Traccio
solchi nella sabbia, segni
strani per
occhi incapaci di intendere. Disegno... tutti
pensano che io viva nel mio mondo. Loro
hanno strane forme, visi
diversi creo… con
la matita dell’immaginazione… per
un presente tutto mio, che
la gente non avrà mai. Lo
tengo stretto geloso, fra
le mie mani deformate dalla malattia, anche
la mia voce trema. Le
mie gambe sono immobili. Chi
potrà entrare con me nel mio scrigno? A
chi aprirò le porte? Chi capire mi potrà?
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