Sferragliare
di rotaie incrocianti
sguardi sfuggenti, a
volte maliziosi a
volte compassionevoli. E'
un vagare senza meta, quasi
cercando un senso perduto, inetto,
sgualcito passo nella
giungla metropolitana. Sospesa
è la ragione durante
l' insulsa fuga da
quel tarlo interno che,
lentamente, si insinua, stride in
ogni singola vena, in
ogni linea del viso ora
sconsolato, fisso su
un deserto morale. Non
c'è posto per te, lume; l'istinto
guida i sensi, lui
dirige il passo. Gocce
di cuore, lacrime
di respiro, affannato da
quella ancora irrazionale fuga. Ma
da chi scappare, se
non dall'orco Amore, dall'
io inadatto, dall'insicuro
dialogo di sguardi, foresta
impraticabile per
un'anima paurosa del domani, insoddisfatta
dell'oggi. Il
passo si arresta: turbine
avvolge gente, menti, grida, rabbia. Si
può arrestare la furia dell'andare? Solo
il domani ne darà risposta, la
comprensione aiuterà le Erinni a
volger in dolce cammino l'innaturale
fuga. Ogni
risposta giace
per ora nel mare del dubbio, cercando
quella mano, quella
parola di stima, unica, soave che
potrà dirigere il passo.
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