La Selezione Alimentare
Perche' le mandorle costruirono l’uomo?
Versione del 2003
Di: Giandomenico ponticelli (gponticelli@katamail.com)
1.1 - La selezione alimentare
Per questo studio farò riferimento esclusivamente ad un autore Jared Diamond ed al suo libro Armi, acciaio e malattie. In particolare mi riferisco al settimo capitolo, come costruire una mandorla. Si noterà la differenza di significato tra il titolo che ’autore sopra citato ha dato al capitolo e quello dato al mio studio. Perché una tale differenza? In realtà è tutto molto semplice! Per noi marxisti la natura e l’uomo ubbidiscono a leggi dialettiche per cui non ha senso parlare di un fenomeno che ha effetto soltanto in un senso. In ragione di ciò, non bisogna mai dimenticare l’importanza che ha avuto nell’evoluzione dell’uomo l’alimentazione. Di come questa abbia contribuito al suo sviluppo direttamente ed attraverso il lavoro, di questo ne abbiamo già discusso e ne discuteremo in seguito. Resta da chiarire invece, come gli uomini siano riusciti a modificare la vegetazione a proprio vantaggio. Preludio in una fase successiva della diffusione dell’agricoltura.
Quando J. Diamond dice che l’agricoltura non fu né scoperta né inventata, e soprattutto che non ci fu una scelta meditata e ponderata tra due stili di vita. Significa che venne lasciato poco spazio all’intelletto umano a scapito di una serie di altri elementi, in cui anche il caso ha giocato un ruolo, che hanno permesso lo sviluppo dell’agricoltura piuttosto che della raccolta. Lo sviluppo dell’agricoltura deve moltissimo al gusto che ha fatto si che gli uomini selezionassero le piante più adatte all’agricoltura e più vicine alle loro necessità. Ovviamente la selezione alimentare da sola non basta. Come vedremo più avanti, anche le mutazioni occasionali ed l’influenza della natura hanno avuto i loro meriti. (*12)
Come anche J. Diamond ammette "la produzione di cibo fu un’evoluzione che prese in via come sottoprodotto di scelte spesso inconsce". (*12)
L’oggetto di questo studio non è lo sviluppo dell’agricoltura, ma come essa è nata. La sua storia è particolare perché chi lavorava la terra non sapeva di farlo. I primi contadini non lavoravano la terra con le mani ma con lo stomaco.
In generale "Possiamo definire la domesticazione di una specie vegetale il processo in cui la specie in questione viene fatta crescere dall’uomo in modo da farle subire quelle mutazioni genetiche che la rendono più utile e adatta ad essere consumata". (*12)
Ma l’opera dell’uomo non avrebbe significato se le piante non ci avessero assoldato come trasportatori insieme a tante altre specie animali. L’interesse incosciente delle piante è quello di perpetuare la propria discendenza attraverso l’impollinazione e l’inseminazione. Alcune piante utilizzano il vento e l’acqua per diffondere i propri semi. Altre invece chiedono un passaggio ad un animale. Per riuscire in quest’intento giocano d’astuzia travestendo il loro seme e rendendolo più appetibile. Il risultato di questo imbroglio è la frutta. I semi contenuti nel frutto resistono al processo di digestione e a germinare anche dalle feci. Alcuni di questi si sono talmente specializzati che non riescono a germogliare senza essere prima digeriti da qualcuno. (*12)
Un esempio di frutto che utilizza questo tipo di sistema è la fragola. gli animali che ne sono ghiotti lo mangiano e spargono i semi ovunque. La scelta esercitata da queste specie ha permesso che le dimensioni aumentassero parecchio.
Il meccanismo è molto semplice quando i semi ancora non sono pronti per germinare il frutto e verde e dal sapore sgradevole. Quando il seme è pronto, il suo frutto diventa rosso e molto dolce. Gli uccelli e gli uomini arrivano in massa mangiando tutti i frutti, portando con se tutti i frutti. Gli uomini, "soggetti coscienti", selezionano i frutti più belli. "Tutto questo non è un piano studiato in modo consapevole dalle fragole per attirare gli uccelli …ne gli uccelli pensano di addomesticare le fragole". (*12) Il caso e la selezione naturale sono gli unici responsabili. La nascita dell’agricoltura è legata allo stesso processo incosciente e le sue origini sono molto umili. Perché se tutto questo è vero le prime colture nascono nelle latrine grazie ai rifiuti dell’uomo. (*12)
Naturalmente non tutti i frutti subiscono lo stesso trattamento, alcuni potevano perdersi durante il trasporto altri marcivano prima di essere mangiati, ma la loro funzione generatrice rimaneva.
L’effetto più evidente della selezione alimentare è il progressivo aumento di dimensioni dei frutti rispetto alla specie selvatiche. Le mele sono aumentate di tre, i piselli di dieci. Le pannocchie del mais sono passate da un centimetro, o poco più, a 15 centimetri nel 1500.
Abbiamo detto che i semi di piccole dimensioni vengono mangiati insieme alla polpa, passano attraverso il sistema digerente ed infine vengono eliminati con le feci, i semi più grandi invece vengono sputati. Questo ci porta ad un’altra differenza interessante che riguarda piante selvatiche e domestiche, nelle prime i semi sono molto più amari. Il gusto sgradevole di questi semi ha una motivazione evolutiva. Scoraggiare chiunque a mangiarli! Alcune piante, come il mandorlo, hanno sviluppato addirittura semi velenosi. "La selezione naturale ha dunque operato su frutti e semi in modo opposto: i primi devono essere dolci e attirare l’attenzione, i secondi devono essere cattivi in modo tale da essere sputati, altrimenti verrebbero masticati e resi incapacità di germinare". (*12)
Le mandorle selvatiche contengono l’amigdalina, che quando si scinde forma cianuro. Si pone l’interrogativo di come sia stato possibile addomesticare una pianta velenosa e chi sia stato così pazzo da pensare una cosa del genere? La follia diventa doppia se consideriamo che il primo passo verso l’addomesticazione di una pianta è la raccolta dei suoi frutti! La risposta in realtà è molto semplice. Abbiamo già visto precedentemente nel saggio "il passaggio dalla scimmia all’uomo" come nell’evoluzione dell’uomo sono intervenute alcune mutazioni occasionali che hanno trasformato una diversità in un vantaggio per l’uomo. Per le piante interviene il medesimo meccanismo, le mutazioni occasionali. Nel caso del mandorlo, un gene "guasto" ha impedito al mandorlo di sintetizzare l’amigdalina. Quando albero sfortunato non riesce a riprodursi perché gli animali mangiano tutti i suoi frutti. Un coltivatore primitivo può aver notato questo albero particolare ed aver deciso di seminare, forse inconsciamente, alcuni semi. In questo modo ha trasformato uno svantaggio per la pianta in un vantaggio per l’uomo. Il mandorlo non è l’unico esempio in natura. Vi sono altre piante immangiabili: i fagioli di lima, i cocomeri, le patate, le melanzane e i cavoli. Anche in questi casi è intervenuta una mutazione che ha reso possibile di cibarsene. Questo meccanismo selettivo si basa anche su altri criteri, come l’abbondanza di polpa in un frutto oppure l’assenza di semi all’interno (le banane selvatiche hanno i semi). I semi e i frutti oleosi, come le olive, sono stati anch’essi soggetti all’attività umana. (*12)
"Quello dell’assenza di semi è un criterio che dimostra come l’uomo possa rovesciare il cammino dell’evoluzione naturale: un frutto che in origine ha la sola funzione di contenere e far disperdere i semi ne diventa, grazie all’uomo, del tutto privo". (*12)
Non tutte le mutazioni modificano le piante in modo che possa essere percepito dal gusto. Alcune di queste modificano i meccanismi di spargimento dei semi o la riproduzione esercitando differenti pressioni selettive. Molte piante, nella versione selvatica, hanno elaborato dei sistemi specializzati che permettono ai semi di spargersi. I piselli e le lenticchie fanno esplodere il baccello inseguito ad una piccola esplosione. Invece i chicchi del grano selvatico quando sono maturi cadono grazie alle vibrazioni causate dallo stelo. Un discorso un po’ diverso va fatto per le piante che si trovano in luoghi dove il clima cambia in maniera imprevedibile. Queste piante hanno dei meccanismi inibitori della germinazione per cui i semi vengono avvolti in una corazza protettiva che ne impedisce la maturazione. In tutti questi casi una mutazione ha inibito questi comportamenti rendendo le piante fruibili per l’uomo. Successivamente attraverso la semina questi caratteri sono diventati permanenti. Quindi, "un gene utile alla pianta divenne sgradito, e fu selezionato al suo posto un gene letale" per la riproduzione. (*12)
Naturalmente quando queste piante si incrociano con altre normali il loro carattere è subito affievolito o sparisce del tutto. Le mutazioni si conservano soltanto nelle specie che riproducono autonomamente, come gli ermafroditi sufficienti e le piante che si riproducono per via vegetativa. Purtroppo molte piante sono dioiche, cioè hanno due sessi, oppure sono ermafroditi insufficienti. In entrambi i casi hanno bisogno di altri individui per riprodursi. Per queste piante più essere intervenuta una mutazione che in questo caso colpisce il sistema di riproduzione. Trasformando per esempio prugne, mele, albicocche e ciliegie in ermafroditi sufficienti,. Nel caso delle banane, dell’uva, delle arance e dell’ananas i frutti vengono prodotti anche senza l’impollinazione. Anche le piante dioiche come l’uva, possono presentarsi in forme mutate come ermafroditi. (*12)
Fortunatamente, i primi agricoltori si trovarono a contatto con specie utili che si riproducevano nel modo giusto e che si potevano riseminare.
L’uomo partendo da una specie è riuscito a selezionare diverse varietà a secondo dell’utilizzo.
Inizialmente la bietola veniva coltivata per le foglie, successivamente l’interesse si sposto sui tuberi diventando barbabietola, più recentemente è diventata barbabietola da zucchero.
Il cavolo in origine veniva coltivato per i semi, successivamente per le foglie (le verze), per gli steli (i cavoli rapa), per i germogli (i cavolini di Bruxelles) e per le infiorescenze (i cavolfiori o i broccoli).
Molti cambiamenti non furono causati dall’uomo, ma dovuti a un processo di auto selezione delle piante. Quando le condizioni esterne cambiano, la pressione esercitata fa cambiare le caratteristiche richieste ad una specie. "Tutta la popolazione è soggetta a un cambiamento evolutivo". (*12) Molte modifiche sono dovute alle pressioni selettive causate da cambiamenti nell’ambiente. Nella semina intensiva i semi più grossi sono favoriti rispetto a quelli più piccoli. I tipi di semina più rada vale il contrario.
1.2 - L’effetto dell’alimentazione sull’uomo
Per completare il discorso sul cibo, vediamo come anche l’alimentazione ha influenzato il processo evolutivo dell’uomo. Questo discorso è stato già affrontato a proposito dello sviluppo del cervello e dell’influenza del lavoro, quindi non ci dilungheremo molto. Il tipo di alimentazione che si segue influenza notevolmente il nostro organismo ma questa è cosa nota. È meno nota l’influenza che ha alimentazione nel selezionare i geni che ci sono più utili per la sopravvivenza. A questo proposito ci è utile il libro di Luca e Francesco Cavalli Sforza: Chi Siamo. La storia della diversità umana.
In questo testo è riportato un esempio interessante che riguarda le conseguenze dello sviluppo dell’agricoltura nell’organismo umano. La dieta umana prima dell’introduzione dei cereali era a base di carne e pesce ricchi di vitamina D. I cereali contengono un precursore della vitamina D che se viene esposto all’irradiazione ultravioletta dei raggi solare diventa vitamina D. Quando mangiamo abbastanza cereali, il nostro organismo produce questa vitamina in maniera sufficiente. Questo discorso vale soltanto per quelle persone che hanno la pelle chiara, per tutti gli altri questo processo non ha luogo perché i raggi ultravioletti sono filtrati dalla pelle. Nelle regioni nordiche dove il sole non è abbastanza forte, sintetizzare la vitamina D per le persone con la pelle scura che si alimentano soltanto con cereali diventa un problema. "in sostanza, è stato possibile abitare le regioni del nord e continuare a nutrirsi dei prodotti dell’agricoltura grazie al fatto che nel corso dell’evoluzione gli abitanti di quelle zone hanno selezionato un colore di pelle più chiaro".
La selezione naturale agisce diversamente se introduzione di vitamina D viene mantenuta attraverso l’alimentazione carnea. Gli eschimesi sono una popolazione dalla pelle scura che si è adattata ai climi freddi grazie all’apporto di questa vitamina garantito dal consumo di pesce.
NB le frasi comprese tra virgolette sono citazioni o parti di testo del libro di Luca e Francesco Cavalli Sforza: Chi Siamo. La storia della diversità umana.
Jared Diamond
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Bibliografia
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La rivolta della ragione. Filosofia marxista e scienza moderna.**** A C Editoriale coop arl, luglio 1997
Di Amedeo Bordiga
Come Monod distruggerebbe... la dialettica. Parte II; I criteri distintivi umani e il ruolo avuto dal lavoto nel processo di trasformazione della scimmia in uomo. In Programme Communiste - n° 58 del 1973*****
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Di Richard C. Lewontin
Biologia come ideologia. La dottrina del DNA. Bollati Boringhieri editore s.r.l.,1993 (*10)
Di AA. VV. A cura di Francesco Fedele
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Di Jared Diamond
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Di Giandomenico Ponticelli
Il lavoro e l'origine dell'uomo. Gli studi sull'evoluzionismo di Friedrich Engels*
Il passaggio dalla scimmia all'uomo**
La vita quotidiana dei preumani. Bipedismo organizzazione sociale ed alimentazione***
Il fuoco rubato agli dei. L'inizio del genere umano****
L'evoluzionismo e la scelta sessuale*****