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Sordida angusta anima...

Di: Dario Durante

Il simbolismo nella poesia di Dario Durante è la proiezione di simboli ed  insieme, una tecnica psicodiagnostica. La proiezione dei simboli ha tre principali origini e fa parte dello sviluppo delle:Descrizioni fenomenologiche di processi psicologici dell’arte creativa
Fu Josef Breuer a usare la «catarsi», che, secondo Ernest Jones, venne in realtà scoperta da una sua famosa paziente che l’aveva raggiunta appena scritta la parola fine ad un suo lavoro creativo.
Il Breuer attraverso lo scritto della paziente riuscì a farle rievocare in uno stato d’ipnosi spontanea gli spiacevoli eventi occorsile,incluse delle allucinazioni terrificanti, che erano apparse
sui manoscritti e costatò che dopo ciò essa si era sentita sollevata. Si giunse così a decidere che la proiezione dei simboli può essere classificata come una tecnica catartica.
Freud scartò la catarsi nell'ipnosi perché non gli era possibile ipnotizzare tutti i pazienti, per lo meno così profondamente come credeva che fosse necessario, mentre sviluppava la sua tecnica delle associazioni libere, suggeriva di concentrarsi su di un sintomo e quando non si produceva alcun progresso premeva la fronte  assicurando che qualche pensiero gli sarebbe venuto in mente. La proiezione dei simboli differisce dalle tecniche della suggestione perché produce esperienze simboliche meno paurose,anziché il ricupero di un ricordo o la diretta manipolazione di un sintomo. L’associazione libera di Freud è simile all'analisi dei sogni, è una tecnica contemporaneamente diagnostica e terapeutica, per l’artista «unto».
La proiezione dei simboli permette l'inizio, quasi a volontà, d’esperienze simili ai sogni; differisce anche radicalmente dalle tecniche strettamente analitiche, poiché la terapia rimane in gran parte isolata a se stessa. Tuttavia l'analisi di uno scritto, di una statua, di un pezzo musicale non è suscettibile di controllo scientifico e sperimentale. La proiezione dei simboli offre all’Artista un nuovo e semplice metodo di saggiare la validità della sua creazione, confrontandoli con i temi universali del simbolismo onirico.
«Sordida angusta anima
hai fiutato il lezzo dei giorni
deturpato il volo in anfratti
e lidi purpurei (lidi purpurei
rischiarati dal viscidume)».
Jung
, dopo aver perso interesse nel suo test che fa parte della storia delle diagnosi proiettive, si è egli pure concentrato sui problemi dell'analisi onirica tentando di descrivere più accuratamente i temi simbolici comuni, o archetipi come egli li ha chiamati. Però l'opera di Jung quanto a crescente controllo scientifico sulla interpretazione della creatività artistica, fa paragone e riferimento alla letteratura mitologica e alchemica, lascia molto a desiderare, specialmente riguardo alla dimostrazione sperimentale della validità dei suoi archetipi. Jung propone una visione del mondo differente da quella di Freud. Inoltre l'analisi non è il fine ultimo per Jung come lo era per Freud.
«Calunniato la gemma che enfiava
bagliori e spire di odori
contorto e latrato il tempo
il declivio dei lombi
le acque terse che sonnecchiavano in un bacio
la neve variopinta di lillà
il gelo di un sopruso».
I versi citati sono prosa ametrica, sono poesia azzerata, però rinnovata; non è «poesia metafisica», se c'è, fa da contrappunto con la prosa e rilievo al sublime lirico, ma «etica», cioè, inclusa e senza cosmo, d'anima prigioniera che nella stessa prigione e per essa trova la propria libertà. Lucano nipote di Seneca, il patriarca Enrico Pea; quel che vale è il complesso di «rinuncia», il «fatto» nuovo! e «pietà» animatrici del guazzabuglio e dello sdegno.
A tale etica stoica o pseudostoica, voglio dire intimamente cristiana della pura terza Persona di Spirito o Amore rescissa dal Padre diviso e dal Figlio occultato, corrisponde la poetica dell'«arte povera», togliendo a sua formula rappresentativa il titolo della poesia, ultimo legame e sua sopravvivenza, tra gli ingredienti pittorici e la parte di sé che riesce a sopravvivere, elargendo il simbolismo onirico che non lascia spazio ad altro che la fantasia potrebbe offrire.
Ciò non è da confondere con altre «arti povere» più o meno sperimentali, arbitrarie e propizie alla moda e all'industrializzazione, compresa quella, pur non meno degna di Sinisgalli, che ha inventato la formula, di cui ebbe a lamentarsi con Montale.
«Stordita silente litania del mondo
il tuo coro veemente spalanca il silenzio
e odia la funesta secreta cui gettasti
l¹amore in catene».
Questo testo è simile all'arte musicale analogica, indossa i panni del timido trovatello. Il tono nuovo di povertà e pietà verso la stordita e silente litania, la pur minima traccia del divino restaura le mediazioni fra la ricerca della catarsi come la intende Breuer e l’armonia ritrovata dallo spirito.
«il tuo coro veemente spalanca il silenzio»
di qualche mia Musa, che non so se riesce a sapere di esserlo. L'armonia è segnata nei versi che ora scorrono piani e musicali, giocando con i sinonimi.
«Riverso in lago enfio di torpore lurido!
Ah! Fossi almeno l’inverno la corda
immiserita della vita.
Solo pattume e gravità negli
interstizi della voce
scarna, devota
folgore di niente che vacilli nella Casa.
Perfino in declino, perfino nella
notte desolata».
Ho fatto un esame psicologico e accennato a una «filosofia», in senso corrente, o mentalità o disposizione patetica, giacché la mitopoiesi dei grandi poeti, soprattutto rappresentativi del loro tempo, genera in personale sincronia storica del pensiero filosofico, selezionando ed elaborando i dati dell’enciclopedia culturale.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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