Il convoglio Vulcania

18 settembre 1941

 

Il convoglio "Vulcania" prendeva come sempre il nome dalla nave caposcorta, e si trattava di un convoglio di quelli cosiddetti veloci, essendo formato interamente da navi che poteva raggiungere tutte la bella velocità di 20 nodi.


La motonave Vulcania in navigazione

Formavano il convoglio tre grandi e moderne navi passeggeri : 

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Piroscafo passeggeri Oceania

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Piroscafo passeggeri Neptunia

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Piroscafo passeggeri Vulcania

La scorta era fornita da cinque cacciatorpediniere : 

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Nicoloso Da recco

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Antonio Da Noli

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Emanuele Pessagno

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Antoniotto Usodimare

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Vincenzo Gioberti

 

Le navi passeggeri, cariche di truppe e rifornimenti, lasciarono Taranto, accompagnate dalla scorta, nella sera del 16 settembre, dirette a Tripoli.    Il convoglio mantenne una rotta tale da portarlo a una distanza da Malta superiore all'autonomia dei velivoli nemici basati sull'isola, quindi l'offesa principale era rappresentata dai sommergibili.   Precisamente attendevano al varco le navi italiane quattro sommergibili inglesi : Unbeaten, Upholder, Upright, Ursula.

L'attacco da parte dei sommergibili iniziò intorno alle 04.06 di mattina del 18 settembre, quando l'Upholder lanciò una salva di siluri contro le navi passeggeri.   Venne colpito per primo il piroscafo Neptunia, seguita dall'Oceania.   Immediatamente dal Da Recco, caposcorta (capitano di vascello Stanislao Esposito) partì l'ordine al cacciatorpediniere Usodimare ed al Vulcania di proseguire, mentre le altre navi avrebbero prestato soccorso ai piroscafi colpiti.

Il Neptunia continuava ad accostare sulla sinistra appoppandosi, era stato colpito sotto la chiglia all'altezza della stiva n°4, con le motrici principali ferme, senza energia elettrica e con il timone bloccato.   Si immobilizzò alle 04.25 colando poi a picco con la poppa in verticale alle 06.50.


La motonave Neptunia in affondamento

L'Oceania venne invece centrato senza riportare danni irreparabili, ma rimanendo con il timone bloccato a sinistra.   Il comandante della nave decise di trasbordare le truppe su un cacciatorpediniere e poi cercare di raggiungere la costa con le sole motrici senza farsi trainare.   

Frattanto il sommergibile Upright dovette desistere da un ulteriore attacco alla nave ferita in quanto i quattro caccia italiani le giravano intorno sorvegliando il mare, ma l'Upholder, che si trovava in una posizione vantaggiosa, riuscì a lanciare contro l'Oceania proprio nel delicato momento in cui questo stava per riprendere la navigazione ed alle 08.57, centrata da due dei sei siluri lanciati, la nave affondò verticalmente, anch'essa di poppa.

Dei 5.818 militari imbarcato sulle due navi ne vennero salvati in totale 5.434, le vittime assommarono quindi a 384.   Il Pessagno prese a bordo 2.083 naufraghi, il Da Recco 1.302, il Da Noli 682.   Considerando che si trattava di unità dal dislocamento di circa 3.000 tonnellate con un equipaggio di 250 uomini, si vede bene che si trattò veramente di una impresa degna di nota.

Il Vulcania, la più grande delle tre navi, da 24.000 tonnellate, giunse indenne a Tripoli, grazie anche alla scorta aerea decollata dai campi nord africani, che avvistò l'Ursula e gli impedì che l'attacco del sommergibile avesse esito nefasto.   Tutti i siluri vennero infatti facilmente evitati dalla grande nave.

Infine, una nota riguardante il sommergibile inglese Upholder, temuto affondatore che in sedici mesi di operazioni nel Mediterraneo affondò due sommergibili (Saint Bon e Tricheco), un cacciatorpediniere (Libeccio) e affondò o danneggiò gravemente ben 19 navi mercantili per un totale di 119.000 tonnellate.   Una vera spina nel fianco per la Regia Marina.

Venne affondato il 14 aprile 1942 alle 16.15 dalla torpediniera italiana Pegaso (di scorta ad un convoglio), con un lancio di bombe di profondità a seguito della segnalazione di un idrovolante della Regia Aeronautica.

 

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