CHI ERANO I NOSTRI PRIMI ANTENATI

LE FONTI DELLA PALEOANTROPOLOGIA I

Nuova versione - Maggio 2004

 

Di: Giandomenico ponticelli (gponticelli@katamail.com)

 

 

 

 

 

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Premessa

Nel capitolo precedente abbiamo analizzato i meccanismi evolutivi a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi. Questa pressione "socio-ambientale" esercita nella maggior parte dei casi l'estinzione delle specie, mentre soltanto in minima parte vi sono degli adattamenti. Analizzando il cammino evolutivo dell'uomo, moltissime sono le specie che l'hanno preceduto, ma soltanto una è riuscita a tramandarci i suoi geni. Non sappiamo però, tra tutte le specie trattate, quali di queste sia riuscita ad assolvere questo compito. I resti fossili sono stati spesso fonte di fraintendimenti. La varietà delle caratteristiche dei reperti ritrovati ha spesso tratto in inganno gli specialisti. I falsi, come il ritrovamento di Pitdown, confusero ulteriormente i paleontologi. Oggi, a circa 120 anni dalla nascita delle prime teorie darviniste siamo giunti a comprendere molti aspetti del processo evolutivo dell'umano. Ma siamo ancora molto lontano dal risolvere l'enigma della sua evoluzione. "L'anello mancante", l'antenato comune all'uomo e agli altri primati, non è stato ancora stato individuato con certezza. Anche se ogni giorno vengono compiuti sempre nuovi passi verso il suo individuamento.

 

I ritrovamenti fossili piu' importanti*

La specie ominide più antica, grande quanto uno scimpanzè moderno, ha circa sei milioni di anni. Gli studi molecolari suggeriscono che le linee genetiche degli esseri umani e degli scimpamzè si sono differenziate intorno ai 5.5 - 6.5 milioni di anni fa. Questo significa che l'Ardipithecus kadabba [conosciuto precedentemente come Ardipithecus Ramidus kadabba, in quanto ritenuto una sottospecie del Ardipithecus Ramidus] è nato subito dopo la spaccatura evolutiva che ha portato alla separazione tra gli uomini ed il resto dei primati. I primi resti, consistenti in un frammento di osso del braccio ed un dente, vennero scoperti dal dottor Yohannes Haile-Selassie del museo di Storia Naturale di Cliveland, nel sito di Asa Koma (Valle del medio Awash - Etiopia), tra gli anni 1997 e il 2001. Questi primi frammenti potevano avere un'età compresa tra i 5,2 e i 5,8 milioni di anni. Nel 2002, all'interno dello stesso sito, vennerò scoperti dal Middle Awash Paleontological Reserch Project una mascella e sei denti, (un canino superiore, dei premolari di entrambi le mascelle e dei molari superiori), appartenenti a 5 individui differenti. Gli strati di roccia da cui sono stati estratti i resti, datiti con il metodo Argo/Argo, dimostrano che questi hanno un'età compresa tra i 5,54 e i 5,77 milioni di anni.

Questi preumani, che secondo Yohannes Haile-Selassie avrebbe potuto essere bipede, hanno preceduto di 2 milioni di anni l'Ardipithecus ramidus un'altra specie rinvenuta tra il 1992 e il 1993 nella stessa zona da Tim White e da due suoi allievi Berhane Asfaw e Gen Suwa. I resti ritrovati di Ardipithecus ramidus (ARA-VP siti 1, 6 e 7) risalgono a circa 4 milioni e mezzo di anni fa. Si tratta di 17 individui differenti. Tra cui: i denti di diversi individui, una parte della mascella inferiore di un bambino, i frammenti di un cranio e parti delle ossa del braccio di tre individui differenti. Le ossa delle articolazioni superiori, in particolare, rivelano delle caratteristiche anatomiche più vicine ai primati che agli umani. Si tratta in effetti di una specie molto prossima alle scimmie, nell'aspetto come nelle abitudini.


L'Australopithecus Anamensis, è il primo degli ominidi ad avere delle caratteristiche in qualche modo riconducibili a quelle umane, sia la forma dei denti che quella delle ossa sono un'indizio della loro attitudine a camminare eretti. I primi resti di questa specie vennero scoperti da Bryan Patterson nel 1965 a Kanapoi in Kenya. Dove venne scoperto la parte inferiore dell'omero sinistro di un braccio (KP 271, 4 milioni di anni). Nel 1994 due paleoantropologi dell'equipe di Meave Leakey scoprirono nella stessa zona altri resti. Peter Nzube, rinvenne una mascella inferiore con tutti i denti (KP 29281, 4 milioni di anni). Kamoya Kimeu scoprì una tibia (KP 29285, 4.1 milioni di anni), mancante del terzo centrale dell'osso.Quest'ultimo ritrovamento costituirebbe la prova più importante della capacità di questa specie di essere bipede.*.

Meave Leakey

Donald Johanson

Donald Johanson e la sua squadra nella prima metà degli anni settanta fecero una serie di ritrovamenti nella regione di Afar in Etiopia. Dal materiale fossile rinvenuto venne identificata un'altra specie, Australopithecus afarensis. Nel 1973 Donald Johanson rinvenne i resti di un corpo di un Australopithecus, risalente a circa 3,4 milioni di anni fa. Il ritrovamento consiste in una parte di entrambi le gambe, incluso una articolazione del ginocchio destro completa. questa sembra l'articolazione di un bambino, ma appartiene ad un adulto. L'anno successivo Donald Johanson e tom Gray rinvennero i resti di un esemplare femmina adulto dell'età apparente di 25 anni, vecchio di almeno 3,2 milioni di anni. Lucy è il nome che venne dato a questi resti, comprendenti il 40% dello scheletro. particolarmente importanti sono l'osso pelvico, il femore, e la tibia perchè la loro forma fa pensare che questa specie fosse bipede. Lucy era alta 1,07 metri, piuttosto piccola per la sua specie e pesava 28 kg. Nel 1975 fu fatto un ritrovamento abbastanza consistente. Si trattava di 13 individui differenti di tutte le età, risalenti ad almeno 3,2 milioni di anni. Le dimensioni di questi esemplari variavano considerevolmente, al punto tale da indurre alcuni scienziati a pensare che si trattasse di due o tre specie diverse. Donald Johanson, diversamente, sostenne che tutti i fossili appartenevano alla stessa specie, in cui il maschio è molto più grande della femmina. Altri invece pensavano che l'esemplare più grande apparteneva ad una primitiva specie di Homo habilis.

Un'altra scoperta interessante venne fatta nel 1978 da Paul Abell a Laetoli in Tanzania. Il ricercatore scoprì due serie di impronte, più una terza su cui vi sono delle incertezze, risalenti ad almeno 3,7 milioni di anni. Le due coppie di orme presentavano delle differenze sostanziali nelle dimensioni, fatto che secondo alcuni ricercatori, confermerebbe lo spiccato dimorfismo sessuale esistente negli Australupiteci**. La falcata ci indica un altezza compresa tra il 1,2 m e 1,4 m. Alcuni paleontologi assegnarono le orme di Laetoli all'Australopithecus afarensis. Tra questi vi furono Suwa e White, che partendo dalle ossa dei preumani di Hadar, ricostruirono un piede in scala e trovarono che si adattava perfetamente alle orme**. Per altri due paleontologi, Tobias e Clarke queste impronte erano compatibili con un piede il cui alluce era divaricato, Simile a quello dell'Australopithecus africanus. bisogna tener presente che il luogo in cui sono state rinvenute le orme sono distanti 1.500 km da Hadar**. La formazione di questo "fossile indiretto", ebbe origine dalla sovrapposizione di una strato di cenere, formatosi dall'eruzione del vulcano Sadiman, su un terreno molto secco. Su cui agirono delle piogge molto fitte che conferirono alla superficie una straordinaria plasticità, necesseria affinchè ne rimanesse il calco una volta calpestata. Il terreno, sotto l'azione del sole, subì un processo di essicazione e solidificazione aumentato dalla presenza nella polvere vulcanica di carbonati**.

L'ultimo ritrovamento di fossili riconducibili a l'australopithecus afarensis avvenne nel 1991 in Etiopia ad opera di Bill Kimbel e Yoel Rak. La loro età è di 3 milioni di anni. Si tratta di un teschio completo al 70% appartenente ad un grosso maschio adulto. Ad oggi è il più completo di questa specie. Il volume del endocranio è di 550 cc, molto grande rispetto agli altri crani ritrovati. Questa differenza così marcata fornirebbe un'ulteriore prova sul loro dimorfismo sessuale.

Justus Erus dell'equipe di Meave Leakey nel 1999 scoprì una nuova specie a Lomekwi in Kenia. I resti fossili ritrovati, molto deformati, appartengono ad una nuova specie: il Kenyanthropus platyops. Questi consistono in un cranio molto largo e dalla faccia piatta, provvisto di piccoli denti. L'età stimata è di 3,5 milioni di anni. la particolarità di questo ritrovamento è che alcuni elementi come Il volume del cervello lo rendono simile agli altri astralopitechi. Altri elementi invece lo rendono assimilabile agli altri fossili di Homo habilis.

 

 

Molto prima che Donald Johanson e Meave Leakey incominciassero la loro opera di paleoantropologi in Africa, Raymond Dart e Robert Broom avevano scoperto la specie di ominidi nota come Autralopithecus africanus.
La prima scoperta fu fatta nel 1924 a Taung in Sud Africa. "Thaung Child" era un cranio fossile completo di mascelle e di denti. L'età di questo fossile venne stimata tra i 2 e i 3 milioni di anni. I denti dimostrano che si tratta di un bambino di 5 o 6 anni, ma considerando che gli umani maturano meno velocemente forse ne aveva soltanto 3. Il volume del cervello era di 410 cc, e da adulto poteva arrivare ad un volume di 440 cc. Il suo cranio era molto arrotondato mentre i canini erano piccoli, distinguendosi dalle scimmie. La posizione più avanzata del foro occipitale, che nelle scimmie è situato distro la testa, fece suppore Raymond Dart che questa specie fosse bipede. Nonostante la scoperta diventò famosa, la sua interpretazione venne rifiutata dalla comunità scientifica fino alla metà degli anni Quaranta, quando vennero scoperti fossili simili.
Nel 1936 Robert Broom rinvenne a Sterkfontein il secodo fossile di questa specie. La scoperta consisteva in parte delle ossa del volto, della mascella superiore e frammenti della scatola cranica. Questo esemplare prima di essere riconosciuto come Autralopithecus africanus venne chiamato Plesianthoropus transvaalensis ossia "prossimo all'uomo".
L'opera di ricerca di Robert Broom a Sterkfontein continuò e nel 1947 scoprì "Mrs Ples", che a dispetto del nome era un maschio adulto, risalente a 2.5 milioni di anni. Il teschio ritrovato era in buone condizioni ed il volume del cervello era di 485 cc. Nello stesso anno Robert Broom e J.T. Robinson trovarono una colonna vertebrale quasi completa, l'osso pelvico, diversi frammenti di costole, e parte di un femore di un esemplare adulto di femmina adulto molto piccolo, (un altro esempio di dimorfismo sessuale!), datati 2,5 milioni di anni. L'osso pelvico è più allungato rispetto a quello delle scimmie, costituendo un'altra prova del bipedismo di queste specie. Lee Berger, si è convinto studiando l'articolazione del ginocchio che l'andatura di africanus era più vicina al modello delle scimmie antropomorfe di quanto non lo fosse quella di Lucy e così ha respinto l'idea secondo la quale afarensis avrebbe dato origine ad africanus.

 

Non sempre i reperti riescono ad avere una collocazione all'interno delle specie conosciute. Il motivo principale è che questi posseggono caratteristiche di specie diverse, generando molta confusione negli scienziati. Un esempio è L'Autralopithecus garhi scoperto da Yohannes Haile-Selassie nel 1997 a Bouri in Etiopia. I resti fossili fossili fossili ritrovati presentano caratteristiche appartenenti a specie diverse, questo ritrovamento imprevisto si è così guadagnato il nome di "garhi", che in lingua afar significa sorpresa. In merito a questo ritrovamento il più importante Paleontologo italiano Giorgio Manzi ha detto:

"Per un po' di tempo sarà bene lasciarlo lì dove si trova, nelle savane dell'Africa orientale di 2 milioni e mezzo di anni fa… Oggi possiamo dire che tra i 3 e i 2 milioni di anni fa alcune differenti specie di ominidi popolavano le medesime regioni dell'Africa orientale. E una di esse è l'antenato di Homo. E' ormai chiaro che, più che un albero genealogico, abbiamo di fronte un cespuglio, dal quale molti rami sono nati, ma solo pochi si sono sviluppati e solo uno è sopravvissuto fino al presente. La polemica fra gli specialisti si riaccende a ogni nuovo ritrovamento e la mia impressione è che il cespuglio si andrà ancora infoltendo, fino a che qualcuno non troverà il bandolo della matassa… ".

Un' altro esempio è l'Australopithecus conosciuto come "Little Foot" che non ha ancora trovato una collocazione definitiva. Venne scoperto da Ron Clarke tra il 1994 e 1997 a Sterkfontein in Sud Africa. La sua età è di 3.3 milioni di anni. questo fossile consiste, finora, in ossa di un piede, di una gamba, di un braccio, di una mano ed un teschio completo. Altre ossa sono ancora ancora seppellite sotto la roccia e verrano portate alla luce nei prossimi anni.

Tra i 2 e i 1.5 milioni di anni Australopithecus di differenzia in due specie dalle caratteristiche molto differenti. Da una parte vi sono quegli esemplari che si adattarono alla vita nella savana e molto probabilmente all'alimentazione carnea. Da questi esemplari discente l'Homo habilis. un'altra parte invece incomincio a sviluppare un apparato masticatorio molto robusto che era in grado di macerare la vegetazione più robusta. Erano nati i Parantropi nelle tre sotto specie conosciute: aethiopicus, robustus e boisei.

L'australopithecus aethiopicus venne scoperto da Alan Walker nel 1985 vicino a Turkana est in Kenya. Il cranio ritrovato risale a 2.5 milioni di anni. Questo è abbastanza completo, ha una capacità cranica di 410 cc che è molto piccola rispetto agli altri ominidi. I suoi lineamenti rischiamano una serie di caratteristiche avanzate ed altre più remote.

Il primo esemplare di [[Australopithecus robustus]] venne scoperto dallo studente [[Gert Terblanche]] nel 1938 a [[Kromdraai]] in Sud Africa, luogo dove sono stati scoperti anche gli altri esemplari conosciuti. [[TM 1517]], noto in passato come [[''Paranthropus robustus'']], consisteva in alcuni frammenti di teschio con inclusi cinque denti e pochi altri frammenti dello scheletro. [[Mr. Fourie]] nel 1950 scoprì a [[Swartkrans]] un'altro cranio, classificato oggi come [[SK 48]], ed in passato come [[''Paranthropus crassidens'']]. L'esemplare era probabilmente una femmina adulta vissuta 1,5-2 milioni di anni fa. [["Eurydice"]] (class. [[DNH 7]]), invece, venne scoperta da [[Andrè Keyser]] nalla [[cava di Drimolen]]. Anche il terzo fossile era di un esemplare di sesso femminile, vissuto circa 1.5-2 milioni di anni fa. Esso è composto dal cranio e dalla mascella inferiore. A poco distanza venne trovata anche la mascella inferiore di un maschio adulto della stessa specie.

Il primo fossile di [[Australopithecus boisei]], inizialmente classificato come [[Zinjanthropus]], venne identificato da [[Mary Leakey]] nel 1959 nella [[Gola di Oldivai]] in Tanzania. Il fossile ([[OH 5]]), comprendeva un teschio completo, risalente a circa 1.8 milioni di anni. Il volume del cervello probabilmente poteva arrivare a 530 cc. [[Louis Leakey]] ipotizzo che questo esemplare potesse essere in qualche modo collegato al genere umano. La comunità scientifica non condivide il suo giudizio. [[Richard Leakey]], figlio di Louis e Mary, negli anni 1969 e 1970 scoprì altri due fossili appartenenti alla stessa specie, entrambi nei pressi del [[Lago Turkana]] in Kenia. Il primo, [[KNM-ER 406]], era un cranio mancante dei denti, risalente a 1.7 milioni di anni, con una capienza cranica di 510 cc. Il secondo, [[KNM-ER 732]], si dimostrò di dubbia attribuzione. Alcune sue caratteristiche lo rendevano più vicino all'[[Homo habilis]], ma le dimensioni del cranio, appena 500 cc., lo rendevano profondamente diverso. Alcuni Scienziati hanno ipotizzato che tale differenza è da attribuire ad un un caso di dimorfismo sessuale. L'ultimo esemplare, [[KGA10-525]], appartenente a questa specie venne trovato da [[A. Amzaye]] nel 1993 a Konso in Etiopia. Il fossile era costituito da molti frammenti del teschio, compresa la mascella inferiore. La sua età geologica è di 1.4 milioni di anni. Il volume dell'encefalo era di circa 545 cc. alcuni dei suoi tratti lasciano pensare che questo esemplare rappresenti una variazione nella linea evolutiva in questa specie.

 

 

Australopithecus afarensis "Lucy" fig.1; Kenyantropus platyops fig. 2; Australopithecus africanus "Taung child" fig. 3;

Australopithecus africanus "Mrs Ples" fig. 4

Australopithecus robustus "Eurydice" fig. 5; Australopithecus boisei "Zinjanthropus" fig. 6; Austrolopithecus boisei "knm-er 406" fig. 7.


 

Bibliografia

Di Gianfranco Biondi e Olga Rickards

Uomini per caso. Miti, fossili e molecole nella nostra storia evolutiva. Editori Riuniti, ottrobre 2001**

Di Juan Luis Arsuaga

I primi pensatori e il mondo perduto di Neandertal. Feltrinelli editore, 2001 *

 

* L'analisi in questione ha come base il materiare disponibile sul sito www.talkorigins.com