POSSO FARE UNA TELEFONATA?
Settantaseicentoquaranta, questo è stato il
numero di telefono di casa nostra fino a tutto
il 1989, non era però un numero qualsiasi, infatti noi
avevamo un PTP, cioè un "posto telefonico pubblico".
Il numero quindi non era conosciuto solamente
da parenti ed amici di casa Polidori, ma era diffuso
capillarmente tra tutti gli abitanti dei dintorni, per
un raggio di qualche chilometro infatti, quello era
l'unico mezzo di collegamento con il resto d'Italia
e qualche volta con il mondo.
Nello spazio intercorrente tra i due più vicini grandi
paesi, posti sulla provinciale che da Pesaro va a
Carpegna e Sestino infatti, Case Nuove era punto
di riferimento per tutti quelli che avevano un figlio,
un amico, un vicino o un parente che si era trasferito
per lavoro in un altro posto e con cui avevano bisogno
di comunicare.
Non dimentichiamo che negli anni 60 dalla zona di
Case Nuove così come da altri paesi della vallata
del Foglia,erano stati in molti quelli che
si erano trasferiti in Romagna lasciando
i poderi per diventare di punto in bianco
imprenditori nel nuovo business del turismo; così
erano nati moltissimi alberghi e piccole pensioni
in riviera, soprattutto in quel di Riccione, Cattolica
Rimini e Misano.
Altri invece avevano affrontato la grande città, quasi
sempre per sfuggire la miseria della vita di campagna
che allora aveva poco o niente da offrire ai giovani.
Roma e Milano erano le mete preferite, ma anche
Genova o Bologna, e quasi sempre si seguiva qualcuno
che era partito prima e che si offriva di trovare un
posto di lavoro qualsiasi.
Per tutti questi pionieri, e per tutti i loro familiari che
rimanevano a casa, il telefono era il mezzo migliore
di rimanere in contatto, per cui il nostro PTP era un
punto di ritrovo e di comunicazione per non perdere
i contatti con chi amavi.
Il primo apparecchio telefonico, fu collocato sullo
stesso posto dove rimasero anche tutti gli altri che si
avvicendarono in questa piccola storia della telefonia
pubblica, e cioè sul muro dietro alla porta di ingresso
della cucina della nonna.
Era uno scatolotto nero, con una piccola manovella
sulla destra che bisognava girare velocemente per aprire
la comunicazione con il centralino che si trovava
a Macerata Feltria; era questo poi a chiedere il numero
con cui collegarsi ed a passare l'effettiva comunicazione.
La signora del Centralino era di un'antipatia viscerale,
ogni volta che si chiamava sembrava che le avessi fatto
un dispetto atroce e rispondeva con un tono che definire
irritato è un eufemismo.
Va bene che noi bambini a volte per giocare giravamo la
manopola e facevamo sberleffi vari, ma penso proprio
che fosse nel DNA di quella donna il modo di parlare
e rispondere a tutti per le rime: non ho mai saputo chi fosse,
e non lo voglio sapere, per noi era solamente "quella
trista del telefono".
Qualche anno più tardi (dopo il 1967) arrivò la
"teleselezione", per cui il vecchio apparecchio fu sostituito
con uno nuovo, anche questo in bachelite nera,
che persa la piccola manovella, presentava ora
un bel disco con dieci fori per comporre da soli il
numero desiderato e parlare senza temere che la "trista"
ti ascoltasse dalla sua postazione al centralino.
Si doveva passare attraverso questo solamente per
effettuare comunicazioni con l'estero o per gli avvisi
di chiamata, quando cioè si dava appuntamento,
in un altro PTP, a qualcuno che non aveva ancora
il telefono in casa.
Ma la cosa tremendamente più intrigante, fu la
collocazione di una cabina insonorizzata nella
stanza accanto alla cucina, per cui chiunque volesse
parlare senza essere disturbato (controllato, dicevamo
noi) poteva chiedere di passare la linea lì e starsene
in santa pace.
Questa meraviglia di ritrovato era gestita da
un piccolo deviatore posto sotto al telefono principale:
con la levetta dritta si parlava e riceveva in cucina,
spostandola a sinistra si chiacchierava "in cabina".
Per fidanzati e fidanzate era la ciliegina sulla torta,
ma aveva un lato negativo di non poco conto: il contatore
degli scatti era sistemato infatti di fianco al deviatore,
e chiusi in cabina non si poteva controllare il progredire
della numerazione, che inesorabilmente aumentava
ogni tot secondi, dipendendo sia dalla distanza del numero
chiamato che dalla fascia oraria utilizzata..
Non poche persone dopo aver passato una buona oretta
ad inviarsi bacetti e dolci effusioni, ritornavano poi
alla dura realtà, traumatizzati da una bolletta a dir
poco astronomica: la teleselezione era si moderna, ma
le modernità si sa, si pagano care.
Tutto questo andirivieni di conversazioni, transitava allora
sui fili di rame che erano appesi al muro esterno di casa
sostenuti da apposite rastrelliere; dai primi due fili del 61
si passò ad otto e poi a dieci, e ciò era dovuto
al fatto che di anno in anno aumentava il numero
delle persone che stipulavano abbonamenti con l'allora SIP
per installare il telefono in casa.
Un piccolo inconveniente dato dalla presenza di tutti quei
fili di rame, era il fatto che durante i temporali estivi,
un fulmine ogni tanto si scaricava sopra di essi, e se la
scarica era molto vicina, veniva messa a terra quasi sempre
dal parafulmine sistemato davanti a casa, di fianco
al portone d'entrata.
Naturalmente, i fusibili di protezione, posti all'interno della
casa in una scatoletta sopra l'apparecchio telefonico, si
bruciavano con una gran botto e generavano una bella
nuvola di fumo puzzolente, provocando spavento nel
malcapitato di turno che si trovava in cucina;
e siccome era sempre la nonna che si trovava lì
per una faccenda o per l'altra, la poverina spalancava
velocemente la bocca per urlare dimenticandosi sempre
che la dentiera che portava non aveva un tempo di reazione
veloce come la sua mandibola, per cui immancabilmente
si ritrovava con i denti in mano o per terra.
Una imprecazione era a questo punto di rito, ed era
accompagnata sempre alla stessa affermazione,
a dir poco sincera: "maledetti denti del cavolo.
Ma non potevamo nascere tutti col becco?"