LA BOTTEGA DELLA LENA
Era soltanto una piccola stanza di tre metri
per tre, con una porta di legno che nella metà
superiore era provvista di una vetro chiuso
all'interno da uno scurone, nessuna finestra
ed una sola lampadina attaccata ad una trave
del soffitto, ma per tutto il paese di Casenuove
era il solo ed unico negozio di generi alimentari
e non, anzi, era come lo chiamavamo noi
"la bottega".
Il proprietario, Carlo, era meglio conosciuto come
Carlo della Lena, e questo perchè la Lena
era sì sua moglie, ma era anche la persona su cui tutti
facevano affidamento per quanto riguardava
le compere quotidiane in quanto passava quasi tutto
il suo tempo nella bottega.
L'orario di apertura era dei più elastici possibili,
praticamente se ti serviva qualcosa bastava chiedere
e con grande disponibilità la signora Lena era
sempre pronta a darti quello che serviva, anche
all'ora di pranzo o la sera tardi.
Carlo dal canto suo gironzolava per le campagne
con il suo ape e faceva l'ambulante, al negozio
lo si vedeva solo quando faceva il carico delle cose
che aveva terminato durante il giro quotidiano.
Naturalmente la bottega non era un supermercato
fornitissimo, ma per quello che poteva servire
alla bisogna negli anni sessanta bastava ed
avanzava: la pasta (sfusa in grandi cassetti) c'era,
lo zucchero (sfuso anch'esso) pure, non mancavano
il sapone o l'olio, la farina e neppure le cicche o
cingomme qual dir si voglia.
Dato che lo spazio era limitato, i pezzi esposti
per ogni prodotto erano pochi, e se mancava qualcosa
bisognava aspettare il prossimo giro dei rifornimenti
che di solito arrivavano da Morciano ogni settimana.
Per noi bambini la zona più ambita erano gli
scaffali dietro al bacone dove la lena conservava
le scatole di cingomme sfuse, famosissime quelle,
che contenevano all'interno della singola porzione
un francobollo in regalo: ne avevamo trovati di
tanti paesi d'Europa, a me piacevano soprattutto
quelli della "Magyar Posta" ( ho scoperto
molto più tardi che erano della Romania)
molto colorati e grandi, raffiguranti animali
e pesci tropicali.
C'era poi l'introvabile "postiglione", che nessuno
di noi ha mai visto, che era il pezzo più ambito di tutta
la collezione, a volte penso che sia stato
soltanto un grande trucco per vendere più cicche,
dato che in più di cinque anni di vendite, nessuno
mai è riuscito a trovarlo in mezzo all'incarto.
Sul bancone di vendita della bottega, la Lena
teneva a destra un'affilatissima affettatrice, ed
a sinistra una bella bilancia a due piatti, entrambe di
un bel colore rosso smaltato, ed entrambe pulite
tutti i giorni con fare maniacale.
La prima si utilizzava per tagliare la coppa o al
massimo la mortadella, dato che altri salumi
ed insaccati non ce n'erano; la seconda era il mezzo
principale di vendita di tutte quelle cose
che si compravano a peso.
Si stendeva un foglio di carta sul piatto, lo si
riempivadi farina, zucchero o salame, e si incartava
usando una tecnica tutta particolare: la Lena era maestra
nel fare i cartocci, utilizzando la carta paglia
oppure quella oleata a seconda di quello che
vendeva.
La più bella tradizione del negozio, che ancora
ricordo con simpatia, regalava a Natale un dolce
a tutti i clienti: era una specie di filone di pasta lievitata
di un bel colore marrone, ripieno di uvetta sultanina
e qualche candito, confezionato in carta trasparente
che lasciava immaginare la bontà del contenuto.
Non vedevamo l'ora di mangiarlo, era una cosa
talmente nuova per noi bambini, (non conoscevamo
nè il panettone nè il pandoro) che ci faceva di colpo
dimenticare le crostate e le cresce dolci fatte in casa,
preparate con amore e semplicità dalle nostre mamme.
Col tempo poi, anche la bottega cominciò
a rifornirsi di nuovi prodotti, sempre più
moderni e innovativi: il "visci" non si faceva più
utilizzando due cartine di polvere, ma una soltanto;
comparve la "Simmental" in scatola e la "Montana",
i mastelli erano di "Moplen" e non di latta, il primo latte
in tetrapac "Tre Valli", confezionato in cartoni
esagonali, sostituì quello delle mucche di Mezzulo,
arrivarono lo yogurt e le merendine confezionate,
i pacchi di wafer spiazzarono i vecchi "mignini"
tanto cari al palato di noi bimbi.
La lena comunque era sempre al suo posto, pronta
a fare il suo lavoro, d'estate o d'inverno, di sera
e di mattina e a volte anche la domenica, percè
diceva: "tanto sono quì!" I