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Se anche Voi volete pubblicare una  Poesia in questa vetrina, inviatela, accompagnata da una breve Biobliografia  a:

renobromuro3@tin.it 

AI CONFINI DEL TEMPO

Di: Luisa Massari 

 

Non è solo illusione, utopistico sogno:
forse esiste davvero quella bolla iridata
dove tutto è sospeso in colori sereni,
senza fine o principio in un soffice niente;
forse in questo non luogo ai confini del tempo
ti conobbi già prima d'imboccare la via
dell'amara esistenza ora avviata al tramonto.
Ma perché ho valicato la barriera del sogno
rinnegando l'eterea realtà immateriale?
Anche se tutto — quanto poteva essere eterno —
m'è svanito alle spalle, so che mi riconosci:
ed allora, ti prego, dammi ancora la mano
e riportami indietro ai confini del tempo;
poi — chissà! — troveremo il passaggio alla strada
che si perde nel nulla e regala l’oblio! 

 

Luisa Massari

RECENSIONE DI RENO BROMURO

Luisa Massari è nata a Forlì il 17 agosto 1921, dove vive. Ad agosto ne compie ottantadue ed ha ancora molto da dire, oltre quanto ha già detto. Ha pubblicato cinque volumi di poesie, due di prosa, due di saggistica con i quali è stata insignita di medaglia d’oro dal Comune di Forlì per la saggistica storica e un’altra medaglia d’oro per il saggio storico sull’origine della regione. Ha al suo attivo anche molti primi premi in campo nazionale e internazionale. Collabora a riviste di parapsicologia e letterarie con racconti e saggi di profondo acume critico.

Le recensioni a suo favore non si contano.Oltre a questa raccolta «AI CONFINI DEL TEMPO» cui ho avuto l’onore di presentare, ho il cuore pieno di gioia per l’amicizia che mi regala.

In futuro mi farebbe piacere sottoporre alla vostra attenzione altre raccolte di poesie della Massari, ma perché questo si realizzi dovrò avere il permesso da Renato Volti che cura questa Rubrica di Poesie con trasporto invidiabile perché colpito e rapito da un amore sviscerato per «Nostra Signora Poesia».

La poesia non finge le condizioni dell'Assoluto ma le cerca, trasfigurando il sensibile. Luisa Massari sente condensarsi nella sua anima la cosmicità, perciò il particolare ch'ella rappresenta ha caratteri universali, pur essendo dettagliatamente definito e precisato.

Il tema predominante è quello che anima il Poeta in genere: ella non può, anche volendolo, ignorare la realtà che la circonda.

«L'esistenza mi sembra

una giornata di pioggia,

(...)

socchiudo gli occhi e rammento:

pomeriggi di agosto... »

(...)

«Tanto tempo fa

quando nel mondo

vivevano ideali».

Simboli e immagini di una vita: «quando il futuro era speranza», mentre «oggi solo le spine / della nostalgia graffiano ancora».

Il tema di chi non può, come il Poeta, ignorare la realtà del momento:

«lo chiudo gli occhi

per non avere offesa

dall'arido cemento

al posto dei giardini...

(...)

Ma pure ad occhi chiusi

non potrò mai ignorare... ».

E' questa la realtà del Poeta, il compito da assolvere è di dire agli uomini la verità. E' cosciente, il Poeta, di essere stato eletto per portare a termine l'opera di sensibilizzazione per un mondo migliore. E l'opera di sensibilizzazione è fatta attraverso le immagini del ricordo. Anche l'amore è sentito attraverso il ricordo, però ancora vivo e palpitante:

«Esisteranno in me

fa tua immagine

e la tristezza del tuo ricordo vivo:

la parte più viva di me».

Testamento di Poeta è, senza dubbio, la chiarificazione del mondo poetico di Luisa Massari. Tutto ciò che feci, che ho fatto, che faccio e che farò non sarà mai soffocato dal profumo dei crisantemi perché è senza lacrime, per non lasciare nelle tue mani dolore, ma serenità e sicurezza; perché sono cosciente che anche senza i Poeti la vita sarà sempre fonte di poesia: poesia essenza viva della vita. L'uomo per non amare troppo questa «prigione» che trattiene i suoi sogni vorrà sempre pensare che i cieli non hanno confini, e lotterà perché anche la terra non ne abbia.

Sotto questo aspetto, la vita nella poesia della Massari è vista cogli occhi dell'anima: pessimistica e speranzosa nello stesso tempo. Pessimistica in quello che oggi è, e speranzosa di quello che sarà; perché l'uomo può correre, affannarsi, ma domani si ritroverà al traguardo con gli altri suoi simili per continuare a vivere in serenità, in amore, e finalmente mondo da tutto ciò che affligge l’umanità. Nello stesso tempo si può acquisire la via per il procedimento da seguire nel mettersi sulla traccia del mistero. Infatti, non si deve incominciare a far diventare pietre preziose dei piccoli enigmi senza vederli, oppure liquidarli con la precipitosa spiegazione, che in quel caso è stato l’istinto a parlare.

La tendenza a ricorrere alla parola «istintivo», nei casi in cui il subcosciente porta il suo contributo di sorpresa, oppure in maniera strana, è comprensibile, pur essendo nient'altro che il mascheramento di un'ignoranza. Comprensibile, perché la sicurezza con cui il giudizio segue alla fusione del richiamo del mondo con la controcorrente inferiore, ricorda la correlazione del mondo sensitivo e assume quindi l’apparenza d'un istinto. Inoltre il richiamo all'istinto è spesso anche il più comodo, perché risparmia la sgradevole domanda se un giudizio è giusto o errato. In realtà il processo si dimostra sempre più chiaramente, che proprio questo inserimento del passato, particolarmente impressionante per la sua rapidità e sicurezza, promette quasi sempre un fecondo esercizio conscio, vale a dire che al contrario del processo istintivo funzionale animalesco, è passato molto spesso attraverso l'esame della coscienza. Lo si scorge nel musicista, dalle cui dita una cadenza difficile scorre «istintivamente» nella sala del concerto, soltanto perché l'ha esercitata faticosamente innumerevoli volte, così come avviene al giovane il quale, trovandosi in una condizione incresciosa, fa «istintivamente» la cosa giusta, perché il suo subcosciente, in lunghi anni d'educazione, si era preparato cento volte a percorrere la via che porta oltre la soglia. Il richiamo all'istinto vuol dunque indicare nella maggioranza dei casi, un fatto istintivo.

L'esperienza della concentrazione riflessiva è molto per la conoscenza dell'azione del passato.

In primo luogo s'arriva a conoscere che una vecchia esperienza si è mescolata ad una nuova situazione, entrando immediatamente nei processi vitali attuali, senza passare per la strada del ricordo, di cui la psiche non aveva bisogno per tale superamento, bastandole un segnale d'allarme, afferrato dalla coscienza. Dirò di più: forse, se questo segnale d'allarme non fosse stato dato, parecchie brevi esperienze recenti non avrebbero messo a disposizione quell'antico campo di esperienza del subcosciente.Continuando a generalizzare, posso già affermare che nella maggior parte dei casi non è un evento singolo, che riposa nel profondo, a far sentire il proprio influsso nel procedimento in atto, ma parecchi, che si fondono in lui. Per la Massari ch'è «cultore dell'autosservazione» ciò significa l'invito a non dichiararsi soddisfatta di un singolo caso; per quanto questo possa essere chiarificatore. Un tentativo semplice di autosservazione consiste nello scrivere partendo da una qualsiasi parola di riferimento, ciò che capita in mente: una lunga serie di idee subitanee. Il risultato non dovrebbe essere proprio così, come se alla fine si potesse accostare la rappresentazione iniziale e finale e sostenere che la prima aveva un nesso immediato con l'ultima. Chi ha fatto i primi passi nell'autosservazione e nella concentrazione, sperimenta ben presto che i loro risultati e quelli dell'associazione sono di specie del tutto diversa. Infatti, esperimenta inevitabilmente che il risultato della sua concentrazione è accompagnato dall'esperienza dell’evidenza personale, da un'intelligenza e da una convinzione conscia, del tentativo d'associazione.

Reno Bromuro

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