Marx a Engels

a Manchester

 

Marx-Engels, Opere Complete, vol. XLI, pag. 354-358

Trascrizione di Giandomenico Ponticelli

 

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Londra, 28 gennaio 1863

Caro Frederick,

per una serie di strani casi, ieri mi fu proprio impossibile accusarti ricevuta della lettera con cambiale.

So con piena esattezza quanto fu azzardato per te portare in questa guisa un così grande e inaspettato aiuto. Non potrò mai ringraziarti abbastanza, quantunque nel mio foro interiore non m'occorre nessuna nuova dimostrazione della tua amicizia per convincermi di quali sacrifici tu fossi capace. Se, del resto, tu avessi veduto la gioia delle mie bimbe, ne avresti avuto un gran premio.

Adesso posso dirti che, nonostante tutte le angustie fra cui vissi durante le ultime settimane, nulla, nemmeno relativamente, mi turbo quanto il timore d'una incrinatura nella nostra amicizia. Dichiarai ripetutamente a mia moglie che non me n'importava un bel niente di tutta la porca miseria se la comparavo col fatto d'esser stato capace, per via di queste borghesi pidocchierie e della sua forsennata agitazione, d'assalirti ancora con i miei guai privati, invece di confortarti in un tale momento. Consequently, (Conseguentemente), fu assai turbata la pace familiare, e la povera donna ha dovuto mndar giù, essendo in effetti innocente, per quanto, come donna, solita a pretender l'impossibile. Naturalmente ella non ebbe idea di ciò che stavo scrivendo, ma con un pò di riflessione avrebbe pototo rendersi conto che doveva saltarne fuori qualche cosa di simile.

Le donne sono strane creature, anche quelle provviste di molta intelligenza. Al mattino mia moglie piangeva su Mary* e sulla tua perdita, così da dimenticare del tutto la sua propria disgrazia, che per l'appunto arrivò al suo culmine nella giornata, e alla sera credeva che, all'infuori di noi, al mondo non potesse soffrire nessuno furchè chi ha il broker, (ufficiale giudiziario), in casa e chi ha figli.

Nella lettera precedente** ti ho chiesto del self-actor, (filatoio automatico). La questione è cioè questa: in qual modo, prima della sua invenzione, interveniva il così detto filatore. Il self-actor mi riesce chiaro, ma la situazione precedente no.

Inserisco qualche cosa nel capitolo sul macchianrio. Vi sono qui alcune questioni curiose, che io nella prima stesura ignoravo. Per venir in chiaro di esse, mi sono riletto da cima a fondo i miei quaderni (sunti) di tecnologia, per operai del professor Willis (in Jermyn Street, l'isituto di geologia, dove anche Huxley tiene le sue lezioni).

Mi succede con la meccanica, come per le lingue. Capisco le leggi matematiche, ma la più semplice realtà tecnica, che richiede intuizione, mi riesce difficile come ai più gran tangheri.

Tu sai, o fors'anche non sai, poichè la cosa è in se stessa indifferente, che vi è grande battaglia sulla distizione fra macchina e strumento. I meccanici (matematici) inglesi, nella loro maniera grossolana, chiamano tool a simple machine e machine a complicated tool. (chiamano strumento una macchiana semplice e macchina uno strumento complicato). Però i tecnologi inglesi, che tengono maggior conto dell'economia, distinguono le due cose (e dopo di loro, molti, la maggior parte degli economisti inglesi) per il fatto che, nel primo caso, la motive power (forza motrice) proviene dall'uomo, nell'altro da a natural force (una forza della natura). Quei somari dei tedeschi, che in tali bagattelle sono grandi, ne hanno concluso che un aratro, ad es., è una macchina e la più complicata jenni, ecc., in quanto mossa dalla mano, no. Ora è indubbio che, se noi consideriamo la macchina nella sua forma elementare, la rivoluzione industriale non proviene dalla forza motrice, bensì da quella parte del macchinario, che gl'inglesi chiamano la working machine (macchina operatrice), non dunque, ad es., dalla sostituzione del piede che muove il filatoio con l'acqua o il vapore, ma invece dal cambiamento dello stesso immediato processo di filatura e dal soppiantamento della parte del lavoro umano, che non era soltanto exertion of power (applicazione dell'energia), (come nel fare ruotere la ruota), ma invece l'elaborazione, che direttamente concerne l'azione diretta sulla materia da elaborare. D'altra parte è altrettanto indubbio che, non appena non si tratta più dello sviluppo storico del macchinario, ma invece del macchinario sulla base dell'attuale modo di produzione, la macchina operatrice (ad es., la macchina da cucire) è la sola decisiva, perchè appena questo processo perviene alla macchina, ognuno al giorno d'oggi sa che può muoverla con la mano o con l'acqua o col vapore, secondo le dimensioni di essa.

Per i puri matematici queste sono questoni indifferenti, ma diventano importantissime quando si tratta di dimostrare la connessione dei rapporti socilai umani con lo sviluppo di questi modi di produzione materiale.

Il rileggere riassunti tecnologico-storici mi ha condotto all'opinione che, prescindendo dall'invenzione della polvere, della bussola e della stampa - questi necessari presupposti dell'evoluzione borghese - dal secolo XVI alla metà del XVIII, dunque per il periodo della manifattura sviluppantesi dall'artigianato fino alla vera grande industria, le due basi materiali su cui si forma, dentro la manifattura, il lavoro preparatorio della meccanica sono, orologio e mulino (dapprima il mulino da grano, e propriamente il mulino ad acqua), ambedue tramessi dall'antichità. (Il mulino ad acqua fu portato a Roma dall'Asia minore al tempo di Giulio Cesare). L'orologio è la prima macchina semovente adoperata a scopi pratici, tutta la teoria sulla produzione del moto uniforme si sviluppa da esso. Data la sua natura, esso stesso si fonda sul collegamento dell'artigianato semiartistico e della teoria diretta. Il Cardano, ad esempio, scrisse (e diede ricette pratiche) sulla costruzione degli orologi. «Mestiere dotto (non corporativo)» è chiamata la fabbricazione degli orologi negli scrittori tedeschi del secolo XVI, e nello sviluppo dell'orologio si potrebbe dimostrere come il rapporto fra erudizione e pratica sia affatto diverso sulla base dell'artigianato che, ad es., nella grande industria. Non c'è poi alcun dubbio che nel secolo XVIII l'orologio fornì la prima idea d'impiegare nella produzione macchine semoventi (e cioè mosse da molle). Gli esperimenti di Vaucanson in questo campo influirono in modo straordinario, storicamente dimostrabile, sulla fantasia degli inventori inglesi.

D'altra parte nel mulino, fin dal principio, appena si ebbe il mulino ad acqua, si videro le essenziali distinzioni nell'organismo d'una macchina. La propulsione meccanica. In primo luogo il motore, a cui essa provvede. Il meccanismo di trasmissione. Infine la macchina operatrice, che tratta la materia, tutte agendo mutuamente nella loro esistenza indipendente. La teoria della frizione e con essa le ricerche sulle forme matematiche delle ruote, dei enti, ecc. partono dal mulino; lo stesso qui per la prima volta la teoria della misurazione del grado della forza motrice, del secolo XVIII, quasi tutti i gradi matematici, in quanto si occuparono della meccanica pratica e ne dettero la teoria, partirono dal semplice mulino da cereali ad acqua. E da ciò infatti anche il nome mulino e mill, che durante il periodo manifattutiero sorge per ogni propulsore meccanico impiegato a scopi pritici.

Ma nel mulino, precisamente come nella macchina da stampa, nel maglio, nell'aratro, il vero lavoro, battere, schiacciare, macinare, triturare, ecc. fin da principio fatto senza lavoro umano, anche se la moving force (forza motrice) è umana o animale. Perciò questa specie di macchinario, almeno ai suoi inizi, è molto antico e dapprima impiegato propriamente quale forza motrice meccanica. Perciò è anche quasi l'unico macchinario, che compare nel periodo della manifattura. La rivoluzione industriale incomincia non appena la macchina è applicata là dove il risultato finale, dall'antichità ad oggi, esige lavoro umano, dunque non dove la materia propriamente da trasformare, da tempi immemorabili, non ebbe mai a che fare con la mano dell'uomo, come in quegli strumenti; dove l'uomo secondo la natura della cosa non agisce fin dal principio come semplice power (forza). Se si vuole spiegare con i somari tedeschi l'impiego della forza animale (dunque di movimento altrettanto volontario quanto quello umano) per le macchine, in ogni caso l'impiego di questa specie di locomotiva è molto più antico del più semplice strumento.

Itzing mi manda, cosa inevitabile, la sua arringa di difesa (è stato condannato a 4 mesi) davanti al tribunale. Macte puer virtute! (bravo ragazzo per il tuo valore!) in primo luogo questo millantatore ha fatto ristampare in Svizzera l'opuscolo, che tu hai, discorso sopra «il ceto operaio», con il titolo pomposo: «Programma operaio».

Tu sai che esso non è che una pessima volgarizzazione del «Manifesto»*** e di altre cose tanto spesso predicate da noi, sicchè in certo qual modo sono diventate loghi comuni. (Il giovanotto chiama, ad es., la classe operaia «ceto»).

Well. Nel suo discorso davanti al tribunale di Berlino egli ebbe la faccia tosta di dire:

«Afferrmo inoltre che questo opuscolo non soltanto è opera scientifica, come tante altre, che riassume risultati già noti, bensì che esso sotto i più diversi punti di vista costituisce un fatto scientifico, uno sviluppo di nuovi pensieri scientifici... In svariati e difficili campi della scienza io ho portato alla luce opere poderose, non ho scansato fatiche e veglie per ampliare i confini della scienza, e posso forse dire con Orazio: militavi non sine gloria**** (ho militato senza gloria). Ma io stesso vi dichiaro: mai nelle mie opere più ampie ho scritto una riga che fosse pensatain maniera più rigorasamente scientifica di quanto ho fatto in questa dalla prima all'ultima pagina... Gettate dunque uno sguardo sul contenuto di questo opuscolo. Questo contenuto non è nul'altro che una filosofia della storia condensata in 44 pagine... Essa costituisce lo sviluppo del processo obiettivo e razionale del pensiero, il quale da un millinnio sta alla base della storia europea, uno svolgimento dell'anima intima, ecc.».

Non è questa sfacciataggine colossale? Qusto bel tipo crede, evidentemente d'esser l'uomo da impossessarsi del nostro inventario. Aggiungi il grottesco ridicolo!

Salut.

Tuo K.M.

Fatti dare da Lupus lo «Star» di oggi e leggi le lettere a proposito del «Times» e di Delane, riportate dal «Morning Herald».

* Mary Burns

** Marx a Engels, 24 gennaio 1863

*** Manifesto del partito comunista

**** Orazio, Odi, libro III