempio possiamo delineare il futuro prossimo. L' effetto climatico del riscaldamento atmosferico da noi dovrebbe significare una generale aridità con anomalie frequenti specie nel nord Italia. In altre parole pioverà meno ma quando piove verrà giù a catinelle. Avremo quindi due effetti :

  • situazioni di emergenza idrogeologica e di allagamenti con i fiumi a monte cementificati e quindi incapaci di rallentare il deflusso a valle e in pianura argini pensili che non reggono e mare che non riceve;
  • per la siccità si sfrutterà più massicciamente la risorsa idrica non alimentando adeguatamente le falde e si scaveranno pozzi più profondi per irrigare i campi. Il risultato sarà una accelerazione della subsidenza. La siccità inoltre farà crepe sempre più profonde nel terreno e i veleni della moderna agricoltura, pesticidi, fitofarmaci e anche solo i concimi chimici si infiltreranno profondamente nel terreno. Non bastassero i rifiuti ( abusivi ma anche regolari ma mal smaltiti) la poca acqua delle prime falde sarà avvelenata ; e questo è un effetto irreversibile.

Allora vediamo che non basta rivendicare il carattere pubblico dell' acqua e dello smaltimento dei rifiuti. Dobbiamo aprire vertenze specifiche per difendere la pretesa dell' uomo di abitare un pianeta che ha ammalato. Se affrontiamo il problema con gli strumenti dell' economia il quadro è ancora più sconfortante. Per affrontare i disastri ambientali prodotti dallo sviluppo ci vogliono risorse: i paesi poveri sono condannati alle tragedie. Per produrre queste risorse dobbiamo sostenere uno sviluppo che aggrava il problema.

Il caso energia è emblematico, ne parleremo dopo, ma anche quello dell'assetto del territorio ha le stesse valenze. La macchina dello sviluppo capitalista e liberista è senza freni. Se vogliamo che sterzi nella giusta direzione dobbiamo metterli noi. Ci dicono che siamo capaci di dare solo dei no. Certo che presentiamo e presenteremo dei no molto decisi, ma i nostri no sono funzionali alle nostre proposte positive. Se vogliamo centrali elettriche piccole, poco inquinanti e di buona efficienza energetica siamo costretti a dire no alle grandi centrali che inquinano di più ed alimentano una criminosa sovraproduzione energetica ma costano meno e producono più profitti specie finanziari. La stessa cosa vale per discariche ed inceneritori. Se non ci sono No pesanti chi investirebbe nella raccolta differenziale che dà più occupazione ma meno profitti? Come si potrebbe sperare di modificare il sistema di imballaggi che ad ogni prodotto associa un monumento al consumismo? 

Ogni vertenza ha richieste positive e opposizioni decise. Questa valenza ce l' ha anche il tema dell' elettrosmog che pure tocca valori primari come quello della salute. Al presente non abbiamo la necessità di chiedere l' abbandono della tecnologia dei telefonini. Pensiamo che un corretto uso del principio di precauzione e soluzioni basate sulla programmazione territoriale e norme tecniche semplici possa permettere la compatibilità biologica di questa tecnologia. è una affermazione ovviamente dubitativa poichè solo la ricerca potrà dare risposte definitive. Proprio per questo dobbiamo essere cauti, preoccupati e prudenti nel permettere la sua diffusione. Il principio di precauzione deve portare a soluzioni a prova di esiti "negativi" della ricerca (e le prime risposte scientifiche , contrastatissime dalle compagnie, purtroppo confermano la nocività dell'elettrosmog), quindi rigorose e sovrabbondanti. Per questo va contrastato il decreto Gasparri ( e la delibera di Guazzaloca) con estrema decisione. Il principio di precauzione è troppo importante per renderlo a disposizione di un gerarchetto al servizio delle multinazionali e di un commerciante che guarda solo alla cassa. è un concetto che fa onestamente i conti con le nostre insufficienze  conoscitive di fronte a una Tecnica cieca nella sua pochezza scientifica e serva di ogni interesse economico. Le vertenze ambientali non sono però solo parole sagge e sapienti. No e Si motivati di una civiltà figlia dell' illuminismo. Sono anche un fare e un lottare che cambino la storia del mondo anche partendo dal luogo limitato in cui viviamo. Sono e devono essere un prodotto alto della democrazia che chiama a decidere ed ad operare persone titolari del diritto di costruirsi il futuro.

Quindi non solo è necessaria la mobilitazione ma adottare un metodo di ricerca dell' unità dei molteplici soggetti , associazioni, comitati, partiti e  sindacati che si attivano sui contenuti e operare perché questo coinvolgimento unitario faccia crescere un grande movimento il più globale possibile. La pratica nella costruzione delle vertenze e nella conduzione delle stesse deve configurarsi come costruzione di una pratica partecipativa in grado di modificare la "normalità " politica del governo delle questioni ambientali. Sull' ambiente non solo non si fa propaganda ma si deve cercare di costruire una nuova democrazia in cui il voto della natura ha potere dirimente.

Carlo Lari (4 novembre 2002)

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Aggiornato il: 02 febbraio 2003

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