LETIZIA
28/12/04-9/01/05
data
modifica = 28/03/05
Quei veli azzurri
rivestivano l’aurora
che all’orizzonte spumeggiava.
Quei veli azzurri
tuffavano nel cielo infinito
ballando all’aria ondeggiante
e, con maestà, ricoprivano
i sentimenti di quel cielo che ispezionava le stelle dell’infinito.
Tenevano quei veli i pianeti di un sogno infinito
che libero faceva capolino
come l’ardore di un bambino
che dalle manine candide
richiamava il suo lume, prepotente del suo futuro.
Quei veli azzurri
fluttuanti senza meta
correvano, tinti da mille colori
al riflesso in crepito della vita.
Correvano senza meta
come la curiosità, e lei correva alla folleggiata
per l’impronta della bellezza incredula
da spogliare il paradiso dove lei stessa viaggiava.
Quei veli azzurri timidi,
sfogliati dalle facelle del sentimento
si raccoglievano
nella loro trasparenza
per dar vita
a tutti i sorrisi che abitano
ogni parte del silente mondo.
Quei veli azzurri
viaggiavano impazziti
come il flamenco della luce, e forgiavano
il primo uomo
che, con la sua felicità, un’impronta ha largito
per annegare la furia del tempo,
dei nostri stessi pensieri.
Il dipinto celato di un uomo a un velo assomiglia
che erode lo stridio del potere
per aprire la scoperta
di quanto, nel paradiso dei sogni, possiamo apprendere.
Quei veli azzurri
all’aurora del mattino sibilavano
senza che nulla di tenebra
fosse dipinto sulle porte dello charme.
Quei veli azzurri
crucciati dalla brezza dei venti
si rubavano ogni parola, risvegliata
per confondere la fantasmagoria
che sulla nebbia si inebriava di pensieri.
Quei veli azzurri
impazziti dal vento,
che le oasi sferzava,
destavano la bussola della vita
al futuro scalpitante.
Le nuvole accarezzeranno il mare sublime,
e l‘uomo, sull’altare di uno scoglio, contemplerà i tramonti.
Per la nobile gioia di vivere.