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Creatura

Di: Francesco da Milano

 

Francesco da Milano è nato a Milano. E’ una persona estrosa, simpatica, piena di vita; a vent’anni lascia un lavoro impiegatizio e parte con la chitarra con i suoi amici con cui ha creato un gruppo rock. Viaggia un po' dappertutto, per poi approdare a Londra, dove decide di fermarsi, e sposa una ragazza di Madrid, dalla quale ha avuto una bellissima figlia, Lara, che adora.

Non lascia la musica, ma scopre per caso ed improvvisamente il suo amore per la poesia. Mentre guarda una cartomante che legge il futuro ad un passante, sente nascere le parole della sua prima poesia, Il Nulla, cui seguiranno altre in un inaspettato succedersi di quartine, ricordi, amori, vita vissuta.
Quando Francesco concepisce questi versi di «Creatura» si leva nell’aria un canto d’amore piacevole, tanto che, alla lettura,fa gridare «ma questa è un’Ode!»; contro tutte le attese della nuova corrente letteraria e poetica del terzo millennio, lui, improvvisamente ci porta in pieno romanticismo.
«Creatura di purissima bellezza,
al mio sguardo non hai alcun difetto.
Sul tuo cammino si solleva brezza

che mi scompiglia dentro, nel mio affetto
che a te soltanto invero posso dare,
amata, dolce e pura al mio cospetto».
L'ode lascia il posto alla lirica dopo la seconda terzina, quando la «Creatura di purissima bellezza», ci porta con un volo pindarico dal Romanticismo al Rinascimento, per riportarci alla memoria Torquato Tasso; il linguaggio non fa certo onore all’ode o lirica che, invece, nel contenuto è densa di un sentimento difficilmente reperibile oggi. Francesco è convinto che gli italiani devono persuadersi che egli ha cantato per ricordare loro, che costituiscono veramente il solo popolo che può capire e far intendere, che l’amore esiste e che bisogna viverlo, centellinarlo, se possibile, come un vinello puro italiano che si vorrebbe non finisca mai. Si parla una sola lingua, è vero, ma questa è costellata da numerosissimi dialetti; l’amore ha una lingua universale e abbraccia non solo tutti i dialetti d’Italia, ma anche tutte le lingue del mondo. L’amore non ha necessità di conoscere il francese, l’inglese, o altri idiomi giacché è l’inizio d’ogni lingua perché parla all’anima attraverso lo sguardo e lo sguardo non conosce altro che quello che legge negli occhi degli altri.
«Come potrei guardarti e non provare
quello che tutti al mondo hanno cercato
ma solo il fortunato può trovare».
«Ma solo  il fortunato può trovare» l’amore chi lo trova è fortunato perché riesce a possedere oltre il linguaggio letterario quello universale, conosciuto da tutti: cinesi, americani, giapponesi ecc… perché è universalmente compreso; come una sola la religione; unica memoria, la storia, le tradizioni, perché ormai solo l’amore riesce ad unire ogni singolo essere umano sotto un unico segno, ché la vita di ciascuno è inesorabilmente e intimamente legata a quella delle altre, anche se esiste una diversità razza.
«Perciò quando ti guardo, oh cuor beato,
non ho bisogno d' altro nella vita;
mi basta il tuo sorriso che è restato

rinchiuso nella mente mia smarrita.
Guardami dunque, almeno un'altra volta,
creatura che dal magico sei uscita».
Eccola la sola razza, amore per tutti, differente naturalmente per personalità o sentimento, ma unico linguaggio che gli uomini devono intendere.
Un solo amore, fatto tutto umano e universale, può bastare a difendere l’umanità e la libertà in questa nuova situazione. Per questo, però, è necessario avere un unico cuore. Da un po’ di tempo, tra attentati terroristici, fratricidi, parricidi, matricidi, infanticidi e guerre ad oltranza questa unità di cuore è mancata: noi poeti, facciamo sì che l’amore scenda nel campo di battaglia e distribuisca il bottino della sua vittoria all’umanità, che ha sete di Pace, più dello sperduto nel deserto.
Oggi i versi di Francesco il Milanese devono essere meditati, analizzati, apprezzati, specialmente dalla gioventù; nella quale è subentrato un atteggiamento sfiduciato e sospettoso contro tutto ciò che è sentimento, in altre parole amore per se stessi e per la famiglia e per la propria terra.
Dovremmo tendere tutti al raggiungimento di quella universale fraternità che renderà impossibili i conflitti armati e le stragi collettive: ma per raggiungere tale intento è necessario che ogni uomo abbia la coscienza e il rispetto per l’amore e soprattutto riprenda nel suo cuore l’amore per la famiglia, come ama le scorribande serale o i rischi delle pericolosissime corse notturne, del sabato sera.
Per queste considerazioni io credo che i versi di Francesco, sebbene scritti in un linguaggio obsoleto, oltre all'esprimere l’unica verità, contengano un alto e nobile monito che tutti gli uomini e noi dobbiamo meditare.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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