Non
posso andarmene così, deluso e ignaro, devo
provare, confrontare, eccedere, sentirti
vera, vederti vera per
inebriarmi delle tue virtù.
Poco
so del tuo vero volto, dei
rosei frutti delle tue mammelle, non
conosco le tue tante vene né
le porte dove ogni senso esalta.
Mai
ti ho sfiorato il pube e
mai ho goduto dei tuoi tanti orgasmi. Sono
per te l’amante casto, l’ombra errante di
Platone che vaga al di qua dei vetri.
Alla
mia sete sei oceano in bottiglia, canto
del cigno per il mio piacere, tu
sei per me come la Gioconda di
cui mai vidi le nascoste grazie.
Lasciami
dunque tempo sì che io possa, in
uno slancio d’essere, spogliarti, fino
a toglierti, prima che buio compia, lo
spesso velo tra illusione e vita.
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