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Campane sepolte in bicchieri di 

cristallo

Di: Cesare Pavel Berlenghi

Cesare Pavel Berenghi, all'anagrafe Giuseppe Polselli, è nato a Roma il 16/07/63: dopo la maturità, interrompe gli studi universitari per problemi personali e di salute. Diversi episodi della sua vita ne segnano la personalità: da un grave incidente automobilistico in cui rischia la vita, al tumore benigno alla mandibola, alla morte del padre, di parenti ed amici cari, all'episodio in cui lo vede vittima e protagonista di un’estorsione, in cui diventa eroe anti-estorsione nazionale, di cui se ne occupò Rai Tre e le maggiori testate.

Di professione imprenditore, autodidatta in tutto, persino nell'imparare l'uso del computer, d'animo molto curioso, di se stesso dice: «credo di avere la malattia di Peter Pan che per me vuol dire essere curioso come un bambino che si incuriosisce sempre come se ogni volta fosse la prima, ma avere la mente grande come il mare» ed ancora «credo di avere il cervello di un bergamasco ma il cuore di un greco e bevo il the come un inglese», di temperamento caparbio, ostinato, insistente, coraggioso, temerario ed amante del rischio ma anche prudente e cinico. Finora ha scritto tre raccolte, «Oltre le barriere d'Ercole», «Le Colline lontane(dei fiori del male)», «Apostrofi ariani» e un’altra raccolta in lavorazione.

«L'ultimo scossone lo detti

In quella notte insonne

Ubriaca di travi senza viti

Al torpore stagnante

Al grigiore di gironi senza fine»

Una gran quantità d’uomini, forse l’immensa maggioranza, pensa soprattutto a star bene. La salute importa a tutti e ciò è la cosa più naturale e nello stesso tempo più morale, perché il proverbio «mens sana in corpore sano» è una verità che non può ragionevolmente esser posta in dubbio. Ma, oltre alla salute, infiniti uomini e donne non hanno altro pensiero che gli affari, il danaro, i comodi della vita, gli onori, le cariche, il favore della gente, il divertimento. Ciò genera un incredibile numero di preoccupazioni che non permettono di star bene.

Ecco il motivo che spinge l’autore di questa poesia a «disseppellire le campane dal bicchiere di cristallo».

«Al torpore stagnante

Al grigiore di giorni senza fine»

teme le crisi nel commercio, e gli uomini che si invidiano e si odiano, i quali non si riescono a dormire quando insorgono le difficoltà, e ne insorgono continuamente, Lui preferisce essere Peter Pan per sognare, rinunziando al riposo, al divertimento, a tutto ciò, insomma, che di bello ci offre la vita. Non è detto quindi che il cercar di star bene ci procuri lo star bene. I ricchi sono spesso gli uomini più infelici pur in mezzo al loro apparente splendore di vita; i politici devono sempre temere i loro nemici che sono per lo più feroci e implacabili. Quindi lo star bene non è un mezzo per raggiungere la felicità, perché:

«Apparenti segnali percepivo

In condanne senza sentenze

In appelli mai accordati

Corde mai suonate

Campane sepolte

In bicchieri di cristalli

Assopiti ad ogni risveglio»

Ha perfettamente ragione Manzoni che afferma esser necessario invece far bene. Io nella mia esperienza dico che sto bene quando ho fatto bene e la coscienza mi loda. Se questa poesia mi penetra l’anima mi sento sollevato come quando bambino i miei genitori, che pure avevano mille preoccupazioni per l'andamento della famiglia, non apparivano mai così soddisfatti come quando io potevo dire loro di aver fatto bene: e credo di poter dire che la più grande loro felicità consisteva nella premura che avevano per i figliuoli. Insomma, io sono pago, felice quando riesco a penetrare nel pensiero, nelle intenzioni dell’autore.

Tale felicità è così sostanziale che quando la raggiungo è la prova che ho fatto il mio dovere e perciò sto meglio. Noi vediamo tanti modesti operai, tante buone mamme, tanti diligenti impiegati che non hanno altro scopo nella vita che di adempiere bene e onestamente al loro dovere. Essi cioè badano non a star bene, ma a far bene. E stanno bene effettivamente: la loro vita è anzi un continuo migliorare nel bene, nella virtù, nel possesso sicuro e tranquillo di se stessi.

«Il rimorso ormai sordo

Ad ogni mano tesa

Luccichio di bramata

Animosità quasi spenta

Di litigi ora invocati»

Questa è proprio la tesi spirituale che è svolta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Renzo e Lucia non hanno mai pensato ad affannarsi per star bene; volevano solo sposarsi, metter su casa, volersi bene. Un groviglio di accidenti impensati buttò all'aria quel loro santo e umano desiderio. Furono le vittime del pauroso Don Abbondio che pensava a star bene piuttosto che a far bene e lo star bene per lui voleva dire evitare con tutta cura di star male; di Don Rodrigo che effettivamente stava bene, nel senso che il mondo da a tale espressione, ma in realtà, volendo soddisfare tutti i suoi capricci, facendo cioè il male invece del bene, rovinava miseramente la sua esistenza, senza mai riuscire a nulla di buono; dell'Innominato che fu un appaltatore di delitti finché la voce di Dio non gli rivelò che l'uomo è a questo mondo per far bene, non per essere potente o ricco o temuto. Ma i due poveri tribolati non vennero mai meno al loro dovere; ebbero sempre una gran fiducia in Dio, badarono cioè sempre ad ascoltare la loro coscienza che li avvertiva esser l'uomo sotto la protezione di Dio. Questa si manifestò, mettendo sulla loro via, al loro fianco, Frà Cristoforo, l'Innominato convertito, il buon Cardinale, l'onesto Marchese e perfino, in ultimo, il pavido loro parroco. Finirono così non solo con lo star bene, ma anche con lo star meglio, perché è una delle proprietà fondamentali del bene il tender con sicurezza al meglio.

«Lo scandaglio di fondali

Ormai impraticabili

Come fossili d'epoca

Che nessuna pupilla

Ormai percepiva»

Ed ecco il sugo di tutta la storia: I guai vengono anche perché ci si da cagione; ma la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore. E’ il programma più semplice e più chiaro di una vita cristiana.

«Che nessuna pupilla

Ormai percepiva»

Ecco il motivo e la decisione di seppellire le campane in un bicchiere di cristallo, affinché nel momento in cui l’uomo sarà certo di aver fatto del bene per stare bene, egli pur sentendo ancora le note stonate dell’uomo che non ha voluto o non vuole capire che, per stare bene bisogna fare il bene, senza resistere a nessuna scossa gli sia suggerita dall’anima o dall’intelletto, per godere finalmente, dell’antico mutamento.

«Che il sentire tali note

Stonate ed atonici* suoni

Mi rendeva restio

Ad una qualsivoglia

Onda scossa

Da vetusti mutamenti?»

Alla luce di questi concetti si aprono nuovi pensieri nel bicchiere di cristallo; cominciano ad aprire nuove vie all’uomo restio all’innovazione dei tempi, lentamente le campane nel bicchiere si risvegliano e suonano a festa, ché gli antichi mutamenti non hanno dato scossoni traumatici, bensì hanno portato l’uomo a quella dimensione naturale, alla quale farà seguito l’aspirazione caratteristica dell’uomo proteso verso la serenità e per questo intento al particolare specifico, fondato sul concetto basilare di riportare e far ritornare la fiducia in se stesso e nel prossimo. E poiché le campane sepolte sono fonti sane della vita sono la verità, la sincerità e la semplicità, dove l’uomo potrà attingere a queste virtù la sua linfa immortale.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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