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CICCLE CICCLE MASCARINA
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La fine del carnevale era attesa con
molta impazienza dai bambini, perchč
il giorno del giovedģ grasso si poteva
andare
al "ciccle".
Naturalmente le pesti della famiglia
Polidori non erano da meno, ed anch'io,
in testa agli altri, preparavo il costume
della festa per poi potermi recare ,
con il canestro sotto braccio, nelle case
coloniche del posto a rimediare piccoli
regali che i contadini donavano
molto
gentilmente,
L'anno che andai per il ciccle, con
mia cugina Elvira, avevo un costume
da pierrot, tutto bianco con enormi bottoni
neri sul davanti, ed un cappellino nero
in testa; mia cugina, di alcuni anni pił
grande di me, era invece agghindata
come colombina, con una grande sottana
svolazzante, ed una camicetta a fiori
con
il pizzo attorno al collo ed alle maniche.
Indossammo i costumi sui vestiti,
a causa del freddo che ancora si faceva
sentire molto intenso, e partimmo
intrepidi da Case Nuove dopo pranzo
per poter passare in tempo , prima di sera ,
presso
tutte le case coloniche dei dintorni.
Solitamente , camminavamo di gran lena
per i primi chilometri, poi a causa
della stanchezza, e soprattutto per
l'aumentato peso del canestro, che andava
man mano riempiendosi di regali,
rallentavamo il passo fino al punto di
fermarci ogni tanto sui cigli delle
strade sterrate , per qualche tratto
ancora
coperte di neve.
Non c'era da temere il traffico nel
lontano 1967, e poi ,il fatto di essere
con mia cugina che aveva quasi 10 anni
di pił, mi rincuorava e tranquillizzava
anche
i nostri genitori.
Una tappa dietro l'altra passavamo
tutte le case abitate del contorno,
e solitamente incominciavamo da
Cą Madrino, dove erano coloni dei
nostri parenti, in modo da poter prendere
subito qualche cosa che potesse
incoraggiarci a continuare nella nostra
passeggiata; poi andavamo a Cą Vagno,
Cą Ciaccio, Le Crete, Cą Mascio,
il poder Gini e poi gił fino al Casino ,
Falcion,
Gaiard e Cą Giangolo.
Terminato il giro al di lą del fiume, passavamo
sul versante nord, sulla collina al di
sopra di casa dove erano posti i tre Mezzulo:
di
sopra, di sotto e nuovo.
La cosa pił simpatica del ciccle,
era la canzoncina che iniziavamo a
cantare molto prima di arrivare alla casa
colonica, proprio per avvertire del
nostro arrivo i proprietari, e poter
permettere loro di preparare qualche
cosa
da regalarci.
I versi erano molto semplici da ricordare,
e man mano che ci avvicinavamo alla casa
urlavamo sempre pił forte, accompagnandoci
con trombette e fischi e facendo pił
baccano
possibile:
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ciccle , ciccle mascarina
s'en c'č l'ova c'č la
galina
el baghin l'avet masčt
sł per el mur l'avet tachčt
e s'me chiappa la cilibria
sensa ciccle ia a'n vagh via."
Lo stesso ritornello lo cantavamo
a squarciagola davanti ai contadini ,
che tutti riuniti ci guardavano sorridendo
e sbattendo le mani per apprezzare i nostri
salti e balli; anche i bambini di casa
ci accompagnavano cantando, in un coro
sempre pił festoso, poi dal grembiule
della pił anziana donna della famiglia
spuntavano i doni di rito, cosģ casa dopo
casa ci ritrovavamo il canestro pieno
di uova, salsicce, pezzi di lardo,
qualche piccolo salame, bottiglie di vino ecc.
Chi poteva di pił dava anche un formaggio,
oppure frutta di stagione e negli ultimi
anni anche qualche moneta da 10, 20
o
al massimo 50 lire.
Con un tale bottino, guadagnato con
canti ed urla che quasi sempre ci lasciavano
completamente afoni per i seguenti due
o tre giorni , tornavamo sulla strada di
casa pieni di felicitą e giusto orgoglio,
soprattutto quando presentavamo ai
famigliari i regali ricevuti: " oggi abbiamo
guadagnato tanto" dicevamo alla nonna
porgendo il canestro; e non immaginavamo
certamente che una fitta schiera di bambini
di altre posti era nel frattempo passata a
Case Nuove, prendendo con grande gioia
quello che la Rosa aveva per loro preparato.
Daltronde a noi bastava il fatto di aver
potuto, per un giorno , portare a casa
qualcosa di inatteso e gradito, ci dava
la possibilitą di sentirci grandi e responsabili ,
come lo erano gli adulti.