«Un
silenzio spento
striscia
lungo ogni
linea
dell'annoiata
aurora»
Ciao, amici
carissimi, non so quanto lo sia per voi ma vi posso assicurare che voi lo
siete per me.
Parleremo
di una poesia che al primo impatto illumina il Creato e fa sobbalzare il
cuore nella bellezza dell'immagine «dell'aurora annoiata» perché non ha
potuto (cause naturali) accompagnare o addirittura spiare le «peripezie
notturne» degli amanti, che nei loro giochi d'amore non hanno
tralasciato, baldanzosi com'erano, «nessuna particella corporea», eppure
la nota dei silenzi era stata ingoiata e «digerita dopo pasti frugali».
Sì,
perché oggi c'è la moda di non dire più alla compagna o al compagno
«mi piaci, facciamo l'amore?», ma: «vieni a cena con me?»
E dopo
cena, infatti, ci sono state le
«peripezie
notturne
incavate in
trapezi di spezie
gli specchi
curiosi di
luci».
Le immagini
che si susseguono in questi versi, tagliati con l'accetta, in cui la
metrica va a spasso in compagnia dell'irruenza dei:
«corpi
sudati umidicci
si guardano
come puerili capricci
celanti
follie proibite
dopo
l'impresa reciproca
sollievo i
ritmi baldanzosi
nessuna
particella corporea
ne è
rimasta immune»
Non c'è
una parola fuori posto, un'immagine che non sia nitida ed efficace, in
questa poesia erotica, che il Poeta con sapiente maestria, mette in luce
in una purezza incandescente di sentimenti puliti, nell'aureola del nitore
dell'anima.
È racconto
della gioia, del sentimento goduto appieno che si bea, anche se l'aurora
è annoiata: un racconto che non ammette contrasti. Il dolore è stato
bandito da questa poesia tanto il canto ha raggiunto il limite più alto
della trasfigurazione della realtà e le metafore sono appropriate, e
oltre non rimane che tacere.
Gli
antichi, che conoscevano il cuore umano non meno di noi. si erano accorti
dell'importanza della parola, della sua potenza ad adeguare in simili casi
il pensiero, per tramutarla in contrasto col destino; avevano creduto che
si addicesse il silenzio meglio che i lunghi discorsi: così Berlenghi nel
suo incontro notturno si comporta, pudico nell'esaltazione più bella,
migliore e naturale nell'atto d'amore.
Perciò
«Corpi taciti» osservata dal di fuori sembra rimanere come impressa
sulla pelle «umidiccia». Considerata più addentro, si rivela una lirica
nelle sue varie parti compiuta: forse l'innato senso artistico ha messo in
guardia l'Autore, non lo ha distolto dal continuare, anche quando ha visto
«l'annoiata aurora»; né in seguito perché sapeva che il suo
"amplesso" era stato descritto in condizioni d'animo che non
facilmente si riproducono e che ad esso era consegnato il linguaggio
commosso e spontaneo di una notte dolce e indimenticabile della sua vita.
Qualcuno mi
ha suggerito di inserire prima la poesia e poi il commento, invece penso
che il commento deve precedere il canto poetico: che cosa ne pensate?
Poi
permettetemi di ringraziare pubblicamente Vincenzo Fidanza per le belle
espressioni su «Poeticamente» Personalmente non posso che ringraziare io
Lui per aver scritto POESIE, che hanno sapore di eternità.