Rosalba
è nata a Frosinone e risiede in Roma; ha conseguito la laurea in
Psicologia e insegna nelle scuole elementari. Nel
febbraio 2002 ha ricevuto il Premio Speciale dell’Assessorato alla Cultura
Città di Eboli
per il Concorso Internazionale di Poesia
«Il Saggio».
Ha
collaborato ad uno spettacolo teatrale, inserendo due poesie nel testo,
presentato a Cassino nell’aprile 2002. Partecipa a incontri di poesia in
alcuni circoli culturali della capitale.
La
lirica in esame presenta
fatti che documentano due tesi fondamentali:
a)
«Nessun processo psichico — dal pensiero o dall'intuizione vaga e
oscura, alla progettazione e all'esecuzione
rigorosamente precisa del lavoro da parte del poeta o dell'inventore, dall'alitare
passeggero di un'emozione
fino alla passione viva d'una fede o d'un
amore, dall'inesplicabile linea continua che da un'angoscia cupa s'estende
fino all'azione ponderata e cosciente — si
volge senza che il subcosciente collabori dal profondo,
vale a dire da quel tesoro ch'è il passato
personale». E
b)
«Nessun fatto di natura psichica ha bisogno d'identificare il
subcosciente con la subcoscienza, di
stabilire accanto all'io conscio e attivo un
subconscio «Es», signore e padrone della sfera
psichica e di attribuire quindi al subcosciente, un gradino più sotto
della coscienza. un'attività
indipendente e separata da questo.
«Di
questi giorni, tutto l'affanno
nell'andare del traffico
si condensa,
stanco».
Nella
sfera degli sviluppi psichici, l'accettazione
di una sovranità del subcosciente è facile a capire,
come dimostrato:
tutto
l'affanno/nell'andare del traffico/si condensa,
quando
l'uomo ha ceduto il controllo sugl'influssi esercitati dal passato,
cadendo in un disordine psico-fisico, a lui stesso inconoscibile, sembra
che nel profondo ogni sorta conduca un gioco misterioso e indipendente.
Ancora un breve passo, e l'Es si stabilirà
accanto all'io. Perciò, per corroborare le
due tesi, esamineremo i processi coscienti semplici, innocenti e molto
comuni, in cui si può leggere con sufficiente chiarezza quant'è
essenziale il concorso del passato; i processi vitali importanti, fra cui
in special modo gli sviluppi insufficienti, richiederanno poi soltanto
alcune aggiunte secondarie.
«E
l'ipnotico pulsare
d'ogni fine anno
i miei pensieri svuota d'entusiasmo».
Il
punto di partenza della nostra riflessione è la certezza, che di qualsiasi
influsso del passato per lo più non si apprende nulla se non per via d'induzione:
come l’ipnotico pulsare/ d’ogni fine anno//. I fatti
dimostreranno ben presto la ragione, o meglio la necessità, della via
induttiva, benché questo non muti nulla al
fatto che ciò che è inconscio non può essere al tempo stesso conscio, e
che un'influsso del subcosciente, anche del più significativo, diventa
comprensibile soltanto sopra la soglia della coscienza.
È necessario retrocedere induttivamente da ciò che avviene al di sopra
della soglia fino all'apporto del profondo, per il fatto che anche i
superamenti più innocui, rimangono incomprensibili. Eppure gli uomini di
solito avvertono questa partecipazione al presente di ciò ch'è stato,
soltanto quando un’Immagine precedente ridiventa viva sotto forma di
ricordo, in modo che possono afferrarla e stabilire: ho già vissuto
questo la tal volta, nel tal posto, in modo identico o simile. Ma tale
ricordo sostiene una parte limitata negli innumerevoli procedimenti vitali
di ogni giornata. Sarebbe una faccenda assai complicata se l'uomo volesse
o dovesse, prima d'ogni minimo procedimento vitale, richiamare alla
memoria tutto ciò che gli serve immediatamente, in quell'attimo, per
superarlo.
Il Poeta supera sia l’uno sia l’altro suggerimento dell’ES. perché
è un dissacratore, perché precede il passato che il ricordo fa
riaffiorare e la creazione di una lirica non è che la conclusione di un
lavoro incessante cui la fantasia creativa è ricorsa per attingere al
tesoro dell'esperienza ed è l'anticipazione delle possibilità future.
«Magnifiche
strenne a brillantini
saltano nelle nostre mani
nel girotondo degli scambi.
a colpi di stretti ed ipocriti sorrisi».
Con
quanta maggiore immediatezza esso piomba nel
procedimento del presente, tanto più prezioso diventa il suo soccorso.
Infatti, i processi della vita umana, in cui si giunge a un ricordo
preciso, sono relativamente rari; frequentissimi per contro quelli, la cui
riuscita dipende da un attivarsi immediato e altrettanto preciso delle
necessarie riserve del passato, per la creatività artistica. Il Poeta è
pienamente sicuro nel processo vitale di quest'ordine immediato, accaduto
attraverso il subconscio, sotto l’influsso dell’ IO creativo, perciò
lo nota per lo più quando manca qualcosa, che in quel momento dovrebbe
essere nelle sue mani; allora ricorre al Sé razionale per bilanciare
passato, creatività e attualità della sua inventiva, altrimenti l'azione
«naturale» fallisce, quando vi riflette su, accorgendosi che manca
qualcosa dalla composizione, che solitamente gli dava sicurezza. Si tratta
dei fenomeni di coscienza che inquietano gli artisti, perché devono
affrontare la lotta dell’ambiguità fra l’IO creativo e il Sé
razionale, come dire l’affermazione di Alfieri: «prima scrivo,
poi correggo, infine rimeggio», questo stato di ambiguità in cui
lottano, come ho detto, l’IO e il Sé rappresenta qualcosa
di importante per quanto riguarda l’opera d’arte, ed estraneo alla
loro psiche, perché ciò è qualcosa d'incomprensibile, di perturbatore,
d'ostacolante, alla realtà, ma non alla creatività, che acquista invece
valore artistico e virilità poetica secondo il risultato della lotta fra
l’Io e il Sé. Sono i tempi in cui il subcosciente sembra essere
diventato veramente padrone di casa nella psiche. In generale, dunque, gli
artisti devono sapere ed essere scientemente certi dell'influsso
dell'inconscio sulla coscienza, del loro passato sul presente e perciò,
piuttosto che riconoscere come «naturale» la proposizione, invece di
lasciarsi andare oppongono resistenza.
«Le
feste in casa...il panettone,
i pacchi dono, le risatine di circostanza...
Intanto l'affamato mondo fa la rivoluzione
per un tozzo di pane...senza più decenza.
Si diceva che questo amato mondo
aveva un occhio solo...»
Questa
mancanza di considerazione dell'importanza del passato è motivo di
collegare l’auto-osservazione
con l'esposizione dell’opera finita per la documentazione. Chi non è
pronto a procedere tanto da rimanere alla fine durevolmente
in colloquio col proprio Io creativo, tenendolo sotto stretto
controllo del Sé razionale, non apprenderà mai il significato del
passato in tutta la sua profondità, sia per quanto riguarda i processi
vitali, personali che per quelli altrui.
«Ora,
su questo squarciato sfondo,
sembra che anche l'altro abbia preso il volo.
Siamo in pochi ad aver la pancia piena,
potremmo tutti ragionare.Ma nonostante questo
c'è sempre qualcuno che con l'aria serena
ci ammansisce in un modo...disonesto
E si va,
nelle strettoie dei finti complimenti
per sentirsi allineati e fieri.
So di ululare a perdere
e di restare impigliata
tra le maglie dei doveri.
ma in questo guazzabuglio di "presenti"
ci sono anche quelli più sinceri,
quelli che non hanno tempo e circostanza,
quelli che ti sgorgano da dentro.
e non c'è il clima della festa pilotata
che mi trasporta verso un'emozione vera
quella più sentita».
«…
su questo squarciato sfondo,/sembra che anche l'altro abbia preso il volo»
la cura delle anime, il risanamento per mezzo dello spirito, è avvenuto
attraverso la lotta fra l’Io e Sé, e senza quest'esercizio per la
veracità sarebbe rimasto dimezzato il paragone di ciò che sarebbe potuto
essere. Bisogna incominciare questa scuola dell'auto-osservazione nei
processi quotidiani della coscienza, specialmente per «i creativi»
che devono essere pronti psicologicamente per affrontare e, superare la
lotta fra l’Io e il Sé e l’ambiguità artistica fra la psiche e il
subconscio, altrimenti si corre il rischio d'accontentarsi di comprendere
a metà o di legarsi inconsideratamente a uno dei sistemi bell'e pronti
dell'incosciente. Non si deve quindi temere la fatica d'imparare
l'alfabeto del subcosciente, prima d'incominciare a leggerne la lingua.
«Ogni
giorno può essere diverso
se le parole o i gesti sorridono di getto
per un vero amico
o per chi se ne sta solo
privato del calore di un abbraccio».
Per
quanto gli antagonismi delle varie scuole psicanalitiche siano forti, in
tutti regna unanime la richiesta che ciascuno dei loro discepoli debba
percorrere un'«analisi di noviziato». A questo proposito Kroh
fece il seguente rilievo: «Non basta, che il Poeta abbia la certezza
d'aver riconosciuto le cause d’uno sviluppo errato; è ancor più
necessario che accetti l'interpretazione del Sé razionale; ma ciò
presuppone... una forza interiore non indifferente, altrimenti Alfieri non
avrebbe vinto la sua battaglia e non avrebbe mai potuto affermare «Volli,
sempre Volli, fortissimamente Volli». Il Poeta deve essere cosciente
del valore della sua opera, e lo è soltanto quando ha vinto la sua
battaglia contro l’Io e il Sé e tranquillizzato il suo subconscio che
l’ambiguità artistica fa l’opera geniale, ma non tradisce ora sa
comprendere l'insorgere dell’estro e seguirne il decorso, già
all’apparire dei primi sintomi.