Sordida
angusta anima hai
fiutato il lezzo dei giorni deturpato
il volo in anfratti e
lidi purpurei (lidi purpurei rischiarati
dal viscidume). Calunniato
la gemma che enfiava bagliori
e spire di odori contorto
e latrato il tempo il
declivio dei lombi le
acque terse che sonnecchiavano in un bacio la
neve variopinta di lillā il
gelo di un sopruso. Stordita
silente litania del mondo il
tuo coro veemente spalanca il silenzio e
odia la funesta secreta cui gettasti lamore
in catene. Riverso
in lago enfio di torpore lurido! Ah!
Fossi almeno lšinverno la corda immiserita
della vita. Solo
pattume e gravitā negli interstizi
della voce scarna,
devota folgore
di niente che vacilli nella Casa. Perfino
in declino, perfino nella notte
desolata.
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